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Biathlon – In Russia nasce l’International Club League. Nuzhdov:”Dobbiamo fare qualcosa affinché lo sport non ristagni”

Il presidente della Federazione di biathlon della regione di Mosca Alexey Nuzhdov, nel corso di una trasmissione del canale sportivo russo Match TV, ha parlato dell’International Biathlon Club League, alle cui gare saranno coinvolti anche atleti provenienti da Bielorussia, Cina, Mongolia e Turchia.
«I nostri colleghi dell’International Biathlon Union (IBU) ci vietano di organizzare tornei dove ci sono più di due paesi.» ha spiegato «Viktor Maigurov (presidente della Federazione Russa di Biathlon, ndr) è stato avvicinato dagli uzbeki, mi pare, e si è rivolto all’IBU. E loro lo hanno bandito. Non ci permettono di andare da nessuna parte e dicono addirittura che non possiamo organizzare nulla qui. Assurdo! Dobbiamo poter interagire con l’IBU, se sono nostri colleghi, ovviamente.»
Per questo motivo la Federazione russa ha messo in piedi una struttura giuridicamente indipendente, la International Biathlon Club League (Lega Internazionale dei Club di Biathlon).
«Abbiamo atleti, allenatori, abbiamo il nostro sport, siamo obbligati a svilupparlo. Se ascoltiamo loro, ristagnerà. Dobbiamo fare qualcosa.»
Al momento i bielorussi, anche loro esclusi dalle competizioni internazionali, si sono già iscritti a questo campionato, la cui prima tappa dovrebbe verosimilmente tenersi nel weekend del 18-19 novembre. Anche la Cina ha dato la sua adesione con due club e si prevede la partecipazione di club dalla Mongolia e dalla Turchia.
L’assenza degli atleti russi nelle competizioni internazionali ha in alcuni casi, abbassato il livello delle competizioni, ma il danno è in primis quello arrecato agli atleti stessi che, vincolati entro i confini nazionali, non hanno il confronto diretto con i migliori al mondo e rischiano di perdere le motivazioni. «Dire che qui lo sport sarà distrutto è davvero troppo. Facciamo le gare anche qui. Da sempre abbiamo gli atleti più forti. Tutto dipende dalla scuola nello sport. Non moriremo. Ai primi mondiali eravamo primi dopo i norvegesi. Non c’era uno sport? C’era! La motivazione è una professione: essere il migliore»
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