Biathlon - 14 agosto 2024, 17:30

Biathlon - Mirco Romanin: "Vittozzi è sempre tanto affamata e più serena. Alle altre chiedo più grinta, convinzione e continuità"

Foto credit: Dmytro Yevenko

Foto credit: Dmytro Yevenko

La fase estiva della preparazione si concluderà a fine agosto con i Campionati Italiani Estivi in programma a Forni Avoltri il 31 agosto e 1 settembre. È un buon momento per fare il punto della situazione sul lavoro svolto fin qui dalla squadra femminile, interpellando uno degli allenatori del gruppo azzurro, Mirco Romanin, che insieme all’allenatore responsabile Alex Inderst e all’allenatore di tiro Jonne Kähkönen guida il gruppo composto dalla campionessa del mondo individuale e vincitrice della Coppa del Mondo Lisa Vittozzi, Samuela Comola, Michela Carrara, Beatrice Trabucchi, Hannah Auchentaller e Rebecca Passler. Il focus del tecnico di Forni Avoltri è proprio rivolto alla preparazione fisica.

Buon pomeriggio Romanin. Siamo già verso la fase conclusiva dell’estate, facciamo il punto della situazione sulla preparazione. Come stanno andando le cose?

«È giusto partire dal fatto che, come avete visto, quest’anno si è deciso di puntare su un lavoro di maggiore qualità, dividendo così in due gruppi la squadra femminile. Avere appena sei atlete, consente a noi tecnici di concentrarci meglio sul loro lavoro, trasmettendo anche loro la tranquillità di essere seguite sempre nel migliore dei modi. Ritengo sia stata la scelta giusta, gestirne sei è diverso rispetto ad avere un gruppo con nove o dieci atlete, perché nel secondo caso, anche se si ha un tecnico in più, ogni allenatore deve guardare in realtà il lavoro di tutte.
Entrando nello specifico della domanda posta, il lavoro sta procedendo al meglio, fortunatamente non ci sono stati infortuni, che è la cosa più importante. Abbiamo iniziato con un raduno a Forni Avoltri, in occasione della tappa del Giro d’Italia, nel quale abbiamo fatto tanto volume. Siamo poi andati a Ruhpolding a giugno, che per me ha rappresentato una bella sorpresa come location estiva, visto che era la prima volta che mi recavo lì in questa stagione. A luglio abbiamo effettuato il classico blocco lungo in quota, tra Livigno e Val Martello, anche se abbiamo deciso di accorciarlo di cinque giorni rispetto alle tre settimane degli ultimi anni, che abbiamo ritenuto essere troppe. Infine, ad agosto, abbiamo svolto un raduno ad alta intensità a Obertilliach, nel corso del quale vi sono stati anche dei test. A fine agosto andremo a Forni Avoltri fino agli Italiani Estivi, poi in autunno abbiamo previsto una programmazione diversa rispetto al passato e vedremo cosa succederà».


Cosa è cambiato?

«Sicuramente qualcosa a livello di pianificazione generale, soprattutto in autunno. Abbiamo deciso di svolgere due blocchi di quota abbastanza vicini tra loro e con obiettivi differenti. A settembre, dopo una settimana di stacco dagli Italiani, ci recheremo all’Alpe di Siusi per un raduno dedicato unicamente al volume, senza tiro. Insomma, faremo nove giorni da fondisti (ride, ndr). Al termine di esso, torneremo cinque giorni a casa, poi ci recheremo a Lavazè, dove torneremo a fare biathlon con media e alta intensità. Lisa invece farà un settembre diverso, salterà il raduno dell’Alpe di Siusi, parteciperà al City Event di Dresda, e svolgerà un blocco più prolungato al Passo Lavazè.
L’altra novità autunnale è prevista a fine ottobre, quando andremo a Vuokatti, anticipando gli allenamenti sulla neve. Sarà un raduno più lungo nel quale non effettueremo gare, ma solo simulazioni. Poi dopo qualche giorno a casa, andremo a novembre in Val Martello per il secondo blocco su neve, dove le ragazze parteciperanno alle competizioni organizzate per selezionare le atlete che andranno in IBU Cup. Per le nostre sarà solo un test, perché sceglieremo le atlete per la Coppa del Mondo su base tecnica valutando tutta la preparazione».


Foto di gruppo nel corso della preparazione.


Ecco, sapendo che una delle sei atlete del vostro gruppo resterà fuori dalla prima tappa della Coppa del Mondo, sta portando una maggiore competizione?

«Innanzitutto non consideriamola un’esclusione, perché come si è visto in passato, le porte sono sempre aperte e la stagione lunga. Tutte le atlete che stiamo seguendo penso metteranno piede in Coppa del mondo nel corso della stagione, perché qualcuna magari sarà più in condizione all’inizio, mentre qualcun’altra durante o alla fine. Vittozzi a parte, il livello di biathlon all’interno del nostro gruppo è molto simile, lo hanno anche confermato in questi mesi. Sono migliorate un po’ tutte quante, poi c’è chi sta facendo vedere già qualcosa di buono e chi è più indietro, come normale che sia in questa fase. Non sarà una scelta facile, ma è solo quella per partire. Nel corso della stagione ci saranno cambi e tutte avranno l’opportunità di dimostrare il proprio valore, perché in IBU Cup vi è un livello molto alto e si deve fare bene anche lì. Tante atlete competitive di grandi nazioni partono da lì senza trovare nemmeno spazio su. Bisogna cercare di fare il meglio in qualsiasi circuito. Partire in Coppa del mondo non deve essere un’ossessione, ma è importante ora lavorare tranquillamente e tanto, per tirare fuori la miglior stagione possibile in qualsiasi circuito».

Lo stesso discorso vale anche per le giovani del cosiddetto gruppo b?


«Come già detto le porte sono aperte a tutte, non solo alle atlete del nostro gruppo. A loro dico che c’è tanto lavoro da fare, perché sono giovani ma non giovanissime e devono metterci tanto impegno fin da subito. Le ho viste a Forni Avoltri ed Obertilliach, quando ci siamo allenati assieme. Ho notato quanto siano consapevoli del fatto che hanno tanto lavoro da svolgere, si impegnano e alcune hanno già un buon livello di biathlon. La mia speranza è che già da quest’anno ci siano alcune di loro che riescano ad avere performance simili alle più esperte, in modo tale da poter alzare ancora l’asticella per rimanere in Coppa del Mondo. Il livello crea livello, non dimentichiamolo mai».


La montagna, una passione infinita per Mirco Romanin.


Se nella passata stagione aveva ammesso di aspettarsi una stagione più difficile, il dt Höllrigl ha chiarito che quest’anno si aspetta invece dei progressi. È d’accordo?

«Sicuramente dobbiamo aspettarci di più. La stagione passata è stata ottima per tanti versi, ma effettivamente il livello della squadra femminile è rimasto mediamente ristagnato alla precedente o peggiorato in alcuni casi. Le nostre atlete devono assolutamente crederci. Come è stato detto loro in occasione della prima riunione nel raduno iniziale a Forni Avoltri, hanno l’opportunità grandissima di essere seguite da tre tecnici con tanta passione, di lavorare con maggiore qualità e devono quindi sfruttare questa opportunità per crescere, per arrivare al meglio all’appuntamento olimpico in casa, che per molte sarà il momento più importante della carriera.
Ho percepito che hanno capito di essere loro stesse responsabili del proprio percorso verso questo evento. Ho visto atlete più mature rispetto alla passata stagione, anche perché con numeri più ristretti si alza la qualità del lavoro e ci si concentra di più sui particolari, c’è maggiore focus. Ovviamente io sono uno che non si accontenta e che pretende, quindi da qui all’inizio della stagione mi auguro di vederle crescere ancora molto, mettendo in campo un atteggiamento “all’attacco”, e non il voler accontentarsi. I test in laboratorio ci hanno dimostrato che a livello fisiologico hanno tutte valori con cui si può puntare in ogni gara a far bene, quindi ci vuole solo grinta, e focus in ogni allenamento. L’importante in stagione sarà che partano convinte e trovino continuità, cosa che è mancata nella stagione passata, al di là di Lisa (Vittozzi, ndr), ovviamente. Tante di loro hanno fatto vedere qualcosa di buono in qualche sprazzo di stagione, ma non lo hanno fatto con continuità, che è ciò che mi aspetto quest’anno».


Foto credit: Katharina Fleischman


Passiamo a Vittozzi. Come l’ha vista in questi primi mesi estivi? Dopo aver realizzato il suo sogno, la sfera di cristallo, è sempre super motivata come suo solito?

«Sinceramente anche di più (ride, ndr). Quella che mi hai posto è una domanda che mi fanno in tanti, anche conoscenti o amici. Personalmente è la quarta stagione consecutiva in cui sono al suo fianco in nazionale, oltre a quelle del passato in Comitato, e posso dire di vederla più serena che mai. Molto motivata, e alla ricerca del miglioramento come sempre. Non si accontenta mai, ha sempre tanta fame! È una fantastica professionista, una gran lavoratrice. Si sta impegnando per migliorare, ma con una grande serenità, che le arriva dall’aver già raggiunto due grandissimi obiettivi di vita sportiva, vincere il titolo mondiale individuale e la Coppa del mondo generale. Come dico a tutti, nella passata stagione si è tolta un paio di grossi sassolini dalle scarpe, e ora vive la preparazione con meno pressione. A livello fisico, non ha avuto alcun intoppo, sta lavorando molto bene e sono molto ottimista per la prossima stagione. Sarà lì a lottare, poi ovviamente serviranno anche fortuna e salute. Noi dobbiamo cercare di portarla alle gare nelle migliori condizioni fisiche e mentali».


A 35 anni, Mirco Romanin sfida sé stesso nella corsa in montagna, continuando a migliorare.


Da allenatore di fondo e preparatore, vede in lei ancora dei margini di miglioramento sotto quell’aspetto?

«Si, assolutamente, può ancora migliorare. Lisa ha un ottimo livello di base, raggiunto negli anni grazie al suo talento, e soprattutto al grosso lavoro che ha sempre svolto col gran determinazione, fin dalla giovane età. Ma ci sono sempre piccoli margini su cui migliorare in uno sport con molte variabili come il nostro, e soprattutto se la volontà di trovarli e lavorarci parte da motivazioni intrinseche, come nel suo caso. Ha 29 anni, che è proprio l’età in cui si raggiungono le migliori performance negli sport di resistenza, lo dice letteratura, inoltre ha raggiunto una maturità di altissimo livello. Ovviamente non dobbiamo aspettarci miglioramenti eccezionali, ma i margini ci sono ancora. Volete un esempio? Quest’anno, a 35 anni, sto facendo i miei migliori tempi nelle gare di corse in montagna (ride, ndr)».

Giorgio Capodaglio

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