Biathlon - 13 ottobre 2024, 10:15

Biathlon - Che spavento per Nelin! Un prelievo antidoping ha scatenato un avvelenamento del sangue del biathleta svedese

credits - Dmytro Yevenko

credits - Dmytro Yevenko

Lo scorso inverno Jesper Nelin ha trovato il suo primo podio individuale in Coppa del Mondo chiudendo al terzo la Mass Start di Oslo. L'obiettivo per la prossima stagione che inizierà ormai tra poche settimane e lo svedese potrà provare a migliorare questo risultato; anche se l'ultimo raduno della squadra, in Francia a Font Romeu, è stato soddisfacente e  nei giorni scorsi ha riportato anche una vittoria in un test interno, per il 32enne l'inizio della preparazione non lasciava presagire una situazione tanto rosea. Anzi, in un primo momento era sembrato che la sua estate sarebbe stata ben più che in salita. Tutta colpa di un prelievo antidoping finito decisamente male. 

"Non si può dire che ora tutto vada per il meglio. Bisogna riconoscere che la stagione è iniziata in modo piuttosto negativo. In primavera ho avuto un avvelenamento del sangue a causa di un controllo antidoping. È più che altro sfortuna, non dovrebbe accadere" ha raccontato ad Expressen in questi giorni, prima che la Nazionale lasci Östersund per le nevi di Idre, dove si terrà anche l'opening stagionale del biathlon svedese a metà novembre.
Dopo qualche giorno dal prelievo, regolarmente effettuato in ospedale, lo svedese ha dovuto far controllare il braccio. Il padre di Nelin, medico, ha capito subito cosa stava succedendo quando i vasi sanguigni su tutto il suo braccio sono diventati neri. "Sono andato a trovarlo, ha visto il braccio e mi ha somministrato subito l'antibiotico."

Un'infezione in piena regola che, oltre al danno fisico, ha anche minato il morale l'atleta ad inizio preparazione si è trovato costretto a rivedere la sua regolare preparazione, incerto per il futuro. "Quando è successo, ero piuttosto preoccupato e depresso. Anche se quando dopo qualche giorno ho visto che il braccio iniziava a migliorare mi sono sentito meglio". 
Questo però non significa che l'avvelenamento del sangue sia passato: per quanto vada meglio, il biathleta ne ha risentito per tutto il periodo preparazione e ancora in questi giorni, quando nel fine settimana la squadra scandinava ha tenuto delle gare test a Östersund. "Non considero il raduno di Maiorca a maggio, ma il primo raduno in alta quota, a Lavazé, in Italia, direi è stato pesante. Sono comunque riuscito a fare le sessioni ad alta intensità. Non appena la situazione si è calmata, ho fatto fatica a mantenere il battito cardiaco alto. Non ho l'energia per forzare, ma ora penso che le ultime prestazioni siano state davvero buone, ne sono felice."

Federica Trozzi

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