Metà della rassegna iridata di Nove Mesto na Morave è passata agli archivi. Con il titolo conquistato da Lisa Vittozzi nella 15km si è assegnata la sesta medaglia d’oro di dodici. Le donne francesi e gli uomini norvegesi sono gli indiscussi dominatori del mondiale, sommando i due movimenti si arriva a 14 posti occupati sul podio di diciotto disponibili.
Tanti sono rimasti colpiti da questi risultati e molti hanno espresso preoccupazioni sul futuro del biathlon, in primis Ole Einar Bjørndalen e Olle Dahlin (presidente dell’IBU).
La leggenda norvegese Bjørndalen afferma che il rullino di marcia tenuto da Johannes Thingnes Bø e compagni possa portare nel prossimo futuro a una situazione simile a quella che si sta vivendo nello sci di fondo, dove in assenza dei russi solo i paesi scandinavi ottengono risultati. Il fresco cinquantenne reputa che il divieto di utilizzare scioline con fluoro abbia creato un distacco ancor maggiore tra le grandi potenze e gli altri paesi, velocizzando questa transizione verso la situazione presente nel fondo. Bjørndalen conclude le sue dichiarazioni riferendosi direttamente ai manager dell’IBU, le sue parole sembrano quasi un monito: “se l’IBU non affronta questo problema adesso, tra tre o quattro anni per noi le cose andranno male come per lo sci di fondo. Sono estremamente interessato allo sci di fondo, ma non lo guardo più”.
Olle Dahlin, nelle scorse giornate, ha affrontato la medesima questione: “uno dei punti di forza del biathlon è il suo numero elevato di praticanti e questo ha fatto si che molte nazioni sono state in grado di lottare per il podio in Coppa del Mondo. Ma ritengo preoccupante che solo l’Italia, la Germania e la Svezia siano riuscite finora a sfidare Norvegia e Francia ai Mondiali. Avere competitività in diverse zone dell’Europa e del mondo porta ad alzare il valore del biathlon, anche da un punto di vista economico: i diritti televisivi ad esempio. È nell’interesse di tutti avere uno sport entusiasmante e accattivante”. Il presidente dell’IBU continua il suo intervento mettendo in luce i passi che l’Unione Internazionale sta mettendo in atto per ridurre questi divari: “abbiamo un ampio programma di sviluppo con il quale avviciniamo le nazioni in modo più mirato attraverso programmi di mentoring su misura. L’IBU ha inoltre organizzato la formazione degli allenatori in più fasi e, attraverso il programma di sviluppo dell’associazione, le nazioni possono anche dotarsi di fucili laser che facilitano il reclutamento dei giovani.” Dahlin conclude il suo intervento ponendo l’accento sulla decisione sul divieto del fluoro: “La prima stagione sarà sempre una sfida, ma questo può essere risolto. Il trasferimento tecnologico procederà abbastanza rapidamente. I produttori di scioline sono coinvolti nel processo e c’è uno scambio di competenze tra i team.”