Alle giornate del Modena Skipass, il salone degli sport invernali che si è tenuto lo scorso weekend, ha partecipato anche Hannah Auchentaller. Fondo Italia ha incontrato la campionessa mondiale della staffetta femminile di Oberhof che ha raccontato della sua estate di preparazione, dell’imminente inizio della Coppa del Mondo che la vedrà al via fin dalla primissima tappa in Svezia e poi uno sguardo al passato, a quel magico mondiale di Oberhof che doveva essere un semplice debutto e invece l’ha vista, ancora giovanissima, protagonista.
La biatleta del CS Carabinieri si è dimostrata, nei suoi 22 anni, estremamente matura e consapevole che il suo percorso di atleta tra i “grandi” della disciplina è ancora davvero solo all’inizio.
Hannah, stai partendo per la Norvegia per la prima volta e poi farai l’esordio in Coppa del Mondo fin dalla prima tappa. Cosa significano per te queste gare?
«A dire il vero era un grande obiettivo quest’anno. L’anno scorso ci sono andata vicina e poi all’ultimo non è andata come speravo, quindi era un grosso obiettivo. Adesso non vedo l’ora di tornare sugli sci e sulla neve e speriamo di partire con il piede giusto perché è quella la cosa fondamentale, ti dà tanta sicurezza ed è utile anche a livello mentale. Sono pronta per gareggiare, vediamo cosa accadrà.»
È vero che sei una campionessa del mondo ma sei ancora giovanissima, in Coppa del Mondo di esperienza ancora ne devi far tanta, ci sono località in coppa del mondo dove non hai ancora gareggiato, quindi ancora continua ad essere tutto nuovo per te.
«Sì per me continua ad essere tutto nuovo. Sono arrivata da poco in squadra di Coppa del Mondo e non vedo l’ora di gareggiare su nuove piste, scoprire nuove cose e imparare tanto perché alla fine si impara qualcosa ogni giorno. È fondamentale andare a cercare “lezioni” perché è quello che ti forma, speriamo di poter fare una stagione piena di esperienze e di soddisfazioni ma anche di sconfitte perché è da lì si impara di più.»
E forse per te proprio una sconfitta è stata fondamentale l’anno scorso, perché ad Anterselva, dove avevi fatto bene nella gara individuale, poi arriva la staffetta negativa.
«La staffetta di Anterselva è stata fondamentale. È stata tosta da mettere via perché non pensavo di farla, ho avuto l’onore di gareggiare in staffetta davanti al pubblico di casa e ci tenevo a far bene. Ci ero riuscita due giorni prima quindi speravo di potermi ripetere. Però ho sicuramente imparato tantissimo e mi è servita qualche settimana dopo. Adesso sembra una cosa ovvia, ma quando ad Oberhof mi hanno comunicato che avrei fatto la staffetta c’ho ripensato e mi sono detta “ecco vedi che a qualcosa sarà pure servita”»
Arrivi ad Oberhof ed eri fuori dalla sprint, poi si scopre il giorno prima delle gare che da regolamento avresti potuto fare anche quella. Come hai reagito in quel momento?
«Benedico tutti quelli che hanno mal interpretato quella nuova regola dell’IBU, perché così ho potuto partecipare anche a quelle gare che sono andate anche bene nonostante non avessi avuto modo di “pensarci” prima. È stato un mondiale che mi sono goduta appieno perché pensavo che avrei fatto solo una gara e invece sono riuscita a farle tutte e ancora oggi quando ci ripenso ho ancora i brividi.»
Non ti sei fatta mancare niente, persino i 5 bersagli mancati nell’ultimo poligono dell’individuale
«Sì dai può capitare a tutti di premere il bottone sbagliato, è umano, per fortuna non mi ha mandato fuori di testa più di tanto, sono riuscita a rimanere concentrata per quel poco che mi serviva ancora. Peccato per quel penultimo colpo che non si sa dove sarebbe finito, però alla fine va bene così, pensarci troppo non porta a niente.»
Quell’oro mondiale ha cambiato qualcosa nella tua vita? Senti più pressione nel doverti confermare o lo vivi come una base?
«Lo vivo abbastanza bene. Sono una persona abbastanza tranquilla, non mi piace pensare troppo né al passato, né al futuro, vivo nel presente perché alla fine è l’unica cosa che sappiamo per certo e quindi è bello avere la sicurezza che nessuno ti porterà via quel risultato, però non è una medaglia che ti definisce e quindi io continuo ad essere me stessa e la vivo con calma, non voglio mettermi pressioni di sola. La gente tende a vedere solo i grandi successi però bisogna vedere anche tutto il lavoro che c’è dietro perché c’è uno staff, allenatori, famiglie, amici e senza di loro niente sarebbe possibile. Poi ci sono dei sacrifici enormi che si fanno tutti i giorni, lavoro duro perché alla fine solo quello paga e tante altre cose … sconfitte, incertezze e poi se va bene arriva il successo, ma è tutto questo insieme che ti definisce e non quello che si legge in cima alla classifica.»
Papà Armin lo hai visto ultimamente o è negli Stati Uniti?
«Papà è a casa, è tornato lo scorso weekend. Sono contenta di averlo visto perché di solito e un via vai, c’è chi arriva e chi parte e non succede tutti i giorni di poter essere a casa insieme. Loro adesso poi vanno in Finlandia.»
Com’è il clima in squadra? Comunque c’è tanta concorrenza…
«È giusto così, sia noi che le ragazze ancora più giovani di noi spingono da dietro, è un modo per stimolarsi a vicenda. Anche noi non siamo per niente arrivate perché davanti a noi c’è comunque chi è ancora più forte e più veloce. È uno stimolo continuo sia da dietro che da davanti e serve per crescere.»
Certo che avere Lisa e Doro aiuta a non sentirsi mai arrivati.
«Esatto! Perché tempo ce ne vuole per arrivare a quei livelli ed è bello averle in squadra per un confronto quotidiano.»
Cosa chiedi per la prossima stagione?
«Innanzitutto salute, di godermela appieno e di far vedere che so essere costante.»
Questa estate hai lavorato su qualcosa in particolare?
«Ho cambiato calciolo quest’anno, quindi c’è stato più lavoro di tiro da fermo e sulla precisione ma poi in generale bisogna continuare a lavorare, a migliorare, magari scoprendo dettagli che potrebbero aiutarti a tirare giù quei 5 secondi preziosi. Sono quelle le cose che fanno la differenza»
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