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Biathlon , Pianeta Italia

Biathlon – Oberhof un anno dopo, ricordi ed emozioni di una giornata storica: il racconto del trionfo della staffetta italiana!

La pioggia cade decisa a Oberhof, tanto che spunta l’asfalto sotto i piedi dei coach al poligono, mentre l’area media è diventata una parete ghiacciata, che rende difficoltoso muoversi per chi è lì a lavorare. Ne sanno qualcosa i vari giornalisti che, zuppi dopo ore di pioggia, continuano a camminare avanti e indietro nel corso della staffetta femminile, anche per l’eccitazione di una gara emozionante, mentre Hannah Auchentaller si accinge ad affrontare la sua seconda serie. L’azzurra non commette errori e l’Italia è lì clamorosamente in testa dopo tre frazioni, come pochi avrebbero immaginato.

Nel frattempo, in mixed zone arriva Dorothea Wierer, che dietro al solito sorriso non nasconde un po’ di nervosismo in attesa dell’ultima frazione, consapevole che il grande risultato è dietro l’angolo. Vittozzi intanto è perfetta a terra, così prima della serie in pieda resta davanti con Herrmann, si proprio con quella Germania che è spinta dal caloroso e sportivo pubblico tedesco, per arrivare a giocarsi tutto nella serie finale. La tv norvegese rapisce Wierer, vuole commentare con lei l’ultimo poligono. La finanziera di Anterselva gentilmente si ferma e accetta, si guarda attorno, sorride, poi sbuffa muovendo le labbra in lontananza per comunicare ai pochi italiani presenti che è molto tesa (le sue parole sono state in realtà altre, ma giusto edulcorare).
Nel frattempo le atlete entrano nello stadio per l’ultima serie e il pubblico tedesco è pronto a una nuova festa, a ballare sotto le note de “il treno è senza freni”, canzone in realtà estiva che ha accompagnato tutto il Mondiale tedesco. Tutti gli sguardi sono rivolti al poligono, in attesa che i bersagli diventino bianchi, ma i tifosi di casa devono fare i conti con Lisa Vittozzi, che è fantastica, sembra quasi non sentire la tensione, come se quei cinque colpi fossero i più semplici che abbia mai fronteggiato. Mentre tutto il resto delle persone presenti allo stadio, allenatori, tecnici, giornalisti e tifosi, è avvolto nella tensione di quel momento decisivo per una gara appassionante, l’azzurra fa sembrare tutto facile, come bere un caffè. È velocissima la sappadina, che completa la serie e corre via dal poligono, mentre Herrmann va in difficoltà con le ricariche. I tecnici azzurri si guardano al poligono e iniziano ad abbracciarsi, gli altri azzurri in pista guardano il datacenter e urlano nel bosco, mentre è ormai chiaro: è medaglia d’oro!

Esultano a modo loro anche i giornalisti finlandesi che stavano tifando Italia per l’allenatore azzurro Jonne Kähkönen, mentre tutti iniziano a spostarsi in mixed zone tra una scivolata e l’altra, miracolo che nessuno si faccia male.
Intanto vi è un allenatore di un’altra nazionale in lacrime per l’emozione, è quello degli Stati Uniti. Qualcosa che magari non ci si aspetterebbe, non fosse che a guidare la squadra a stelle e strisce vi è Armin Auchentaller, papà di Hannah, l’azzurra schierata a sorpresa e magnifica protagonista della terza frazione. Jonne Kähkönen e Fabio Cianciana, abbandonano intanto lo shooting range per correre a bordopista e godersi l’arrivo, ma prima è d’obbligo la sosta proprio da Auchentaller, che gli va incontro, un abbraccio forte, intenso, con Cianciana che sorride emozionato ed esclama: “Oh Armin, tua figlia è campionessa del mondo”. Il tecnico degli Stati Uniti è ancora in lacrime, ringrazia gli allenatori azzurri, si ricompone subito e nonostante il turbinio di emozioni, dopo l’abbraccio torna al poligono a seguire Kelsey Dickinson, l’ultima atleta frazionista a stelle e strisce. Poi dà le info ai tecnici in pista e smonta, in un rituale classico. Chissà cosa starà provando, quanto sarà complicato non sedersi da una parte e piangere di gioia, correre e raggiungere la figlia per festeggiare.

È difficile non commuoversi, ogni italiano trattiene a fatica le lacrime, anche chi è lì per lavoro, che poi, in giornate così c’è anche da vergognarsi a considerarlo come tale. Intanto Vittozzi approccia il rettilineo finale, con Wierer, Comola, che ha passato tanto tempo nello spogliatoio catturata dalla tensione, e Auchentaller che la attendono all’arrivo, mentre a bordopista tecnici, skiman, il cuoco Arturo, tutti cercano di battere il cinque alla sappadina. Certo, poi se si è giornalista italiano in mixed zone, è difficile anche riuscire per un attimo a isolarsi e godersi semplicemente il momento, magari commuoversi, perché attorno arrivano subito diversi giornalisti scandinavi, venuti a chiedere, letteralmente: “Ma Doro e Lisa, ora sono amiche”? La risposta è anche semplice: “Sono campionesse del mondo”. Ma anche questo si può accettare, oggi va bene tutto.

In pista, in tribuna, dai bar dei fan club o da casa, gli appassionati italiani impazziscono di gioia e vivono un momento che ricorderanno per tutta la vita, ognuno a modo suo, perché questo pomeriggio del 18 febbraio 2023 resterà per sempre negli annali, il giorno in cui il biathlon italiano ha vissuto uno dei suoi momenti più emozionanti, delle sue imprese più grandi e forse anche inattese. Un risultato che forse nemmeno avrebbero osato chiedere a Babbo Natale, almeno non già per il 2023.

Invece è arrivato, con una gara perfetta; una Comola splendida come sempre al lancio, magnifico esempio di un’atleta determinata, capace di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, fino a salire sul tetto del mondo. Un’atleta che andrebbe presa da esempio da tante giovani, che un giorno sognano di arrivare nell’alto livello. La dimostrazione che bisogna credere sempre in sé stesse e lavorare sodo. Wierer bravissima in seconda frazione, nonostante la caduta, a prendersi la vetta con una serie in piedi da urlo e mettere in bacheca quell’alloro a squadre che le mancava. In un giorno che ha fatto la storia del biathlon italiano, lei, la regina, doveva per forza esserci. Poi la sorpresa Auchentaller, che alla vigilia del Mondiale nemmeno avrebbe dovuto prendere parte alla sprint, non fosse stato per quel regolamento cambiato dall’IBU e mal compreso da tutti. Atleta capace di tirare fuori il meglio da sé stessa nei momenti chiave, guadagnarsi la mass start e soprattutto la staffetta. Infine Lisa Vittozzi, che dopo essere finita in un tunnel che sembrava senza luce, ha saputo reagire ed uscirne, da grande campionessa non soltanto dello sport, fino ad essere protagonista al Mondiale, vincendo quattro medaglie, tra le quali il bronzo nell’individuale, e disputando un’ultima frazione perfetta in staffetta, ammutolendo lo sportivo pubblico tedesco, pronto dopo la gara ad offrire da bere a qualsiasi italiano entrasse nel tendone, perché “siete campioni del mondo” e perché il biathlon è competizione, ma soprattutto condivisione e amicizia, che va oltre il tifo e i confini nazionali, una realtà a sé che sarebbe bello fosse un modello di convinvenza.

Dopo la gara esplode la festa italiana, skiman e tecnici azzurri a mangiare e brindare all’interno dello skiroom, assieme alle atlete. Bottigilie di birra e prosecco, formaggi e salumi, D’Incau che taglia una fetta dietro l’altra e le offre. Klaus Höllrigl che al suo primo anno da direttore tecnico si gode il suo team vincente, per una stagione andata oltre ogni più rosea aspettativa ma che sa anche porterà nuove pressioni. “Grazie, se non mi aveste dato l’opportunità di mettermi alla prova e sbagliare ad Anterselva, oggi non sarei qui” afferma intanto Auchentaller, ringraziando i suoi allenatori. E intanto si battono i pugni sui tavoli, si brinda, si urla ogni volta che una delle quattro campionesse del mondo entra nello skiroom, mentre si apre la porta anche ai tecnici stranieri, molti italiani, ben felici del trionfo azzurro, sempre per quello spirito di condivisione e amicizia che va oltre la competizione.

La giornata volge al termine, tutti zuppi di pioggia, infreddoliti, dopo ore nel clima di Oberhof, mai clemente, ma che poi quel giorno almeno in parte ha graziato il biathlon e l’Italia, se si considera che oltre l’acqua, le previsioni davano un vento che avrebbe potuto portare anche alla cancellazione della gara, tanto che viene rinviata la premiazione. Ma porco importa dell’umido e del freddo, da italiani ci si sente dei privilegiati, grazie a Samuela Comola, Dorothea Wierer, Hannah Auchentaller e Lisa Vittozzi, quattro donne i cui nomi resteranno per sempre scolpiti nella storia del biathlon italiano.

E tra i ricordi personali di quel giorno, al termine di una giornata intensa di “lavoro”, ma forse è meglio chiamare di "privilegio", anche il ritorno nel b&b che è stato la mia casa per due settimane, all’interno di una vecchia stazione ferroviaria a Schleusingen, ad un paio di decine di chilometri da Oberhof, luogo sempre avvolto dalla nebbia, che ha reso quei venti minuti di auto eterni ogni giorno.
Quando, insieme al collega e amico Dmytro Yevenko, fotografo ucraino, che quel giorno era stato l’unico in sala stampa a pronosticare il successo delle azzurre, siamo entrati nella birreria all’interno della struttura, tutti i tedeschi presenti si sono alzati in piedi ad applaudire e hanno offerto da bere, in sportività e amicizia come solo il biathlon sa regalare. La degna chiusura di una giornata da portare nel cuore per tutta la vita.

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