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Sci di fondo

Sci di fondo – Dagli idoli del passato al futuro della disciplina: i 100 anni della FIS visti da Northug e Diggins

Un secolo fa, nel 1924, nasceva la Federazione internazionale di Sci (FIS), e iniziava un percorso di crescita degli sport invernali in tutto il mondo. Tra alti e bassi, momenti belli e brutti, storie di coraggio ma anche di dramma, negli ultimi 100 anni la FIS ha acceso la passione per gli sport sulla neve in tutti i continenti attraverso le sue competizioni, ispirando milioni di persone in tutto il mondo a scendere in pista. 
Due grandi nomi del passato e del presente dello sci di fondo, Petter Northug e Jessie Diggins, hanno celebrato questo importante anniversario ripercorrendo la loro storia, le proprie tradizioni ma anche spiegando quali sono le proprie speranze per il futuro del loro sport.

La bellezza del poter seguire, dalla tv o dal vivo, lo sport che si ama sta nel poter assistere e gioire alle imprese dei propri beniamini, ma anche sostenerli nei momenti di difficoltà. Chi erano invece "gli eroi" per Northug e Diggins, che oggi sono a tutti gli effetti gli idoli e il punto di riferimento per i tifosi e tanti giovani atleti?
Diggins"Mio padre aveva delle vecchie cassette di gare e mi sedevo in cantina con lui a guardarle, chiedendomi chi avrebbe vinto, ma le gara erano avvenute 3 anni prima e io non sapevo chi avrebbe vinto. E poi c’era mio padre che mi diceva "Questo è Bjoern Daehlie, lui è il migliore adesso”. All’epoca non sapevo molto delle gare, delle tattiche o robe simili. Ricordo solo che mi sembrava uno sport duro. Ricordo mia madre che mi mostrava foto di Beckie Scott e mi spiegava che aveva vinto una medaglia ed era del Nord America. Ricordo che pensavo avesse un sorriso bellissimo, sembrava così felice! Dicevo "scommetto che lavora duramente". Poi ho iniziato a seguire Kikkan, e poi Holly (Brooks) e Liz (Stephen), e poi sono diventata parte della squadra con loro, è stato davvero speciale"
Northug: "I miei maggiori idoli sono stati Bjoern Daehlie, Per Elofsson, Thomas Alsgaard ma anche Marit Bjoergen era un grande riferimento quando eravamo in squadra insieme"
Entrambi hanno vinto tanto e un po’ ovunque nel mondo, ma niente batte riuscire a trionfare – o quanto meno salire sul podio – davanti al pubblico di casa.
Northug: "Gareggiare ad Holmenkollen è sempre speciale. C’è tanta gente e tutti tifano per tutti, l’atmosfera è sempre la migliore. Ottenere risultati lì, specialmente nella 50km è stato uno dei miei sogni più grandi. Ricordo il giorno dopo la vittoria nella 50km, ero tipo "E ora che ho vinto il più importante oro della mia vita, davanti al pubblico di casa di Oslo, che faccio?""
Diggins: "Gareggiare nel mio Paese è il momento più magico e la tappa di Minneapolis è stata fantastica. Per me è stata davvero speciale perché abbiamo lavorato duramente per far diffondere la disciplina e vedere così tanti bambini emozionati, con i glitter sul video e gridare ai lati della pista. È stato molto emozionante e potente per me"
Per questo motivo, se potesse esprimere un desiderio per il futuro, la vincitrice della Sfera di Cristallo per la stagione 2023/24, vorrebbe che si potesse avere una tappa negli Stati Uniti più spesso.
"Sarebbe incredibile avere più tappe negli USA. È uno dei miei più grandi obiettivi. C’è qualcosa nel vedere i tuoi eroi gareggiare di fronte a te e tu sei li ai lati del tracciato, diventi parte della gara, e questo ti fa sentire vivo ed eccitato e accende la voglia di allenarti e lavorare duramente." 
Petter Northug, dopo una lunga carriera, e tantissime presenze tra Coppa del Mondo, Mondiali e Olimpiadi, ripone le sue speranze per un miglioramento di un’altra competizione storica nello sci di fondo, il Tour de Ski.
"Mi piace il concept del Tour de Ski. Mi piacerebbe si tornasse a com’era agli inizi della mia carriera, perché allora sembrava quasi un Campionato e tutti erano al via e lottavano per essere in vetta alla classifica lì. Ora vedo gli atleti ritirarsi o rinunciare al Tour per prepararsi ai Campionati, quindi abbiamo bisogno del Tour e ben più dei Mondiali per riportare l’interesse verso la Coppa del Mondo"

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