Biathlon - 23 luglio 2024, 18:54

Biathlon - Intervista al dt Klaus Höllrigl (2ª Parte): "Mi aspetto tanto da Wierer. Vittozzi ha sempre molta fame e Giacomel può alzare ancora di tanto il livello"

Biathlon - Intervista al dt Klaus Höllrigl (2ª Parte): "Mi aspetto tanto da Wierer. Vittozzi ha sempre molta fame e Giacomel può alzare ancora di tanto il livello"

Dopo aver pubblicato ieri la prima parte dell’intervista a Klaus Höllrigl, nella quale il dt azzurro ha tracciato gli obiettivi per la prossima stagione e non ha nascosto le proprie aspettative, vi presentiamo ora la seconda, nel quale il dt azzurro entra nello specifico parlando delle singole squadre e tornando anche sulla questione materiali.

Dorothea Wierer si è presa diversi mesi prima di sciogliere la riserva e annunciare il proseguimento della sua carriera. Cosa si aspetta da lei? Teme che queste tre settimane a Parigi possano influire sulla preparazione?

«Da lei mi aspetto tanto. So e vedo che fisicamente ha da dare ancora tanto, mentre il suo tiro nemmeno si discute. La passata stagione è andata come è andata, forse abbiamo commesso un po’ di errori nella gestione dell’atleta ma non li faremo più. Ho visto il suo test a Rovereto e l’ho seguita in alcuni allenamenti, sta benissimo e ha una bella condizione, ai suoi livelli più alti. Adesso la attendono queste tre settimane a Parigi, ma anche lì riesce ad allenarsi un po’ e mantenere la condizione. Alla sua età, con le tante ore di allenamento alle spalle, a un’atleta del genere queste tre settimane non fanno perdere niente, anzi credo possano addirittura farle bene, tornerà più fresca e affronterà l’autunno con maggiore energia. Che si goda questa esperienza!
Mi aspetto tanto da lei in ottica risultati. In inverno dovremo essere bravi nel cercare di gestirla al meglio, questa sarà la chiave. L’esperienza negativa dello scorso anno ci aiuterà».


Sicuramente la sua presenza in squadra è importante.

«Senza ombra di dubbio, andando avanti, Doro ci dà una grande mano nel suo gruppo di lavoro, perché è sempre un esempio, in quanto è la prima ad arrivare al poligono e l’ultima che va via. Dorothea è un modello da seguire per il suo approccio al lavoro, importante quindi averla soprattutto per i giovani che possono osservarla all’opera da vicino».

Nella passata stagione Lisa Vittozzi ha finalmente realizzato il grande sogno della sua carriera, vincendo la Coppa del Mondo. Come l’ha trovata? Ha la stessa fame della passata stagione?

«Dopo un successo del genere può succedere che uno si rilassi un po’, ma con lei non è accaduto. Lisa ha subito cercato di capire quali aspetti può ancora migliorare. Li ha individuati insieme agli allenatori ed è ben determinata a progredire su di essi, per riuscire a fare ancora una stagione di alto livello, se non ancora di più. Sappiamo tutti, e lei stessa per prima, che Lisa ha ancora dei margini di miglioramento e si sta allenando duramente per questo».


Dopo due anni, Lukas Hofer è tornato ad allenarsi con il gruppo azzurro, anche se abbiamo notato che non sta facendo tutta la preparazione assieme alla squadra maschile.

«Su Luki vorrei dire una cosa per me importante. Il suo ritorno in squadra è un segnale per il movimento italiano. Tutti sanno che negli ultimi due anni ha lavorato con la Svezia e anche per questa stagione era già tutto pronto affinché si proseguisse su questa strada. Invece, Luki ha deciso di rientrare con la squadra italiana. Questo è la dimostrazione che siamo una delle squadre con i mezzi migliori, mettendo a disposizione degli atleti nel complesso una bella quantità di giornate di raduno, qualità nei nostri allenamenti, ma anche ottimi allenatori e fisioterapisti. Riusciamo a dare tantissimo agli atleti, pochi riescono a farlo. Dobbiamo ormai superare il pregiudizio dell’Italia del biathlon come nazione piccola, ma renderci conto che ormai siamo tra i migliori paesi al mondo. Bisogna maturare questa consapevolezza e muoverci con essa.
Per quanto riguarda la preparazione leggermente diversa rispetto ai suoi compagni di squadra, Hofer aveva intenzione di fare due periodi in quota, che non sono previsti per la squadra maschile. A lui fanno bene, ha già fatto questa esperienza in passato e vista la sua età e la sua conoscenza del proprio corpo, potevamo solo concedergliela. È tutto sotto il controllo di Zattoni, il programma lo prepara lui, è tutto coordinato e programmato. Luki sta facendo quindi questi blocchi in quota da solo oppure con la squadra femminile».


Per quanto riguarda il resto della squadra maschile, cosa si aspetta?

«Come per tutti i nostri giovani, mi aspetto un passo in avanti, che migliorino su entrambi gli aspetti che caratterizzano il biathlon. Tommy (Giacomel) e Didier (Bionaz) hanno fatto una stagione di alto livello e mostrato anche dove possono migliorare. Sicuramente, sugli sci hanno ancora margine e nella passata stagione hanno anche dimostrato che nei momenti clou avevano ancora quell’errore di troppo al tiro. Ci stanno lavorando e sono convinto che se dovessero migliorare lì, allora potrebbero alzare di tanto il livello».

Non male se si considera che Giacomel ha concluso all’ottavo posto l’ultima classifica generale.

«Vero e ci è riuscito con
due podi individuali. Ciò dimostra che se fa il passo avanti, che lui per primo si aspetta, può e deve far paura anche agli atleti che nella classifica generale erano davanti a lui».

Wierer e Vittozzi a parte, quali sono le sue aspettative sulla squadra femminile?

«Vale il discorso fatto all’inizio. Nella passata stagione, alcune delle giovani di questo gruppo sono rimaste un po’ ferme al livello della stagione precedente. Comprendo benissimo che non fosse facile per loro. Alcune hanno fatto bene nelle prime gare, ottenendo risultati migliori del previsto, e hanno sentito che attorno tutti si aspettavano miracoli. Per loro certe aspettative erano ancora troppo alte in quel momento.
Sono però fiducioso e mi aspetto tanto, perché per prima cosa hanno capito come arrivare alla prestazione e al risultato, attraverso il lavoro e alla maggiore esperienza nella gestione delle attenzioni e pressioni attorno. Credo che siano delle giovani già esperte al punto giusto per gestire ogni situazione».  


Per quanto riguarda i due sottogruppi Milano-Cortina, quello maschile è stato molto ringiovanito, anche con atleti ancora juniores. Cosa si aspetta da loro?

«Abbiamo deciso di fare dei cambi in quel gruppo, mettendo giovani atleti che hanno già fatto vedere che in IBU Cup sanno dire la loro. Sono giovani con grande talento. Devo dire che li ho visti lavorare benissimo. Anche per quanto riguarda le donne, mi aspetto che dopo questi due anni in IBU Cup, possano fare un bel salto di qualità.
In generale, il nostro obiettivo è mettere più gente possibile nelle prime dieci o quindici posizioni, anche per dare pressione a coloro che sono in Coppa del Mondo. Ci stiamo lavorando da un po’ e mi aspetto questo salto di qualità presto. Anche se il livello dell’IBU Cup è sempre più alto, dobbiamo chiudere il buco con le altre nazioni».


Tanto è cambiato anche il gruppo juniores, a partire dallo staff tecnico.

«Si, insieme a Samantha e Pietro ci sono due tecnici nuovi, come Dominik (Windisch) e Luca (Ghiglione), entrambi giovani e molto in gamba. Persone che hanno fatto delle belle esperienze da atleti, Dominik vincendo addirittura un tirolo mondiale, facendo poi qualche anno da tecnici. Loro andranno a chiudere il buco lasciato da Saverio (Zini) e Aline (Noro), passati al secondo gruppo femminile Milano Cortina.
Dentro alla nazionale juniores e giovani vi sono tanti talenti, il livello è alto. Tutti hanno lavorato molto bene negli ultimi anni. Di questo c’è da fare i complimenti ai comitati e alle società, che di anno in anno migliorano il proprio modo di lavorare e portano in squadra degli atleti, che già hanno in mano ciò che serve, rendendo più facile lavorare con loro. Il livello del biathlon in Italia si è alzato tantissimo, grazie a società e comitati che fanno un grande lavoro».


Cambiando argomento. Dopo un anno di esperienza con il “no fluoro”, si aspetta maggiore equilibrio a partire dalla prossima stagione?

«Sinceramente non mi aspetto dei grandi cambiamenti. Alla fine ogni azienda metterà sul mercato nuovi prodotti, sicuramente migliorati rispetto alla passata stagione, quindi si ripartirà ancora quasi da zero. A mio parere, vedremo di nuovo qualcosa di simile allo scorso anno, quando in una tappa la Germania era più veloce di tutti, in un’altra l’Italia e così via. Se sbagli un qualcosa sei più indietro e perdi subito tanto. Vedremo sempre questi gap. La cosa positiva che abbiamo visto nella passata stagione, è che nessuna nazione era sempre veloce e nessuna sempre lenta, almeno tra quelle più grandi. Se ci ripenso, abbiamo avuto una quantità di gare veloci più o meno simile tra noi, Germania, Norvegia, Francia, Svezia e altre nazioni competitive. Penso sarà ancora così. È bello che ci sia un po’ di alternanza, sarebbe stato preoccupante se vi fosse stata una nazione sempre più avanti rispetto alle altre. Certamente, a marzo i nostri sci ci hanno permesso di raccogliere belle soddisfazioni».

Giorgio Capodaglio

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