La 50 km di Holmenkollen rappresenterà sicuramente una gara particolare per la nazionale francese di sci di fondo. I transalpini saluteranno infatti un simbolo della loro squadra, Maurice Manificat, che nella classica norvegese chiuderà la sua splendida carriera. La stessa giornata segnerà anche un ritorno alle gare importanti, quello di Clement Parisse.
Elemento fondamentale in occasione dei due bronzi olimpici ed altrettanti mondiali conquistati dalla Francia nella staffetta maschile, il trentenne di Praz-sur-Arly fa il suo esordio stagionale in Coppa del Mondo, dopo una pausa forzata a causa della mononucleosi. «È sempre un po’ frustrante – ha raccontato ai colleghi di Le Dauphine – soprattutto quando vedi che i tuoi amici fanno davvero bene, allora ti viene ancora più voglia di gareggiare. Non ho mai avuto nulla fino ad allora, quindi ecco, in una carriera succedono queste cose. Bisogna vedere le cose con la giusta prospettiva, fare un passo indietro e forse una stagione un po’ più tranquilla potrà giovare in futuro. Sono riuscito a non preoccuparmi troppo e a deprimermi. Ho provato a fare le cose diversamente, in altri ambiti lavorativi e mi sono riposato».
Nel frattempo Parisse ha avuto tanto tempo per ragionare su alcuni aspetti: «All’inizio dell’inverno non ho potuto allenarmi come al solito, quindi abbiamo alleggerito altre aree di lavoro con Thibaut (Chene, l’allenatore) e Romain (Hurtault, preparatore fisico) in un’unica sessione, un po’ più leggera. Quindi tanta riflessione e tanto monitoraggio dello stato di forma per vedere l’evoluzione di tutto ciò con i Mondiali del prossimo anno e le Olimpiadi tra due anni».
Ora il rientro a Holmenkollen, senza grandi aspettative, anche perché Parisse non ha avuto particolari confronti: «Non mi sono posto alcun obiettivo, tutto ciò che arriverà sarà un bonus. Per me è già bello poter correre questa stagione, indossare questa pettorina e andare a sciare. Abbiamo sempre desideri e aspettative, ma non ho alcun riferimento quest’inverno, quindi vedremo davvero cosa succederà. Non so a che punto sono, è abbastanza complicato da dire. Mi sono allenato molto, ma ero praticamente solo riguardo alla mia intensità. Ho potuto fare alcuni confronti, come nella Marathon du Grand Bec, dove c’era Jules Lapierre, e ho anche fatto alcuni intensivi con Théo Schely in classico. Vedere i risultati di entrambi in Coppa del Mondo mi ha dato buone indicazioni. È comunque diverso da un pettorale di Coppa del Mondo e lo vedremo questo fine settimana. Non lo sappiamo davvero. Ora non ci resta che indossare il pettorale in questa corsa leggendaria e vedere cosa succede».
Inevitabile un pensiero anche per Manificat, sempre stato l’atleta simbolo all’interno della squadra nel corso della carriera di Parisse: «È un grande capitolo della storia della Francia che si chiude. È un atleta davvero straordinario! Dei ragazzi presenti quando sono arrivato nel gruppo, è l’ultimo che si ritira, quindi è strano anche in questo senso. Quando sei un giovane sciatore, potersi evolvere insieme ad atleti che stanno lasciando il segno nella loro disciplina è davvero molto arricchente. Eh, sarà emozionante».
Sci di fondo – A Holmenkollen, esordio stagionale per Parisse dopo la mononucleosi: “Nessun obiettivo, è già bello poter tornare a gareggiare”
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