La stagione dello sci di fondo appena conclusa ha regalato agli Stati Uniti qualcosa di sensazionale, che difficilmente poteva essere pronosticato alla vigilia, almeno non in queste proporzioni. Mettere insieme nella stessa frase tutte le gioie della stagione statunitense, vista la notevole quantità di segnali positivi, non è un’impresa facile. La vittoria di Jessie Diggins nella generale di Coppa del Mondo, il trionfo di Sophia Laukli sul Cermis, la straordinaria vittoria di Gus Schumacher a Minneapolis, i primi podi nella massima competizione di James Clinton Schoonmaker e Ben Ogden, i bei risultati di Rosie Brennan e le medaglie arrivate ai Mondiali Junior di Planica: un’infinità di soddisfazioni tutte racchiuse in un assai breve periodo di tempo. Scorrendo l’elenco di tutte le conquiste stagionali della squadra americana il bilancio non può che essere positivo. È di quest’avviso Matt Whitcomb, allenatore del gruppo USA e artefice silenzioso della crescita esponenziale dello sci di fondo americano. In una lunga intervista rilasciata al portale FasterSkier, Whitcomb ripercorre la straordinaria stagione, fissando gli obiettivi per il futuro immediato e soffermandosi sul grande successo – a livello di pubblico – della tappa di Theodore Wirth Park, a Minneapolis.
Partendo proprio dall’analisi dell’exploit di Minneapolis, l’head coach del gruppo a stelle e strisce esprime grandissima soddisfazione: “Mi sento semplicemente grato e fortunato, quindi vorrei dire grazie a tutti nella comunità dello sci di fondo statunitense, e soprattutto a coloro che hanno viaggiato a Canmore o Minneapolis. Parliamo spesso di atleti che raggiungono il picco per i grandi eventi, ma non avevo mai considerato che la nostra cultura sciistica americana potesse raggiungere il picco per un evento. Abbiamo scioccato le nazioni in visita e sono così orgoglioso di tutto ciò".
Interrogato poi sul bilancio complessivo della stagione, Matt Whitcomb mette in risalto i numeri impressionanti raccolti quest’anno a livello di movimento: “Mentre ero sul mio volo da Stoccolma, stavo pensando a quanti atleti americani hanno corso una Coppa del Mondo in questa stagione. Credo che il numero sia pari a 40 e 7 di loro siano saliti su 22 podi. Siamo finiti quarti al mondo come squadra, perdendo contro la Finlandia con un margine dolorosamente piccolo nell’ultimo gara della stagione. Le nostre donne hanno concluso la stagione al terzo posto, mentre i nostri uomini al quinto, superando l’Italia nell’ultima giornata. Se si guarda anche oltre la Coppa del Mondo, è stata una stagione fenomenale per gli sciatori statunitensi; abbiamo avuto un podio ai Giochi Olimpici della Gioventù, uno ai Mondiali Juniores e due ai Campionati U-23. Sono più entusiasta delle ragioni alla base dei risultati che dei risultati stessi e sono orgoglioso del sistema di club che tutti abbiamo costruito in questo Paese. Siamo una squadra nazionale decentralizzata, il che significa che non portiamo gli atleti a vivere a Park City, nello Utah, non appena entrano a far parte della squadra. Invece, i club e la nazionale lavorano insieme per costruire attorno a ciascun atleta una squadra che copra l’intero anno. È bello vedere che funziona”.
L’allenatore, si sofferma poi su tre profili in crescita esponenziale quest’anno – Schoonmaker, Ogden e Schumacher – ripercorrendo le loro conquiste e sottolineando come in tutti e tre i casi i legami affettivi abbiano fatto la differenza.
Su Schoonmaker, Whitcomb spiega: “JC Schoonmaker era in testa alla finale di skate sprint a Östersund, Svezia. Cinque minuti prima, aveva visto la sua ragazza, Emma Ribom, vincere la gara femminile. E non solo, il suo compagno di squadra, Ben Ogden, era lì con lui. Avevano qualcosa da difendere. Una missione. Lui è finito terzo, Ben quarto. Questo è stato il primo podio di Schoonmaker e il nostro primo podio maschile in sette anni”.
A proposito di Ogden, il tecnico aggiunge: “Ben Ogden è salito sul podio a Dobbiaco, in Italia, appena tre settimane dopo aver visto Schoonmaker aprire la strada per la nostra squadra maschile. Adesso c’è un’atmosfera diversa: siamo passati dal sapere che potevamo farlo, al farlo. La nostra squadra giovanile si è animata e oggi Ben è al centro di essa. Lui e i e gli altri ragazzi stanno costruendo qualcosa insieme e oggi intende metterlo in mostra. E tra la folla, appesa oltre la recinzione in cima all’ultima salita, c’erano sua madre, le sue sorelle, la sua ragazza, tutte lì per sostenerlo in quello che è stato l’anno più difficile della sua vita. Finisce terzo e conquista il suo primo podio in carriera”.
Spostando poi l’attenzione su Schumacher e sulla sua vittoria nella 10 km in skating di Minneapolis, Whitcomb dichiara: “Gus Schumacher è partito con il pettorale 35 e si è lanciato sul circuito da 3,3 km a Minneapolis, un tunnel di 20.000 americani, che hanno essenzialmente creato un circuito con acceleratore di particelle per i nostri sciatori. Con un numero di pettorale ragionevolmente basso, i suoi tempi da "leader della corsa" erano un po’ vuoti, poiché sapeva che a questo punto poteva essere primo, perché i grandi dovevano ancora partire. Uno dopo l’altro, gli altri hanno iniziato a superare i 6,6 km. Gus era ancora il leader, ma nove uomini sapevano che era solo otto secondi davanti a loro e sembrava quasi impossibile per lui non essere superato… a meno che tu non sia stato lì e non abbia sentito come i tifosi americani sostengono i loro sciatori. In realtà era impossibile che venisse battuto. Se hai visto gli ultimi 2 km di Gus a Minneapolis, hai visto qualcosa di speciale. Non si trattava solo di tanta preparazione intelligente e grinta. Hai visto com’è lo sci ispirato, cosa che accade quando c’è qualcosa per cui sciare”.
Proiettando poi lo sguardo al futuro, gli obiettivi sono chiari e ambiziosi nella mente di Whitcomb: “Stiamo provando qualcosa di diverso quest’anno, ovvero viaggiare meno in estate. Avremo grandi campi a Bend, Oregon, a maggio e a Park City, Utah, a ottobre, ma per giugno, luglio, agosto e settembre l’accento sarà posto sull’allenamento stabile a casa, appoggiandosi realmente al sistema dei club. Avremo piccoli progetti in Nuova Zelanda e Norvegia e gli allenatori faranno alcune visite ai club, ma la maggior parte degli sciatori viaggerà meno e sono entusiasta di testare questo nuovo piano. L’obiettivo per il prossimo anno è avere successo a Trondheim ai Campionati del mondo, e quei campionati si terranno molto tardi in inverno rispetto ai precedenti Campionati del mondo, dal 26 febbraio al 9 marzo. Per riuscirci, abbiamo bisogno di stabilità. E, naturalmente, come squadra intendiamo rompere il nostro schema biennale di essere quarti nel mondo. Vogliamo fortemente quella top tre”.
Interessante, infine, la riflessione sulle sovvenzioni che la squadra americana – a differenza della maggior parte delle nazionali – non riceve dal governo: “Non credo che la maggior parte delle persone si renda conto che siamo l’unica squadra nella top-10 al mondo a non ricevere finanziamenti governativi. Ecco perché ci senti chiedere soldi ogni anno. Ogni anno, la squadra di sci statunitense investe oltre un milione di dollari nel nostro programma di sci di fondo. Quel denaro proviene da sponsor, partnership e donazioni private”.
Sci di fondo – Diggins, Schumacher e non solo: coach Whitcomb fa il punto sulla stagione da sogno degli Stati Uniti
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