Poco dopo l’annuncio ufficiale della squalifica di Sturla Holm Lægreid dalla Mass Start di Coppa del mondo di biathlon a Lenzerheide (Svizzera), Siegfried Mazet, l’allenatore francese del tiro per la squadra norvegese maschile, ha parlato dell’incidente occorso al suo atleta ai microfoni di L’Equipe.
In particolare ha spiegato le circostanze e la timeline degli eventi, rivelando sorprendentemente di essere stato informato dell’incidente più di 24 ore dopo: «Abbiamo sempre l’abitudine di dare il pettorali con la scatola di proiettili il giorno prima delle gare e, prima della gara di venerdì, Lægreid ha preparato il suo fucile e i suoi caricatori e ha pensato di avere del tempo per fare qualche tiro "a secco". Si è messo su un materassino sdraiato di fronte a un muro, ha sparato un caricatore e un proiettile ha colpito il muro. »
«Stranamente, l’ho saputo solo venerdì sera piuttosto tardi» si rammarica «Non ho dormito tutta la notte perché era molto dura per me. Ho vent’anni di esperienza nel biathlon e tre incidenti, ogni volta a casa nel tiro “a secco”, mai al poligono. Come rappresentanti della Federazione Norvegese abbiamo voluto fare le cose per bene avvertendo l’IBU, il comitato organizzatore e il proprietario della casa in cui alloggiamo. La polizia è stata quindi avvisata, è venuta all’hotel ieri (sabato, ndr) e Lægreid è andato a deporre alla stazione di polizia.»
Dal punto di vista giudiziario non dovrebbero esserci conseguenze visto che nessuno è rimasto ferito, ma Mazet ci tiene a ricordare che questo incidente deve essere un monito per tutti i biathleti perché «i fucili rimangono armi da fuoco pericolose».
Anche i compagni di squadra di Lægreid hanno provato a raccontare quanto è accaduto dal loro punto di vista. Juni Arnekleiv racconta alla TV norvegese di trovarsi in sala da pranzo ma di non aver impiegato molto a capire cosa fosse successo e che il rumore sentito proveniva da un’arma da fuoco.
«Sturla, scosso, ha alzato lo sguardo e si è scusato, spiegando di aver sparato senza volerlo. Ci siamo resi conto subito della gravità della situazione, ma non c’è stato nessun ferito» ha raccontato Arnekleiv ad NRK.
Johannes Dale, coinquilino di Lægreid, è quello che, ha vissuto più da vicino l’incidente.
«Ero nella stanza e ho sentito il rumore. Ho sentito che cose simili sono già successe, ma probabilmente l’ultima volta è successo 15 anni fa. Non l’ho mai sperimentato personalmente, non è qualcosa che ti aspetti che accada, ma quando capita per la prima volta, è un po’ surreale. Il tipo di cose che ti aspetti di non poter sperimentare durante la tua carriera.»
Dopo l’incidente, la squadra norvegese si è riunita per fare il punto della situazione, per provare a capire la dinamica e le eventuali dimenticanze che hanno portato all’incidente incresciuto e come garantire che non accada mai più.
«È molto importante essere trasparenti riguardo alle armi da fuoco. Ce ne occupiamo ogni giorno e siamo sempre molto attenti alla sicurezza. Noi atleti sappiamo con che tipo di colpi tiriamo e quali possono essere le potenziali conseguenze» afferma Ingrid Landmark Tandrevold, la cui preoccupazione però va anche a Lægreid, che va sostenuto in un momento difficile «La paura più grande per un biatleta è che un tiro parta quando non è previsto. Probabilmente gli darà uno "shock".»
Tutto il Team Norge in questo momento è stretto attorno al compagno di squadra: sappiamo quanto sia complessa la psiche umana, tanto più in uno sport come il biathlon in cui la componente mentale è delicatissima ed è importante per Laegreid ritrovare la serenità e voltare pagina il più presto possibile, pur con la consapevolezza e la responsabilità che quanto accaduto non debba ripetersi.
«È un ragazzo sensibile, si vede quando non si sente bene. Ci prenderemo cura di lui. Per noi tutti è stato un campanello d’allarme sulla necessità di avere tutto in ordine» ha dichiarato Tarjei Bø, al termine della Mass Start.
Proprio affinché incidenti come questo non si verifichino con regolarità, l’IBU ha implementato e inasprito nel corso degli anni una serie di regole che possano fungere da deterrente per gli atleti e un invito a mantenere alta l’attenzione quando si tratta di manutenzione e utilizzo delle carabine. Di conseguenza l’atleta e la squadra hanno accettato con coscienza la sanzione imposta dall’IBU. Rimane da chiedersi comunque per quale motivo le munizioni siano state consegnate in albergo che, come fa notare Elvira Oeberg, non fa parte della prassi.
«È facile sdrammatizzare un po’ quando si passa tanto tempo con le armi come facciamo noi, ma non si può essere approssimativi con la routine. Noi svedesi non abbiamo mai ricevuto munizioni in albergo. Riempio i miei caricatori allo stadio e mi sento al sicuro»
Ora la questione è passata in mano a Per Arne Botnan, direttore sportivo per il biathlon, il quale afferma che le munizioni non verranno mai più fornite fuori dallo stadio
«Non so se questo sia un fattore determinante. In ogni caso, abbiamo detto che d’ora in poi riceveranno il numero di partenza e le munizioni quando saranno allo stadio»
Biathlon – Dallo shock alla solidarietà: le reazioni all’incidente con la carabina di Lægreid
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