Circa un anno fa, il mondo del biathlon statunitense fu scosso dalle accuse delle biatlete Joanne Reid e Deedra Irwin nei confronti di uno skiman della squadra, Petr “Gara” Garabik – ora allontanato e in libertà vigilata fino a dicembre 2024 – di comportamenti misogini e sessisti, oltre che di molestie sessuali. Inoltre Safesport, un’organizzazione che lavora per prevenire gli abusi sessuali nello sport, sta attualmente indagando sul direttore Jack Gierhardt e sul massimo manager sportivo Lowell Bailey nell’American Biathlon Union. Una ferita per lo sport in generale che è stata riaperta nei giorni scorsi a causa di un articolo dell’agenzia di stampa Associated Press, in cui diverse atlete raccontano la loro esperienza in merito agli abusi subiti da parte di allenatori e altri soggetti che ricoprivano posizioni di potere sulle donne della squadra statunitense di biathlon, venendo puntualmente liquidate e ignorato da funzionari più interessati a vincere medaglie che a mettere i responsabili di fronte alle accuse. Una cultura che, stando all’articolo si è protratta nella squadra americana fin dagli anni ’90 e che ha portato le atlete a porre fine alla loro carriera prematuramente.
Il dito viene puntato direttamente verso Max Cobb, che ha lavorato per diversi anni nell’American Biathlon Union, prima di diventarne amministratore delegato nel 2006 e oggi ricoprire la carica di Segretario Generale dell’International Biathlon Union (IBU). Cobb è accusato di essere stato informato dei fatti ma non essere mai intervenuto.
“La mia sicurezza nella squadra era chiaramente secondaria rispetto a una struttura di potere verticistica focalizzata su immagine, medaglie e marketing” ha affermato la due volte olimpionica Joan Wilder, oggi 58 anni, che ha affermato che il suo allenatore (il tedesco Walter Pichler) la fece franca dopo aver tentato di aggredirla sessualmente nel 1990 nonostante le sue lamentele a Cobb. La medaglia d’argento ai Campionati mondiali giovanili del 2009, Grace Boutot, oggi 33enne, ha dichiarato che i suoi resoconti a Cobb e ad altri funzionari sugli abusi commessi da due allenatori(tra cui Gary Colliander), a partire da quando aveva 15 anni, sono passati altrettanto inascoltati, portandola anche a tentare il suicidio mentre il suo ex allenatore venne ricollocato nella squadra paralimpica di sci nordico degli Stati Uniti. “I dirigenti del biathlon statunitense sembrano sempre scegliere di supportare i predatori invece che la persona che è stata abusata” ha commentato.
In un commento alla NRK, Cobb ha parlato di una storia fortemente ingigantita da AP, che ha descritto come “gravemente erroneo e senza scrupoli”: “Tutte le forme di abuso e molestia sessuale sono del tutto inaccettabili. Sostengo gli atleti che sono molto coraggiosi da dire la verità e affrontare il problema, sia che si sia verificato di recente o indietro nel tempo. Sono inoltre scioccato dalle accuse infondate contro di me nell’ultimo articolo di AP, che nego fermamente” Cobb ritiene di aver affrontato in modo appropriato tutte le accuse di comportamento inappropriato durante la sua gestione del biathlon americano. In seguito all’articolo, si dice che diverse persone abbiano contattato Cobb per esprimere sostegno.
Tra coloro che si sono espressi e lo hanno difeso c’è l’ex biatleta Nancy Bell-Johnstone nel corso di un incontro intavolato dall’US Biathlon sulla questione: “Etichettarlo come misogino sarebbe ridicolo se non fosse una questione così seria. È una delle persone più laboriose, oneste, gentili, giuste e dedicate che abbia mai avuto il piacere di conoscere. Max ha sempre supportato con entusiasmo la squadra femminile, anche quando eravamo nelle situazioni peggiori. È una delle persone a cui va il maggior merito per il progresso del biathlon femminile nel mondo“. All’incontro era presente anche Boutot, che ha invece confermato le proprie accuse.
L’IBU ha commentato a NRK di essere profondamente preoccupata per tutte le accuse di comportamenti che mettono a rischio la sicurezza degli atleti e sta seguendo da vicino gli sviluppi, mettendosi a disposizione con lo U.S. Center for SafeSport, che ha giurisdizione su queste questioni, per una collaborazione in merito alla vicenda.
Deedra Irwin, che insieme a Reid ha denunciato il comportamento indesiderato dello skiman Garabik quattro anni fa, sostiene le ex biathlete, ma vuole anche lanciare un messaggio di speranza, spiegando che le condizioni all’interno della squadra e della federazione sono notevolmente migliorate, grazie al coraggio di queste donne a farsi avanti con le loro storie “È straziante sentire parlare delle cose che sono successe in passato. Mi dispiace per loro. Sono felice che stiano raccontando le loro storie e spero che questo dia loro forza” ha detto a NRK “Non mi sono mai sentito così sicura in questa squadra. Non mi sono mai sentita così supportata. E poi penso che tutto quello che è successo nel biathlon americano sotto la precedente leadership abbia contribuito a creare un ottimo ambiente adesso”