VAL DI FIEMME – È un Federico Pellegrino che esce sicuramente con ottime indicazioni e con tanta soddisfazione da questo Tour de Ski, forte soprattutto di un podio nella Skiathlon di ieri e di una maiuscola prestazione sul Cermis, con tanto di uno strepitoso 4° posto nella classifica generale. Raggiunto dal microfono del nostro inviato in Val di Fiemme, Giorgio Capodaglio, il poliziotto valdostano ha affrontato molte interessanti questioni con la sua solita generosità.
Si tratta di un Pellegrino in miglioramento continuo e con ambizioni sempre alte, anche su un tracciato impervio come quello della scalata del Cermis: “Migliorare è l’unico modo per non rischiare di peccare di superbia, non punto troppo in alto, per poi rischiare di cadere e farmi male. Cerco di ascoltarmi il giusto, forse delle volte potrei anche essere più ambizioso, ma complessivamente credo di puntare sempre in alto. Possono succedere tante cose in dieci giorni, con sette gare, e riuscire ad arrivare alla fine in salute, in forma fisica e anche con belle prestazioni è sicuramente un grande motivo d’orgoglio”.
Pellegrino si è poi focalizzato sul trittico di gare di Lago di Tesero, con un pensiero anche alla 20 km a skating, che ha un po’ pregiudicato il risultato finale: “A parte l’inciampo nella 20 km individuale, penso che la gara peggiore sia stata un 11° posto. Complessivamente ero pronto e sul pezzo per fare bene in tutte le gare e così è stato, a parte quel momento lì. Trenta secondi in meno quel giorno mi avrebbero garantito una buona compagnia anche nella pursuit per tirare giù un minuto. Ma con i se e con i ma non si fa la storia, io però continuo a scrivere la mia e sono molto fiero di farlo così”.
Da atleta punto di riferimento e più esperto del gruppo, Pellegrino dà un giudizio globale sulle prestazioni della squadra azzurra in questo Tour: “Penso che sia già un successo il fatto di essere arrivati alla fine in otto e con prestazioni più che discrete, con due under 23 entrambi nei venti in classifica. Già solo pensare di arrivare, anche prestanti, non è scontato; questo significa che si sta lavorando bene e crescendo a tutti i livelli. Per le ragazze è ancora più difficile: ogni volta che pensiamo a quanto sia duro il Tour per noi uomini, bisogna rendersi conto che ci sono differenze biologiche nella natura ed è normale che per le ragazze sia più tosta affrontare queste stesse fatiche in termini di kilometraggio. Ci siamo presentati con una squadra nutrita il giusto, pronta per fare diverse esperienze e direi che abbiamo colto qualcosa di buono con due semifinali in classico, le gare di Dobbiaco e altre prestazioni nelle distance. È un movimento che deve crescere ma anche noi maschi dobbiamo aiutarle a migliorare, perché un movimento non può essere valutato soltanto a metà”.