Non c’era certo bisogno di questa stagione per rendersi conto del livello di dominio raggiunto nel biathlon dalla nazionale norvegese, perlomeno al maschile. La classifica, però, fa effetto, perché vede sei Norge nei primi sei posti. Come se non bastasse, il "settimo uomo" – Vebjørn Sørum – quando può gareggiare ha il potenziale per andare a podio, cosa che quest’anno gli è riuscita sia a Østersund che ad Anterselva. Si sta parlando di un atleta che non andrà ai Mondiali ma sarebbe il punto di riferimento di tutte le altre nazioni, o quasi.
I norvegesi hanno sottolineato come l’alto livello presente in squadra sia una nota positiva per il movimento, ma mette tanta pressione ai singoli, costretti a fare meraviglie "solo" per partecipare al Mondiale: «È una battaglia feroce. Penso che nel Mondiale vedremo che gli avversari avranno un leggero vantaggio su di noi in termini di forma, perché se noi vogliamo partecipare al Mondiale, dobbiamo essere in buona forma anche a dicembre e gennaio», ha rimarcato Vetle Christiansen a TV2.
I norvegesi hanno sottolineato come l’alto livello presente in squadra sia una nota positiva per il movimento, ma mette tanta pressione ai singoli, costretti a fare meraviglie "solo" per partecipare al Mondiale: «È una battaglia feroce. Penso che nel Mondiale vedremo che gli avversari avranno un leggero vantaggio su di noi in termini di forma, perché se noi vogliamo partecipare al Mondiale, dobbiamo essere in buona forma anche a dicembre e gennaio», ha rimarcato Vetle Christiansen a TV2.
«C’è una riserva forte che sale sul podio in Coppa del Mondo e che non andrà al Mondiale. È gioia mista a orrore: come staffetta siamo forti, ma il rovescio della medaglia è che vedi quanto duramente gli altri si allenino, quanto siano diventati forti. Allora ogni tanto devi accontentarti del quinto posto», ha aggiunto Johannes Bø. Suo fratello Tarjei spiega ancora più nel dettaglio come si sentino i norvegesi a questo Mondiale: «È tremendamente dura. Scherziamo spesso sul fatto che dobbiamo battere i compagni di squadra, ma è così. Siamo noi contro il mondo quando competiamo. Ma quando si tratta di assegnare le medaglie nel Mondiale, sono solo tre e al via siamo sei. È difficile. È un punto di forza della nazionale, sì, ma non deve portarci a distruggerci a vicenda».