Continua a far discutere l’autobiografia di Charlotte Kalla, intitolata "Skam den som ger sig" (Vergogna per chi si arrende). In questo libro l’ex fondista svedese ha messo a nudo quel sentimento di vergogna che ha pervaso la sua carriera, quella voce interiore che l’ha accompagnata e con la quale ha vissuto. Pensieri che tendevano a sminuire i risultati ottenuti (e che senza dubbio li hanno condizionati), e ingigantivano la questione del peso, al punto che la svedese ha cercato anche l’autoinduzione del vomito, senza riuscirci.
Questioni delicate e intime, che sono collegate alla salute mentale degli atleti, tema attuale e ancora troppo trascurato, se è vero che Kalla ne ha parlato apertamente solo dopo il ritiro dall’attività agonistica. Difatti, le sue colleghe non sapevano nulla dei problemi personali della svedese. Tra queste, Marit Bjørgen, non solo collega ma anche amica di Kalla.
«In realtà avevo l’impressione che fosse molto sicura di sé e che amasse lo sport. Devo dire che sono un po’ scioccata e penso che sia molto triste», queste le sue parole a NRK. «Penso che forse la carriera di Charlotte avrebbe potuto essere ancora migliore se fosse stata più rilassata sul peso che avrebbe dovuto avere».
Questioni delicate e intime, che sono collegate alla salute mentale degli atleti, tema attuale e ancora troppo trascurato, se è vero che Kalla ne ha parlato apertamente solo dopo il ritiro dall’attività agonistica. Difatti, le sue colleghe non sapevano nulla dei problemi personali della svedese. Tra queste, Marit Bjørgen, non solo collega ma anche amica di Kalla.
«In realtà avevo l’impressione che fosse molto sicura di sé e che amasse lo sport. Devo dire che sono un po’ scioccata e penso che sia molto triste», queste le sue parole a NRK. «Penso che forse la carriera di Charlotte avrebbe potuto essere ancora migliore se fosse stata più rilassata sul peso che avrebbe dovuto avere».