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Range Time – Giuseppe Piller Cottrer: “Oberhof contesto perfetto per Oeberg. All’Italia manca un po’ di continuità, ma ci siamo” 

A cavallo tra la passata tappa di Oberhof e quella di Ruhpolding, che prenderà il via domani con l’individuale maschile, ritorna il nostro appuntamento con la rubrica Range Time, con la gradita presenza della voce tecnica di Giuseppe Piller Cottrer. Ne abbiamo approfittato per fare il punto della situazione su quanto visto la scorsa settimana nei vari circuiti internazionali e italiani: dall’exploit di Paula Botet in Coppa del Mondo fino alle belle prestazioni dei biathleti azzurri nella tappa di Coppa Italia in Val Ridanna. 

IL WEEKEND DELLE OUTSIDER: “Partirei da questa considerazione trasversale per tutti i circuiti della settimana, dalla Coppa del Mondo fino alla Coppa Italia. Nel massimo circuito, abbiamo visto che a Oberhof gli outsider salgono sul podio: mi riferisco alla francese Paula Botet, che in Ibu Cup aveva fatto i suoi buoni piazzamenti ed è stata portata in coppa; con un 10 su 10 al tiro e un bel passo sugli sci è riuscita subito a vincere davanti alla giovane norvegese e all’atleta della Bulgaria. Ad Arber, in Ibu Cup, si è vista una super Amandine Mengin, atleta che nelle settimane precedenti aveva gareggiato a Goms in IBU Junior Cup, dove era arrivata terza la nostra Astrid Plosch. Al maschile invece ci sono gerarchie molto più definite e non è semplice assistere ad exploit di questo tipo. In Coppa Italia si sono visti tanti atleti della categoria aspiranti sul livello della categoria giovani; infatti il chilometraggio era lo stesso, trattandosi di gara valida per le selezioni”.

LA GESTIONE DI GARA: “Questi bei risultati, raggiunti da atleti delle categorie giovanili, arrivano dopo belle prestazioni nelle quali i ragazzi hanno dimostrato non solo di saper replicare gli schemi motori imparati in allenamento, ma gestire in modo accurato anche i picchi di intensità metabolica richiesti negli ultimi giri di gara. Il biathlon ai massimi livelli non è solo un’azione intrinseca dell’atleta – ciò che ha acquisito come tecnica, sciata e fasi di tiro – ma a fare la differenza è anche la capacità di gestire tutte le dinamiche estrinseche. Pensiamo ad Oberhof e a tutte quelle situazioni di gara compromesse da pioggia e vento dove si doveva stare attenti a non prendere freddo in pista e gestire bene anche al poligono con le tacche; anche qui in Val Ridanna, nonostante un forte vento, abbiamo visto molti atleti in grado di adattarsi a queste condizioni. Non è scontato”. 

FOCUS SU LAEGREID ED ELVIRA OEBERG: “In effetti la scorsa volta avevamo detto che la pista di Oberhof si addiceva alle caratteristiche di Elvira Oeberg, e così è stato. Ha fatto davvero delle grandi gare, ho visto un’atleta proprio in progressione e, come è caratteristica della scuola svedese, che si presenta alla vigilia di alcuni appuntamenti importanti della stagione al top della performance. È sempre stato così, forse l’unica volta in cui Johannes Lukas non ha azzeccato la pianificazione è stata prima e durante i mondiali di Anterselva 2020, altrimenti gli svedesi sono sempre stati al posto giusto nei momenti clou della stagione. Laegreid è un biathleta davvero tenace, l’ha dimostrato bene nell’anno in cui si è dovuto fermare per la mononucleosi e ha fatto poi il salto di qualità nell’anno successivo, dichiarando di non essersi perso d’animo e di essersi dato tanto da fare nella parte di tiro, con tanto puntamento a secco. Sta dimostrando di avere potenzialità e può dare fastidio a Johannes Boe. Sicuramente avere una dote naturale nel tiro gli permette di sfruttare al meglio i periodi di forma e di gestire anche quelli in cui la forma fisica può non essere smagliante. Mi piace molto vedere atleti con questa solidità: oltre a lui, penso anche ad altri veterani che sanno ancora fare la differenza al tiro quanto conta, ovvero l’ucraino Pidruchnyi e lo sloveno Fak”. 

L’INDIVIDUALE DI RUHPOLDING, OCCASIONE DI RISCATTO: “È una gara importante, sappiamo che la pista generalmente piace a noi italiani, in quanto pista storica che si conosce bene e dà spazio per fare poligoni precisi, nel senso che si può gestire bene l’intensità e l’approccio al poligono, quindi c’è buon margine per far bene. Sicuramente la condizione atletica della squadra è molto buona, la stessa Dorothea Wierer, nonostante le sue vicissitudini fisiche e i vari piccoli malanni che sta avendo, è in buona forma e deve solo ritrovare i suoi poligoni. Finora i poligoni non sono stati a nostro favore ma non considero la cosa così catastrofica, alla fine ci è mancata la continuità, c’è spesso un poligono che scivola via e pregiudica la gara, come accade a Giacomel; non vedo problemi reali che necessitino di analisi particolari, quindi non bisogna demonizzare questa situazione. Di contro, pensiamo anche ai bei miglioramenti nel tiro in piedi di Michela Carrara che, come sciatrice, mi è sempre piaciuta tecnicamente in quanto esprime un bel pattinaggio, molto fluido; ha sempre un po’ patito ai poligoni e mi fa piacere che adesso sia lì in Coppa con il posto “fisso” che sembra darle maggiore serenità e può permetterle di fare bene con più costanza”. 

L’ESORDIO DI BARALE E SCATTOLO: “Entrambi hanno affrontato questo esordio non soltanto con l’idea di fare esperienza ma hanno voluto davvero dire la loro e a mio avviso sono stati capaci di farlo. Felice per Ilaria, che veniva da un periodo non ottimale in autunno, ma ha dimostrato di poter stare a quei livelli. Barale ormai è un atleta che quando si trova in situazioni difficili, come il poligono di Oberhof, riesce con intelligenza a trovare soluzioni e quindi credo che lo rivedremo prossimamente. Può anche darsi che questo segnale abbia fatto bene a tutto l’ambiente: non credo, ad esempio, che le convincenti prove di Elia Zeni siano casuali. Magari con questo nuovo innesto può aver percepito un ulteriore stimolo a far bene, anche in vista delle prossime occasioni; lui stesso ha anche dichiarato quanto sia stato importante, in un momento non brillante, scendere in IBU Cup per rimettere a posto alcuni meccanismi“.

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