Per Elofsson è uno dei fondisti storici del panorama svedese. Nato nel 1977, Elofsson ha gareggiato in Coppa del Mondo tra la fine degli anni ’90 e i primi anni 2000, dando un impulso alla rinascita del fondo svedese, che dopo il dominio degli anni 80 con Gunde Svan e i vari Thorgny Morgren e Thomas Wassberg, era entrato in un periodo di flessione coinciso con gli anni d'oro del norvegese Bjorn Dæhlie. Una rapida ascesa per Elofsson che a soli 20 anni riuscì nel 1998 a conquistare il primo podio in Coppa del Mondo e successivamente, l’anno dopo, a centrare la prima vittoria nel massimo circuito. Non passò poco e Elofsson riuscì ad imporsi con forza anche nella classifica generale, conquistando due volte la Coppa del Mondo (stagioni 2001/02 e 2002/03) e confermandosi un atleta di grandissimo livello con la vittoria anche di tre ori mondiali individuali e un bronzo olimpico. Poi però, la scelta di lasciare giovanissimo lo sci di fondo professionistico, dicendo addio alla nazionale all’età di 28 anni, rimanendo tuttavia a lungo nell’ambiente sportivo con contratti da commentatore sportvo per emittenti come SVT, Nent e Discovery.
Ma l’evento cardine, che ha segnato in negativo la vita di Elofsson, è avvenuto ben più recentemente, nel 2018. L’ex campione svedese, infatti, è stato vittima di un ictus a causa del quale la sua mobilità è stata limitata in maniera marcata, tanto da costringerlo a lunghi anni di riabilitazione. Ora, tornato a padroneggiare al meglio il proprio corpo, Elofsson è tornato a parlare delle difficoltà legate all’ictus, in un’intervista rilasciata ai microfoni di Expressen. “Il lato destro del mio corpo era completamente immobilizzato – racconta Elofsson – È stato molto strano per me, perché usavo il mio corpo come uno strumento. Sono diventato prigioniero del mio stesso corpo, non ero abituato a una situazione come quella”. L’unica via percorribile è stata dunque quella della riabilitazione, che lo svedese ha svolto con dedizione, fino a riuscire lo scorso anno a rimettere gli skiroll per provare l’ebrezza degli sci tramite un allenamento di due ore. Una sensazione che per anni aveva fatto parte del suo quotidiano, ma che a causa dell’ictus non era più riuscito a provare: “Per me è stato un grande traguardo farcela”, prosegue Elofsson.
Oggi, la vita dell’ex fondista svedese è completamente cambiata: dopo anni di lavoro in banca e nell’ambito dell’ingegneria civile e della pianificazione territoriale, Elofsson ha deciso di iscriversi a un corso per macchinisti che gli avrebbe permesso di coltivare la sua passione per la guida dei mezzi pesanti. E così, lo svedese è riuscito ad accedere a un posto di lavoro presso l’aeroporto di Umeå, una città affacciata sul mare nella zona centro-nord del paese. “Mi occupo di servizio al piano, posso lavorare ai controlli di sicurezza, caricare i bagagli, aiutare le persone a salire sugli aerei, ma anche occuparmi dell'area, sia all’interno che all’esterno”, aggiunge Elofsson. A livello di gratificazione, il nuovo impiego si sta dimostrando appagante per lo svedese, che spiega: “Riesco a fare qualcosa di concreto, come aiutare una persona in sedia a rotelle a salire su un aereo... Fai uno sforzo ed è una qualcosa di cui la gente si accorge. Non si tratta semplicemente di inviare un file su un computer”. E così, tra la curiosità di chi tra uno scalo e l’altro riconosce quel fondista che a inizio 2000 aveva fatto sognare la Svezia , a volte si fa strada anche un po’ di nostalgia verso il mondo dello sci di fondo. Pur ammettendo di seguire sempre le gare, al momento il due volte vincitore della Coppa del Mondo non sembra intenzionato a riavvicinarsi al fondo, ma rimane concentrato sul suo lavoro e sulla sua famiglia, che ad oggi comprende anche 3 figli.