Biathlon - 03 aprile 2024, 06:30

Biathlon - Dalle Olimpiadi ai box, i due inverni "marci" di Paula Botet: "Ho nascosto la testa dentro la sabbia"

Biathlon - Dalle Olimpiadi ai box, i due inverni "marci" di Paula Botet: "Ho nascosto la testa dentro la sabbia"

Nel 2022, Paula Botet era stata convocata come riserva nella squadra francese per i Giochi Olimpici di Pechino 2022, culmine di una stagione in cui è arrivato anche l'esordio in Coppa del Mondo e il primo podio nel circuito maggiore nella staffetta femminile ad Anterselva.

Dopo aver esordito nella stagione 2022/23 in Coppa del Mondo a Kontiolahti, è stata relegata in IBU Cup fino per tutto il resto della stagione, fin quando l'ottimo terzo posto nella serie cadetta, impreziosito da diversi podi, le ha fatto conquistare un posto per la finale di Coppa del Mondo ad Oslo. Quest'inverno, però, la 23enne è sparita dai radar, anche per via della presenza straripante di altre compagne di squadra: la colpa di questa frenata nella sua crescita agonistica è dovuta ad un problema fisico che l'accompagna ormai da due stagioni e ha influenzato in maniera negativa il rendimento.

"È stato un inverno complicato perché ho iniziato sapendo di essere infortunata. In effetti sono stata infortunata dall'inizio di agosto. Avevo già avuto lo stesso problema l'anno scorso, ma è passato quando abbiamo rimesso gli sci e ho lasciato da parte la corsa e lo skiroll, dove mi irrigidivo molto. Quest'estate, quando il problema è tornato, mi sono detta che sarebbe stata la stessa cosa, tranne che per il fatto che avevo dolore fin dall'inizio della preparazione. Prima di andare a Bessans a novembre, non ho sciato sulla neve come l'anno precedente e questo ha fatto la differenza. Penso anche di avere dei residui dello scorso anno, il che non ha aiutato" ha raccontato per la prima volta a Nordic Magazine.

La giovane biatleta, come spiega alla stampa francese, ha sofferto della sindrome da intrappolamento dell'arteria poplitea, in cui l'arteria è compressa da un muscolo situato un po' più in basso rispetto al ginocchio. Questo ha fatto sì che il sangue non scorresse più correttamente e a livello muscolare, l'intera zona era contratta e, nel trascinare il problema, è sopraggiunta una periostite. Per ridurre il problema, nel bel mezzo della stagione, è stato necessario fare infiltrazioni e tanto riposo, che non è esattamente ciò che un atleta vorrebbe prima tra un blocco di gare e l'altro quando le cose non vanno bene.

"Appena tornata da Sjusjøen ho fatto delle iniezioni nel muscolo per ridurlo e far sì che non premesse più sull'arteria. Dopodiché non mi è stato permesso di camminare per una settimana, quindi non ho fatto molto a parte l'ercolina. Considerando che avevo iniziato l'inverno senza grandi risultati, perché avevo fatto solo metà delle intensità a causa del dolore e non avevo fatto quasi nulla dei tour estivi, questa pausa forzata mi ha buttata di nuovo giù di morale. D'altra parte, sapevo che sarebbe stato utile per i miei problemi di equilibrio. In quel momento non riuscivo a stare in piedi."

La parte centrale della stagione di IBU Cup, con la doppia tappa in Italia e gli Europei è stato il momento più buio del suo inverno, con l'infiammazione del periostio e la necessità di fermarsi per dedicarsi alla fisioterapia. Solo ad Obertilliach, nell'ultima parte della stagione, la biatleta dei Vosgi è potuta tornare in pista sentendosi finalmente meglio. Non è un caso, infatti, che il rientro sia stato accompagnato da una top 10 individuale e un podio in Single Mixed.

"Mi sentivo un po' meglio e avevo un po' meno dolore, quindi sono andata in Austria, però non avevo molto ritmo perché sono partita avendo fatto una "soglia" di 15 secondi di sforzo e 15 secondi di riposo per sessione."

"Ora che so di essere fragile da questo punto di vista, (per il futuro, ndr) dovrò adattare il mio allenamento e spero che passi. È stato complicato e doloroso" aggiunge parlando della stagione da poco chiusa "ma ho imparato comunque tante cose e, dopo aver trascorso un inverno marcio, sento di aver riscoperto il piacere. Ero così felice di andare ad allenarmi. Mi ha ricordato perché amo così tanto fare biathlon. Anche se alla fine i risultati non sono stati incredibili, ho ritrovato il fuoco."

È innegabile che, oltre all'aspetto fisico, una grande batosta è arrivata anche a livello mentale: in primis perché per la giovane atleta è stato difficile accettare di avere un problema e poi perché, soprattutto questo inverno, le sue compagne di squadra sono salite in Coppa del Mondo e ottenendo successi mentre lei restava ferma ai box.

"Sapevo che c'era un problema, ma non volevo vederlo. Ho una leggera fobia dell'ambiente medico, quindi meno vedo i medici, meglio sto. Ho nascosto la testa sotto la sabbia e ho fatto finta che non ci fossero problemi. Una volta iniziato l'inverno non è stato facile. Ci sono stati momenti davvero difficili, ma nel complesso penso di aver gestito tutto abbastanza bene. Non è completamente colpa mia, ma sono in parte responsabile dell'essermi trovata in difficoltà tutto l'inverno quindi ho dovuto assumermi la responsabilità delle conseguenze" ha ammesso "Quando si partecipa ad una gara, ovviamente non è per arrivare quarantacinquesimi, e l'ho trovato motivante! Le ragazze sono molto forti e fanno cose molto belle, quindi prendo i loro risultati come una motivazione. Mi dico che ci sono ragazze con cui mi sono allenata tutta l'estate che stanno facendo cose enormi. Questo mi spinge a prendermi cura di me e a tornare al mio livello e a ricominciare!"

Federica Trozzi

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