Ogni volta che parla di Lisa Vittozzi, gli si illumina lo sguardo, pensa a quando la vide, ancora bambina, per la prima volta con la carabina in spalla, pochi anni dopo che, guidato dalla sola passione, lui stesso aveva iniziato la nuova attività di allenatore di biathlon nell’ASD Camosci Sappada. Dopo tanti anni da nazionale azzurro di biathlon, raccogliendo come miglior risultato in Coppa del Mondo un dodicesimo posto nel 1998/99, a Hochfilzen nell’individuale, Enrico Tach, ex Fiamme Gialle, aveva deciso di mettere la propria esperienza a disposizione dei giovani, allenando quotidianamente bambini e bambine dello sci club, appena staccato da lavoro.
Il suo obiettivo era quello di tenere vivo il movimento dello sport che aveva sempre amato, anche nella sua Sappada, terra ovviamente di fondisti, con il biathlon considerato un po’ il fratello povero. «Quando gareggiavo io, da queste parti chi faceva biathlon veniva davvero considerato un fondista che ripiegava su questa disciplina perché incapace di emergere nel fondo, proprio come ha dichiarato Poromaa. Ai miei tempi, con i fenomeni che avevamo nello sci di fondo, penso che qui mi seguissero giusto i miei genitori e qualche amico» ci ha raccontato ridendo. Poi un giorno, nel 2007, la storia iniziò a cambiare, quando una bambina di dodici anni, fondista del Camosci Sappada, si presentò al poligono per provare il biathlon ad aria compressa. Quel giorno lo sguardo di Tach si accese immediatamente, quando vide questa ragazzina imbracciare la carabina e sparare come se quell’arma fosse da sempre parte di sé. L’allenatore capì subito di avere di fronte uno di quei talenti che passano poche volte. Ovviamente, quella dodicenne si chiamava Lisa Vittozzi.
«Ero allenatore della squadra ad aria compressa del Camosci Sappada – ha ricordato Tach – avevamo formato un piccolo gruppo di giovani, quando si presentò questa ragazzina, che viveva nel mio stesso palazzo. Sinceramente, già la seconda volta che le vidi imbracciare la carabina, capii che per Lisa sparare era qualcosa di naturale. Mi resi immediatamente conto di avere davanti ai miei occhi una perla preziosa, che bisognava soltanto guidare nel modo giusto, farla divertire e appassionare, perché il resto le veniva tutto facile. Le spiegavi come posizionarsi e lo faceva con una naturalezza impressionante. Addirittura io la usavo come esempio per gli altri, per mostrare loro la giusta posizione, lo scatto, la mira. Lisa allora era anche più sviluppata nella corporatura, più alta rispetto alle altre. Caratterialmente è sempre stata un un po’ introversa, ma dava i giusti feedback nell’allenamento. Poi è sempre stata seria, puntuale agli allenamenti. Addirittura ero io a portarla agli allenamenti, visto che eravamo vicini di casa, e quando tornavo da lavoro la trovavo già pronta vicino alla macchina per andare. Non mi è mai toccato andare a chiamarla».
Insomma, secondo Tach, quando si ha di fronte un’atleta come Lisa Vittozzi, bisogna solo condurla nel modo giusto: «Allora lei prendeva il biathlon più come un gioco. Le veniva tutto facile e non era iper competitiva come oggi, cercava proprio di divertirsi. Si impegnava, ovviamente, ma era un talento naturale, di quelli che nella vita trovi una volta. In un caso del genere, non dico che l’allenatore debba assecondare l’atleta in tutto, ma nemmeno stressarlo troppo per i risultati. Insomma Lisa le cose sapeva farle, bisognava solo non darle eccessiva pressione e farla divertire. Lei vedeva che i risultati arrivavano e quindi, quando doveva affrontare un Campionato Italiano, sapeva di partire per vincere, ma ho sempre cercato di farglielo vivere con una giusta leggerezza, senza stressarla».
Nonostante ciò, Tach è stato costretto a lottare per fare in modo che Vittozzi scegliesse il biathlon anziché lo sci di fondo, combattendo anche all’interno dello stesso sci club. «Si, allora ci fu un po’ di lotta tra noi del biathlon e lo sci di fondo, perché da allenatori la volevamo entrambi. Allora ci fu una piccola diatriba tra noi in società. Diciamo che lei era indecisa, andava forte anche nello sci di fondo, ovviamente. Ricordo che in un’occasione intervenni perché vedendo il suo potenziale ero convinto avesse grandissime possibilità nel biathlon. A Padola, erano in programma i Campionati Italiani Allievi ad aria compressa, ma nello stesso giorno si svolgeva anche il Campionato Regionale di sci di fondo, che qualificava agli Italiani. L’allenatore di fondo voleva che andasse alla gara regionale, io mi impuntai, insieme al presidente dello sci club, affinché andasse ai Campionati Nazionali ad aria compressa. Andai così dalla mia vicina di casa, Nadia, mamma di Lisa, per parlarle chiaro, farle comprendere l’enorme potenziale della figlia. Le dissi che se fosse venuta agli Italiani avrebbe vinto senza alcun dubbio e che aveva un futuro in questo sport. La mamma per prima si è convinta, poi Lisa è venuta a Padola e ha vinto entrambe le gare. Per fortuna siamo riusciti a convincerle, altrimenti avremmo perso una grande campionessa».
Dopo quel successo Vittozzi è entrata nella squadra del Comitato FVG, anche se in poco tempo si è ritrovata subito nelle nazionali ed è stata anche arruolata dal CS Carabinieri, iniziando a scalare velocemente le gerarchie e ritrovandosi molto presto a vincere in campo internazionale, in una salita ai vertici velocissima. Il rapporto tra la neo vincitrice della Coppa del Mondo e il suo primo allenatore di tiro è rimasto però sempre molto stretto: «Io l’ho seguita da allenatore solo nell’aria compressa e i primi tempi con la calibro 22 prima che entrasse in comitato. Da lì in poi è partita la sua grande carriera. Siamo ovviamente rimasti sempre in contatto, anche perché Sappada è piccola, inoltre fino a un anno fa abitavo sopra di lei e la vedevo tutti i giorni quando era qui. Quando ci incontriamo, raramente si parla di biathlon, soprattutto dopo raduni e gare, perché so che ha bisogno di staccare e stare con la famiglia. Magari giusto due domande per capire qualcosa, poi per il resto si parla di altro. Ovviamente ho cercato di tirarle su il morale, dicendole però anche la mia, quando ebbe quel periodo buio nel quale, oltre all’aspetto mentale, secondo me, c’era anche un problema tecnico.
Ora le cose sono cambiate ed è stata una forte emozione questa sua avvincente scalata fino alla Coppa del Mondo. Come si fa a non essere emozionati quando vedi una bambina di Sappada che partita da qui è arrivata in cima al mondo? In occasione della tappa di Canmore, già il sabato, dopo la vittoria nell’inseguimento le avevo scritto, anche se solitamente cerco di non disturbarla nei weekend di gara, perché so che è tartassata di chiamate e messaggi. È stato bellissimo, il giorno dopo il suo ritorno a casa, quando la mattina sono andata a trovarla e mi ha mostrato questa splendida coppa. Sono stato troppo orgoglioso».
L’eredità di Lisa Vittozzi. Ecco i giovani del Camosci Sappada oggi …
E grazie ai risultati di Lisa Vittozzi, il biathlon è cresciuto tantissimo a Sappada, diventando una disciplina rispettata, ormai nobile: «Grazie a Lisa ci siamo presi una piccola rivincita. Oggi, solo la società del paese conta una ventina di ragazzini che fanno biathlon ad aria compressa. Quando aveva iniziato lei, io ne avevo forse sette o otto. Lisa è stata un grande traino e continuerà ad esserlo. Qui, oggi, i bambini iniziano a praticare sci di fondo perché vogliono fare biathlon. Quando hanno l’età giusta passano quindi al biathlon. Proprio per questo motivo, bisognerebbe formare più allenatori, mentre crescono anche quelli che già ci sono, perché di giovani bravi e con passione non mancano».
Oggi Tach continua ad allenare. Oltre al suo sci club, l’allenatore sappadino segue anche i giovani del Comitato FVG, che continua a sfornare talenti, tutti che guardano Lisa Vittozzi come quella stella polare da seguire.