Non serve una grande economista per dirci che quello che stiamo vivendo sia un periodo di vacche magre. Ognuno, nel suo piccolo, sta sperimentando un cambiamento nella propria capacità di spesa: la Guerra in Ucraina prima e l’inflazione che ne è derivata hanno aumentato i costi di qualsiasi aspetto della vita di tutti i giorni. Lo sport, dalla disciplina più di nicchia, fino a quelle più seguite, non è stato di certo risparmiato dalle conseguenze che l’aumento del costo della vita e delle materie prime hanno provocato ai bilanci.
Si è visto già con gli annosi problemi della federazione norvegese o di quella finlandese, che ha dovuto ridurre la propria presenza persino sui social per far quadrare i conti. E lo sa bene la Federazione francese di sci che oggi si trova ad avere dei bilanci invariati, costretta dunque a fare dei compromessi nella ridistribuzione delle risorse: un vero e proprio grattacapo per i responsabili delle discipline sportive invernali, come riporta Ski Chrono, sci alpino e biathlon compresi, che fino ad oggi sembravano risparmiate grazie alla loro popolarità.
«Il budget è uno degli argomenti più discussi con i dirigenti» ha ammesso DTN Pierre Mignerey «perché condiziona tutto. È il punto di partenza della politica sportiva: quante persone mettiamo nei gruppi? Quali obiettivi ci poniamo? Creiamo squadre separate per specialità? Ciò significa più allenatori, junior presi da quale età, eccetera»
Mantenere delle squadre nazionali ad un certo livello, a maggior ragione quando la squadra conta tra le sue fila dei grandi campioni, comporta il mantenimento del livello di professionalità dei gruppi, ad esempio con il truck per il service o una maggiore supervisione dell’organizzazione che, ad oggi, costano di più senza che però ci siano maggiori risorse a disposizione.
«Sì, ci mancano le risorse, ci manca qualche milione di euro per mettere in piedi davvero tutto quello che serve per l’alto livello (il budget complessivo dell’atleta è stimato intorno ai 12 milioni di euro, ndr). Ma tutte le discipline avrebbero bisogno di qualcosa in più.»
«Sì, ci mancano le risorse, ci manca qualche milione di euro per mettere in piedi davvero tutto quello che serve per l’alto livello (il budget complessivo dell’atleta è stimato intorno ai 12 milioni di euro, ndr). Ma tutte le discipline avrebbero bisogno di qualcosa in più.»
Insieme a Fabien Saguez, presidente della FFS, le sue squadre si sforzano di trovare i finanziamenti che potrebbero fare la differenza, con la collaborazione particolare dai partner storici della Federazione e dall’Agenzia Nazionale dello Sport che, ogni anno, danno il loro contributo.
I manager delle singole discipline o i capigruppo sono stati costretti, avendo in molti casi lo stesso budget dell’inverno scorso, a fare dei compromessi a scapito di un certo comfort: viaggi in minibus, alberghi in posizione meno vantaggiosa, raduni cancellati, mancata partecipazione a gare lontane o richiesta di collaborazione per pagare i biglietti.
Tutto questo togliendo gli eventuali imprevisti. «Con lo stesso budget, non abbiamo più alcun margine di manovra nonostante i sacrifici già fatti (eliminazione del gruppo junior, ndr)» ha spiegato a Ski Chrono Alexandre Rousselet, allenatore dello sci di fondo.
«Dovevamo scegliere di passare da due a tre allenatori per uomini e donne» ha aggiunto Damien Maître, responsabile del salto con gli sci «Ci siamo allenati molto di più a Courchevel e chiediamo di più agli atleti. Ma una volta fatto e deciso, bisogna andare avanti. Ci siamo assicurati che il sistema funzionasse e durasse fino al prossimo anno in occasione dei prossimi campionati mondiali di sci nordico.»
«Dovevamo scegliere di passare da due a tre allenatori per uomini e donne» ha aggiunto Damien Maître, responsabile del salto con gli sci «Ci siamo allenati molto di più a Courchevel e chiediamo di più agli atleti. Ma una volta fatto e deciso, bisogna andare avanti. Ci siamo assicurati che il sistema funzionasse e durasse fino al prossimo anno in occasione dei prossimi campionati mondiali di sci nordico.»