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A Parigi 2024 assoluta parità di genere, ma a Milano-Cortina non sarà così: il “no” del CIO alla combinata femminile sposta l’obiettivo al 2030

Le Olimpiadi di Parigi, inaugurate da poco e pronte a entrare nel vivo nei prossimi giorni, rappresentano un punto di svolta nella storia della manifestazione a cinque cerchi. Quelli di Parigi 2024 sono infatti i primi Giochi della storia in cui si raggiunge l’assoluta parità tra uomini e donne: un passo importante nell’avvicinamento alla parità di genere nello sport, che porta al via delle gare parigine 5250 atlete e altrettanti atleti. Se da una parte è giusto festeggiare per il raggiungimento di questo storico traguardo, dall’altra occorre invece fermarsi a riflettere su come questa rimanga una conquista che si limita alle Olimpiadi Estive. Alle prossime Olimpiadi Invernali, infatti, non sarà così.
Il riferimento è alla disciplina della combinata nordica, che sarà tra le discipline incluse nel programma olimpico del 2026, ma soltanto al maschile. Non ci sarà spazio, invece, per la combinata nordica femminile che a maggio 2022 è stata ufficialmente esclusa dalla decisione del CIO. Una scelta che ha fatto molto discutere e che è stata motivata dal Comitato Olimpico Internazionale con riferimento ai numeri del movimento, a suo dire insufficienti per giustificare l’inclusione della disciplina nelle Olimpiadi del 2026.
Inutile dire che in seguito alla decisione del CIO non sono mancate le reazioni dal mondo della combinata. La stessa Annika Sieff, passata recentemente dalla combinata al salto con gli sci, ha ammesso in un’intervista che la scelta del suo passaggio di disciplina, o almeno la scelta di anticipare quest’ultimo, affonda le radici proprio nella mancata inclusione della combinata nordica femminile nel programma olimpico. Già in precedenza, diverse atlete di Coppa del Mondo avevano fatto trapelare esplicitamente la propria posizione in merito: si ricorda in particolare il gesto della norvegese Gyda Westvold-Hansen, vincitrice della Coppa del Mondo 2021/22 e 2022/23, che si era presentata al via di una gara con la barba disegnata a pennarello sul viso, in segno di protesta contro un’insensata esclusione, contraria a ogni proposito di sviluppo della parità di genere nello sport.
Il gesto di Westvold-Hansen, a cui si erano poi accodate anche altre combinatiste, è riportato alla luce in queste ore da un post condiviso dalla FIS sui propri canali social, dove si legge: "Festeggiamo l’inizio di Parigi 2024! Un grande momento nella storia in quanto si tratta delle prime Olimpiadi con parità di genere. Non vediamo l’ora di continuare a far progredire lo sport e di lavorare insieme per i primi Giochi Olimpici Invernali con parità di genere”. Il futuro passa dunque da un percorso di crescita della disciplina, che la stessa FIS sta sostenendo e che porterà tra meno di un mese le donne della combinata al primo evento large-hill della storia, durante la tappa di Oberstdorf del Summer Grand Prix. E proprio in questa direzione vanno anche le parole del race director della combinata Lasse Ottesen, che recentemente ha dichiarato: “Il mio desiderio e la mia convinzione sono di vedere la prima campionessa olimpica di combinata nordica nel 2030.”
In questo senso, quella del 2030 rimane la data cerchiata sul calendario per la possibile inclusione della combinata femminile nel programma. Un passo avanti che non è riuscito per il 2026, sebbene quella della parità di genere sia un’assoluta priorità del progetto Milano-Cortina, promossa e incentivata attraverso diverse iniziative. La speranza, insomma, è quella di poter assistere, in occasione dell’evento appena assegnato alle Alpi Francesi, alla prima Olimpiade Invernale completamente “gender equal”.

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