Un modo divertente per stemperare l'attesa delle ultime gare della stagione, staccare e godersi lo spettacolo dello sport statunitense. Quasi tutti gli atleti della nazionale italiana di biathlon (assenti soltanto Lisa Vittozzi e Michela Carrara, ndr) hanno deciso di recarsi a Salt Lake City, ad appena un'ora di distanza da Soldier Hollow, per godersi lo show della NBA.
Gli azzurri hanno assistito a una sfida cult della palla a spicchi, Utah Jazz - Chicago Bulls. In realtà, del gruppo presente sugli spalti della Vivint Arena, palazzo da oltre 18mila posti, forse soltanto Lukas Hofer può ricordare qualcosa delle splendide sfide che assegnarono il titolo NBA nel 1997 e nel 1998, quando i Bulls si imposero in entrambe le occasioni grazie al più grande cestista di tutti i tempi, Michael Jordan, attorno al quale l'allora allenatore Phil Jackson e il general manager Jerry Krause, al quale il documentario "The Last Dance" non ha reso la giustizia che avrebbe meritato, avevano affiancato negli anni i vari Scottie Pippen, Denis Rodman, ma anche il croato Toni Kukoc. Un team che aveva al suo interno anche quello Steve Kerr diventato oggi uno dei coach più affermati della NBA, con i suoi Golden State Warriors.
Proprio alla Vivint Arena, che allora si chiamava Delta Center, Michael Jordan giocò quella che allora sembrava essere la sua ultima partita in carriera, con la sua ultima azione che resterà scolpita nella memoria di ogni appassionato del basket ma dello sport in generale, visto che decise anche il campionato. Ma un'altra grande impresa del fenomeno della NBA, avvenne sempre all'allora Delta Center, quando per un avvelenamento da cibo stette male tutta la notte precedente Gara 5 di finale NBA e nonostante fosse piegato in due dal dolore e col volto trasfigurato in campo, giocò una partita memorabile con 38 punti, 5 assist, 7 rimbalzi e ovviamente canestro decisivo.
E dall'altra parte i campioni non mancavano, perché gli Jazz vivevano l'era della "Stockton to Malone". Non a caso, fuori dalla Vivint Arena vi sono due statue che ripropongono proprio la grande intesa tra questi due campioni, con il playmaker che passa e l'ala grande che schiaccia. Due fenomeni, numero 12 e numero 32, le cui maglie sono state ritirate e sono appese all'interno del palazzo, perché si può fare la storia pur senza vincere mai l'anello NBA, se dall'altra parte c'è il più grande di sempre. Stockton è ancora oggi il leader di tutti i tempi per numero di assist, 15,806, e di palle rubate 3,265. Malone è l'esempio di come, dopo un'infanzia a dir poco difficile, si possa trovare poi riscatto nello sport.
Dalle foto pubblicate dagli azzurri, si può notare quanto i biatleti della squadra italiana si siano divertiti e si siano goduti una serata da turisti, come avevano già fatto anche i francesi alcuni giorni fa.
Erano presenti anche altri atleti, dalle nazionali di Norvegia, Svezia e Finlandia, e membri dell'IBU, perché poi oltre a gareggiare e lavorare è anche giusto ogni tanto scoprire l'anima e godersi tradizioni e passioni di quei luoghi dove competono.