Proseguono le discussioni sul futuro degli atleti di Russia e Bielorussia. Se alcune federazioni internazionali hanno riammesso la partecipazione degli atleti provenienti da questi due paesi, altri restano invece fermi a quanto deciso nel febbraio 2022, quando Russia e Bielorussia sono state escluse dalle competizioni internazionali a seguito dell’attacco militare all’Ucraina.
Tra le federazione che al momento appaiono più decise a non consentire nuovamente ad atleti russi e bielorussi di gareggiare, a meno che non finisca il conflitto militare, vi è l’IBU, l’International Biathlon Union.
Il presidente della Russian Biathlon Union, Viktor Maigurov, ne ha parlato in un’intervista a Championat, non nascondendo che comunque la preparazione delle squadre va avanti come se gli atleti dovessero gareggiare in Italia nel 2026: «Non posso rispondere inequivocabilmente se ci sarà permesso di partecipare alle Olimpiadi del 2026 oppure no. Ma abbiamo mirato alla preparazione della Nazionale in modo da essere pronti a lottare se avremo l’opportunità di gareggiare. Tutti i criteri, gli scopi e gli obiettivi mirano a garantire che i nostri atleti siano al livello dei migliori al mondo. Non appena la porta si aprirà, dobbiamo essere pronti a tornare nell’élite mondiale e lottare per i posti di vertice».
Maigurov è convinto che si stia lavorando tanto affinché Russia e Bielorussia tornino a gareggiare e pensa che in realtà ciò possa avvenire anche velocemente per l’ottima operazione politica del Comitato Olimpico Russo con il CIO e del ministero dello sport russo con gli altri paesi: «Penso che questa porta possa aprirsi con la stessa rapidità con cui si è chiusa. In determinate circostanze tutto può ribaltarsi e nella maggior parte degli sport entro un mese o due verrà presa una decisione a nostro favore. Sì, oggi alcune federazioni internazionali adottano un approccio più equilibrato alla partecipazione degli atleti russi, e alcune, inclusa l’IBU, fondamentalmente dicono “no” e non vedono la possibilità di un ritorno. Ma la cosa principale è che ci sia dialogo. Il dialogo è condotto dal Comitato Olimpico Russo con il CIO e dal Ministero dello Sport con i colleghi degli altri paesi. Questo in un modo o nell’altro dà alcuni passi e cambiamenti in una direzione positiva».
Il presidente della Federazione Russa di biathlon crede che però sarà un percorso più tortuoso quello che attende gli atleti della sua disciplina: «L’IBU è stata la prima federazione ad imporci determinate sanzioni dopo Sochi. Non c’erano ancora prove né decisioni del tribunale, ma l’IBU aveva già preso una decisione riguardo alla Russian Biathlon Union. Un altro caso è che nel 2022 ai nostri junior non è stato permesso di completare una gara ai Campionati del mondo giovanili.
L’IBU è sensibile ai sentimenti politici generali. Non voglio incolpare nessuno personalmente, ma in un modo o nell’altro la spina dorsale dell’IBU, ora, sono i paesi europei, la Scandinavia, i paesi baltici, il Nord America. Questi prendono le decisioni, quelli che hanno la maggioranza dei dirigenti. Se prendiamo altri sport, ad esempio il wrestling, la boxe, la spina dorsale è formata anche da paesi che sono più fedeli alla Russia, motivo per cui lì vengono prese decisioni più leali».
La Russia teme che il ritorno nel biathlon sarà più difficile: “L’IBU è troppo sensibile alla politica, perché la spina dorsale è formata da certi paesi …”
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