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Olimpiadi 2026 – Niente pista da bob a Cortina, Flavio Roda tuona: “Una decisione che ci lascia sgomenti e affossa queste discipline”

Un budello in Italia rappresentava un sogno per la FISI, che vedeva nella struttura che doveva nascere a Cortina la grande opportunità per rilanciare bob, slittino e skeleton, tre discipline che hanno regalato tanto all’Italia nella sua storia olimpica e mondiale. Per questo motivo, la decisione di rinunciare alla costruzione dell’impianto e trasferire le competizioni olimpiche degli sport del budello in un altro paese, ha deluso il presidente della FISI Flavio Roda. Molto deciso e netto il comunicato stampa della FISI, che ha duramente criticato la decisione del governo. Ecco quanto comunicato dalla FISI
Le discipline del ghiaccio appartenenti alla Federazione Italiana Sport Invernali hanno contribuito ad arricchire in maniera importante il medagliere olimpico dello sport italiano, con trentuno medaglie complessive, divise fra diciotto per lo slittino (di cui sette ori), dodici per il bob (quattro ori) e una per lo skeleton. Nomi come quelli del “Rosso Volante” Eugenio Monti, di Armin Zoeggeler e Nino Bibbia hanno scritto pagine indelebili nella storia dello sport mondiale, è anche grazie alle loro imprese che FISI continua a investire al fine di mantenere massimo il livello di competitività delle nostre squadre. Investimenti che, nel solo anno solare 2023, sono stati di quasi 1,5 milioni di euro fra slittino, bob e skeleton per la sola attività agonistica, ai quali occorre aggiungere le spese per compensi, noleggio furgoni e le assicurazioni relative.

“La notizia dello spostamento all’estero delle gare di Milano-Cortina 2026 relative alle specialità in questione ci lascia sgomenti
– dichiara il Presidente Roda -. La Federazione Italiana Sport Invernali ha provato in tutti i modi a far capire l’importanza di queste discipline. Ci mancherà un pezzo di storia, la pista di Cortina avrebbe rappresentato l’occasione ideale per rilanciare movimenti che hanno regalato gloria e popolarità allo sport italiano, verranno meno le basi per costruire gli atleti del futuro. E anche la giustificazione dei costi elevati non è sufficiente a spiegare una decisione di tale portata. In Italia purtroppo non esiste una pista artificiale dove si possano allenare le squadre, ogni anno i nostri atleti sono costretti ad andare all’estero, con relativi aumenti di costi e la logica conseguenza di avere meno possibilità di girare sui tracciati rispetto alle altre nazioni. Credo si tratti dell’atto conclusivo, destinato ad affossare il nostro movimento sul ghiaccio”.

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