«Trovo ingiusto e difficile da accettare, quando sono soltanto andata lì in vacanza». A pochi giorni di distanza dall’esclusione forzata dalla tappa di Soldier Hollow per motivi burocratici, in quanto la sua ESTA (Electronic System for Travel Authorization) per gli Stati Uniti non è stata accettata a causa di una vacanza a Cuba, Sophie Chauveau ha rilasciato un’intervista molto interessante ai colleghi di Nordic Magazine.
La francese ha raccontato quanto accaduto, anche l’incredulità di essersi vista lasciare a terra ad Oslo. «Al ritorno dai Mondiali di Nove Mesto, fin dal primo giorno, abbiamo tutti fatto domanda per l’ESTA (obbligatori per viaggiare negli Stati Uniti, ndr) per essere sicuri di essere puntuali. Il tempo è passato, la settimana di pausa, poi quella di Coppa del Mondo a Oslo-Holmenkollen e, infine, il giorno della partenza per gli Stati Uniti, lunedì scorso, al mattino, apprendiamo dall’IBU che non posso salire sull’aereo e non capiamo bene il motivo. Vedo subito lo stato di avanzamento della mia ESTA, cosa che avevo già fatto, ma diceva solo che era in fase di elaborazione. Solo allora ho scoperto che la mia ESTA era stata rifiutata e che la mia richiesta era stata annullata. Siamo stati un po’ colti di sorpresa perché non ce lo aspettavamo».
Il motivo è probabilmente il viaggio a Cuba, che Chauveau ha fatto nel 2022: «Al mattino, quando sentiamo la notizia, vado in confusione abbastanza velocemente. Quando richiedi l’ESTA, ti chiedono se sei mai stato a Cuba, Iraq, Somalia o Iran. Dato che sono andata lì e ho comunque i timbri cubani sul passaporto, avevo risposto sì per Cuba. Quando fai questo passaggio, ti chiedono se sei sicuro di voler dire di sì, ma non avevo scelta e poi ti chiedono i motivi. Ho scritto che era per vacanze e turismo e ho messo le date, erano tre settimane. Quando ho visto che la mia ESTA è stata rifiutata, mi sono subito detta che era per quello».
Ovviamente Chaveau e i dirigenti francesi si sono subito mossi per trovare una soluzione: «Abbiamo subito chiamato la sede della Federazione francese di sci ad Annecy per parlare con loro e vedere cosa si potesse fare. L’IBU ci dice che spetta a me gestire questo aspetto e che non può fare nulla per me. C’era molto panico, perché l’abbiamo saputo alle 6 del mattino per un decollo previsto alle 10. Ho cercato di richiedere nuovamente l’ESTA, ma era inutile perché avrei dovuto ancora dire sì per Cuba. La Federazione stava indagando sull’argomento, ma non avevamo tempo né notizie prima dell’imbarco. Quindi non siamo riusciti a trovare alcuna soluzione e sono tornata a casa con la speranza di riuscire a trovare una soluzione entro mercoledì. Oltre a quel giorno era ovvio rinunciare a causa degli orari dei voli e la differenza di fuso orario, non avrebbe avuto senso».
A quel punto è entrato in gioco anche il Ministero dello Sport Francese: «Lo ha contattato la Federazione e il Ministero a sua volta ha chiamato l’ambasciata americana a Parigi. Tutti stavano lavorando duramente per trovare una soluzione. Martedì mi ha chiamato l’ambasciata dicendomi che il Ministero dello Sport li aveva appena informati che avrebbero potuto occuparsi rapidamente della questione. Dovevo semplicemente richiedere il visto, l’unica soluzione per entrare negli Stati Uniti se sei già stato a Cuba, perché l’ESTA non sarebbe stata mai accettata. Mi avevano mandato tutti i documenti da compilare e, mentre ero sugli sci, ero tornata il più velocemente possibile per fare domanda. L’avevo inviata molto velocemente all’ambasciata che mi aveva poi richiamata a metà pomeriggio dicendomi che andava tutto bene».
I tempi si sono rilevati però troppo stretti: «Dopo aver fatto questa richiesta online, dovevo recarmi a Parigi per finalizzare la richiesta del visto che poi sarebbe stata elaborata e forse accettata. Ho detto loro che avevo bisogno del visto subito per partire il giorno dopo, mercoledì! Mi hanno proposto un appuntamento mercoledì mattina senza potermi promettere che avrei avuto il visto entro fine giornata e, soprattutto, senza la garanzia che sarebbe stato accettato. Allora ci siamo detti che non aveva senso fare passi avanti e abbiamo rinunciato».
Ovviamente è stato piuttosto frustrante per l’atleta: «È stata una decisione che abbiamo preso d’accordo con la Federazione perché non aveva senso provare ad andare a Parigi senza garanzie. Quindi abbiamo rinunciato, affinché potessi prepararmi al meglio per il Canada senza perdere troppo energia. Sono due giorni che mi preoccupo di questa cosa. Dover restare a casa quando è la penultima settimana è difficile. Ma è così e dobbiamo accettarlo.
È stato però frustrante. Stavo facendo delle buone gare, mi sentivo davvero bene al tiro, ero in buona forma sugli sci. A Soldier Hollow c’era anche la staffetta femminile dove volevo fare bene con la squadra campione del mondo. Questa è una grande delusione. Ho chiamato Cyril (Burdet, ndr) chiedendogli se la consegna di tutte le coppe fosse effettivamente a Canmore, perché non volevo perdermi la consegna di quella della staffetta femminile (la Francia è in lotta con Norvegia e Svezia, ndr). È estremamente frustrante non essere lì. Lo trovo incomprensibile quando tutto è stato fatto correttamente. Non avremmo fare di più! Lo trovo ingiusto e duro quando sono andata lì solo in vacanza».
Dispiace per l’atleta, ma forse si sarebbe potuto fare meglio. Sorprende che nessuno del team sapesse della sua vacanza a Cuba e di quelle ulteriori domande che le erano state poste in fase di ESTA. Non possiamo credere che Chauveau non ne abbia parlato con nessuno del team e non si sia preoccupata di farsi venire alcun dubbio. Allo stesso tempo se, come immaginiamo, ne ha parlato con qualcuno, ci colpisce ancora di più che all’interno del team francese nessuno si sia mosso per tempo, chiedendo se servissero ulteriori passaggi.
Alla fine Chauveau non è l’unica atleta ad essere andata in vacanza a Cuba e ad avere sul proprio passaporto il timbro cubano, ma è stata l’unica a non essere entrata nel paese. Un motivo ci sarà e la Francia dovrebbe porsi diverse domande in merito.
Biathlon – Sophie Chauveau parla della mancata autorizzazione a entrare negli Stati Uniti: “Difficile da accettare, ero andata lì solo in vacanza”
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