Da una crisi che sembrava senza fine al trionfo. La storia di Lisa Vittozzi è l'esempio più bello di ciò che può regalare lo sport. Dai numerosi giri di penalità, dalle lacrime post gara e gli attacchi di panico, di cui non ha mai avuto alcun problema a parlare liberamente, la sappadina del CS Carabinieri è passata a un ritrovato sorriso, alla tranquillità, alla capacità di affrontare le gare con uno spirito diverso e alla fine alle vittorie, al titolo mondiale individuale a Nove Mesto, ma soprattutto finalmente alla vittoria della Coppa del Mondo, il sogno che in passato era forse ossessione.
In un'intervista sull'edizione odierna del Corriere dello Sport, Vittozzi ha parlato apertamente di quanto le cose siano migliorate da quando ha iniziato ad approcciare diversamente la competizione, non lasciando più che fosse il risultato a definirla. Alcuni passaggi sono molto interessanti. "Un tempo mi identificavo con il risultato e vivevo male - ha affermato la sappadina del CS Carabinieri - se arrivavo sessantesima mi sentivo una fallita. Da quando ho smesso di ragionare così, ho iniziato a divertirmi".
La svolta, come si sa, è arrivata grazie alla collaborazione con Aiace Rusciano, il suo psicologo, una presenza fondamentale per l'azzurra: "Penso che nello sport si parli ancotra troppo poco della figura dello psicologo - ha detto la campionessa del mondo individuale - io mi ci sono rivolta perché ero in difficoltà e ne avevo bisogno, ma anche adesso che vivo un bel periodo continuo a farlo, perché mi fa stare bene".
Vittozzi è tornata anche sulla sua ricerca degli stimoli dopo aver vinto tutto, si è schierata con Benedetta Pilato, per alcuni "colpevole" di essere felice del quarto posto, ammettendo "di essere stata orgoglioso anche di alcuni decimi posti", e di quanto sia importante per lei aver parlato del suo periodo di crisi: "Pensavo di essere un supereroe. (Noi atleti) Crediamo di avere i super poteri e ci sentiamo indistruttibili, ma siamo delle persone normali".
Infine, la sappadina ha parlato anche del suo futuro, ammettendo di non aver pensato a cosa farà dopo le Olimpiadi del 2026, anche se qualcosa forse si intuisce: "Per le Olimpiadi ho un obiettivo ben preciso. Se dovessi raggiungerlo, allora dovrei cercare di trovare nuove motivazioni per andare avanti. Mi piace gareggiare, ma continuerò solo finché riuscirò a performare al livello che sento di meritare".