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Biathlon – Hofer: “Orgoglioso dei giovani azzurri. I Giochi 2026 sono un obiettivo”

Nella vita di un atleta gli infortuni sono, nel migliore dei casi, dei fastidiosi intralci nella strada verso il successo. Altre volte, invece, diventano dei compagni di viaggio che, quando se ne vanno, lasciano scorie pesanti, modificando lo stile di vita e il modo di allenarsi. Lo sa bene Lukas Hofer, che dopo mesi di calvario fisico e la rinuncia a ogni tappa di Coppa del Mondo 2022-23 si è ripresentato in gran forma in Val Martello.
"Luki", che ha modificato i suoi allenamenti soprattutto al poligono, ha ammesso di aver avuto bisogno di un supporto psicologico da parte di professionisti dopo l’operazione alla spalla sinistra: «Non sapevo se sarebbe andata bene o se ci sarebbero stati problemi. Ero preoccupato, finché non ho parlato con uno psicologo e un mental trainer che mi ha detto di pensare solo alle cose positive. Questo ha cambiato la mia mentalità e ho sentito che sarebbe andato tutto bene. Poi non ho avuto problemi a sottopormi al secondo intervento a metà estate con lo stesso medico. Sono sicuro che non sarei qui se non avessi capito quanto sia importante l’aspetto mentale», queste le sue parole ai microfoni dell’Ibu.

Hofer ha svolto una preparazione di due settimane a Idre Fjäll con la nazionale svedese: «Sono stato a casa per tanto tempo e mi è mancata molto la squadra. Quando li ho incontrati per la prima volta (nel 2022, nda), mi hanno fatto entrare nel gruppo come se fossi lì da sempre. È stato fantastico. Era tutto nuovo e avevo un po’ di paura, ma l’atmosfera era familiare e confortevole. L’anno scorso ero davvero in forma e lottavo ogni giorno con Samuelsson e Ponsiluoma. Poi ho visto Ponsi vincere a Kontiolahti, è stato un pugno al cuore. Dopo di che, non ho più acceso la TV per molto tempo».
Ora la TV non deve accenderla, ma per un altro motivo. Ora "Luki" sta bene e presto si potrà misurare di nuovo con le nuove speranze del biathlon italiano, a partire da Tommaso Giacomel: «Sono molto orgoglioso (dei ragazzi, nda), perché questo dimostra che il lavoro svolto quando Dorothea Wierer e io stavamo crescendo ha ispirato molti giovani a praticare il biathlon. Ora stanno crescendo, si allenano duramente e percorrono le stesse tappe che abbiamo fatto noi. I Giochi? Sono un obiettivo, non c’è dubbio. Non sono molti gli atleti che possono avere i Mondiali e i Giochi olimpici in casa. Se riuscirò a ottenere i risultati, allora potrò dire: ‘Ancora un anno o due e i Giochi saranno qui’. Ma vedremo…».
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