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Sci di fondo

Sci di fondo – Quando non sei benvenuto nel tuo Paese: la disavventura a Ruka di Julia Häger, finlandese di lingua svedese

Un brutto episodio ha coinvolto Julia Häger, fondista svedese-finlandese, nella 10km di sabato a Ruka. La 27enne di Nykarleby, che gareggia principalmente Coppa Scandinava, spesso occupa un posto nella quota nazionale quando le gare di Coppa del Mondo si svolgono nel suo Paese.
Nella gara di sabato, chiusa al 49esimo posto, quella che doveva essere tutto sommato un’esperienza positiva nella competizione di Coppa del Mondo è diventata negativa a causa di qualcuno tra il pubblico. Häger scrive infatti su Instagram di essere stata chiamata "vittun hurri", tradotto come "maledetto finlandese svedese", una volta tagliato il traguardo dopo la gara.
«Ero sdraiata nell’aria d’arrivo completamente esausta dopo una gara piuttosto brutta, quindi mi sentivo in una posizione piuttosto vulnerabile. Quindi ci è voluto un po’ perché il mio cervello si rendesse conto che qualcuno stava davvero gridando, ma non è proprio pieno di svedesi finlandesi a Ruka, quindi ho capito che era diretto a me.» ha raccontato al giornale svedese Expressen «Ho provato a guardare il pubblico per vedere chi fosse, ma era impossibile, quindi mi sono allontanato dall’area il più velocemente possibile. Ero scioccata, ovviamente, ed è ovviamente triste, ma ho cercato di non prendermela troppo.»
Häger, che appartiene ad una minoranza linguistica svedese in Finlandia, ha vissuto in Svezia per sei anni durante gli studi e racconta anche di trovarsi spesso a dove spiegare ai suoi amici svedesi cosa vuol dire far parte di una minoranza linguistica e che molti rimangono spesso sorpresi. 
«Ma non è che io viva questo genere di cose nella mia vita di tutti i giorni né penso che la maggior parte delle persone abbia qualcosa contro di noi. Ma ci sono delle eccezioni, ovviamente, e tutti gli svedesi finlandesi sanno che ci sono persone a cui non piacciamo, quindi non sono rimasto particolarmente sorpreso.»
Un argomento molto delicato, che fa ricorda un po’ quella ferita sempre aperta anche qui da noi nei confronti degli atleti che appartengono a minoranze linguistiche come gli altoatesini, spesso giudicati, a sproposito, non italiani, non solo dal pubblico, ma anche dai media. La speranza è che, nel 2023, certi modi di pensare, all’interno di una società fortemente globalizzata come la nostra, possano essere definitivamente estirpati.

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