Il mondo sportivo norvegese è riconosciuto come uno dei più competitivi nell'ambito delle discipline nordiche. La base di praticanti è talmente ampia, e il livello così alto, che basta un nulla per perdere un posto che sembrava garantito. Lo si è visto nelle stagioni passate, quando persino Tarjei Boe e Sturla Laegreid hanno rischiato di essere messi in discussione con i brillanti atleti di IBU Cup che con il loro strapotere nella serie cadetta scalpitavano per mettersi in mostra in Coppa del Mondo.
È stato inevitabile dunque che, a causa di un problema di salute, Sivert Bakken fosse messo fuori squadra; oggi però il biatleta può finalmente tornare a sorridere, sebbene ci siano stati momenti in cui ha avuto davvero paura.
"È stato un periodo molto duro. È facile sminuirlo e cercare di non pensarci, ma non c'è dubbio che abbia riempito gli ultimi due anni. Dato che mi ha colpito per un periodo così lungo e mi ha fatto soffrire così tanto, ho sicuramente avuto paura. L'aspetto sportivo è una cosa, ma viene in secondo piano. La vita in generale era diventata un interrogativo. Volevo che passasse e che potessi andare avanti con la mia vita senza troppo dolore" ha detto all'emittente norvegese TV2.
Tutto, per assurdo, è iniziato nel momento migliore della sua carriera, nel marzo del 2022, quando aveva potuto celebrare la sua prima vittoria in Coppa del Mondo proprio in casa, ad Oslo, venendo invitato, come da tradizione, anche a salire nella tribuna reale di Holmenkollen a stringere la mano del sovrano, re Harald per festeggiare, a fine stagione, anche la Coppa di Specialità Mass Start. Poi però è arrivata un'infiammazione cardiaca causata dalla terza dose del vaccino anti-covid, seguita da un inevitabile stop lungo fino alla scorsa stagione, quando ha ripreso gli allenamenti, pur con le dovute precauzioni e senza strafare.
"Era come se qualcuno mettesse il pugno intorno al cuore e lo stringesse" ha continuato "In passato ho avuto problemi di fibrillazione atriale, quindi credo di essere un po' più consapevole delle sensazioni nel petto. Ma non c'è stato alcun collegamento con quello che è successo."
Alla domanda se si fosse pentito di aver ricevuto il vaccino risponde negativamente: "Sono arrivato a pensare che sarebbe stato meglio se, per un motivo o per l'altro, avessi lasciato perdere. Ma se la situazione fosse stata simile e avessi saputo quello che sapevo allora, avrei accettato. Non ho rimpianti"
La ripresa della preparazione è stata difficile dopo il lungo periodo di stop e un livello fisico paragonabile "a quando avevo dodici anni", ma il suo corpo sta tornato ad abituarsi allo sforzo fisico con relativa velocità e oggi il 25enneèuò dirsi ottimista; anche se la strada per tornare ai suoi vecchi livelli è molto lunga, è convinto di poter tornare a un livello abbastanza buono, intorno al 90% del suo vecchio livello, soprattutto perché sa già cosa serve.
"Dopo solo due o tre mesi di allenamento, sono successe molte cose. Ma non sono neanche lontanamente in forma come gli altri ragazzi. Sono stato due anni senza allenarmi. Bisogna costruirla. Per il momento, non sono a pieno regime. L'ultimo dieci per cento richiederà tempo. Fare un ulteriore passo avanti e diventare migliore di prima richiederà molto tempo"
L'obiettivo - e il sogno - più grande è quello di partecipare alle Olimpiadi di Milano-Cortina. Prima però è necessario tornare ad indossare il pettorale di gara e Bakken confida di poterlo fare già all'inizio del prossimo inverno.
"Il mio obiettivo è quello di competere fin dall'inizio nella prossima stagione. Un obiettivo un po' ambizioso, se le cose andranno bene, è quello di partecipare alla IBU Cup verso la fine della stagione. Punto alle Olimpiadi, anche se so che ci vorrà molto per arrivarci. A Pechino ero uno dei sei della squadra, ma non ho gareggiato. Ora è un po' la stessa cosa. Una cosa è entrare in squadra, un'altra è essere effettivamente tra i quattro che gareggeranno. È un obiettivo un po' ambizioso, credo. Ma non fa male averne uno"