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Biathlon – Siegfried Mazet: “Per Johannes Bø la famiglia è più importante della carriera”

"Johannes Bø rivedremo in raduno a settembre. Il suo stato di forma è un punto di domanda". Queste sono le parole di Siegfried Mazet, allenatore della nazionale norvegese di biathlon, in una bella intervista rilasciata ai colleghi di Le Dauphine.
Facendo il punto sulla preparazione della sua squadra, l’allenatore francese della squadra maschile norvegese ha parlato dell’assenza del dominatore dell’ultima Coppa del Mondo: «Fin qui, la preparazione della squadra è andata bene. Abbiamo iniziato con un raduno in bicicletta a Maiorca (Spagna), dopo esserci ritrovati a Oslo per fare tiro di base, poi abbiamo svolto un grande raduno a Lillehammer. Johannes (Bø) ha partecipato solo al primo raduno. Sua figlia è nata a luglio, quindi fino a settembre non lo vedremo. Sono andato a casa sua, ci siamo allenati insieme e sembrava star bene, ma è sempre difficile dirlo finché non è con gli altri. Johannes è quindi un po’ un punto interrogativo. Quando rientra, Johannes ha sempre delle settimane in cui lavora come un matto e altre in cui sarà un po’ più calmo. So dov’è, ma penso che non sia in anticipo rispetto alla preparazione. Avrebbe dovuto prendere parte al BlinkFestivalen, ma è stato costretto a saltarlo perché suo figlio aveva la varicella, doveva essere tenuto e loro avevano un piccolo problema con la logistica familiare».
Mazet conosce bene Johannes Bø, è già stato in questa situazione negli anni passati, e quindi sa cosa aspettarsi nei prossimi mesi. Nonostante ciò, l’allenatore francese non può sapere se Bø arriverà al via della Coppa del Mondo in grande condizione: «Per lui la famiglia è più importante della sua carriera. La sua forza lo scorso anno è aver partecipato a tutti i raduni, essere cresciuto durante la preparazione e durante tutto l’inverno. Lì trascorrerà del tempo con la sua famiglia. So che sarà molto motivato quando si unirà a noi, ma dopo, quando è troppo motivato, quando non ha fatto un raduno con noi, rischia di fare troppo. Di conseguenza, si infortuna e perdiamo tempo. Quindi ogni volta, questa è la grande domanda».
L’allenatore francese non ritiene però che quello concesso a Johannes Bø sia un trattamento da privilegiato: «Il tempo trascorso in gruppo, in uno stage, è un momento privilegiato e molto importante. E quando Johannes non partecipa, non è per privilegio. È lui che fa una scelta dando priorità alla sua famiglia. Se Sturla (Laegreid, ndr) volesse per un motivo particolare non partecipare a certi raduni, forse avremmo un problema, perché significherebbe che non siamo bravi come allenatore o che quello che offriamo non gli interessa. Ma tutti vogliono partecipare agli stage e sanno che questo è il momento in cui mettiamo le basi solide per la stagione».
Mazet ritiene che i risultati ottenuti lo scorso anno da Johannes Bø abbiano motivato tutto il gruppo: «Può essere sembrato un po’ frustrante per Sturla (Laegreid) per esempio, che era quasi sempre secondo, e quando non era lui era Vetle (Sjåstad Christiansen) o Tarjei (Boe). Sanno che Johannes era l’atleta più forte. E quando si avvicinano ai dieci secondi, sentono che stanno per batterlo e questo li spinge. Tarjei, per esempio, ha avuto un’ottima estate. Non l’ho quasi mai visto così forte in questo periodo dell’anno. I risultati di Johannes stimolano tutti, ma come era accaduto dopo le Olimpiadi di Pechino, quando Quentin (Fillon Maillet) era al top, inarrestabile al tiro. Ci ha spinto a dire a noi stessi che se volevamo batterlo, dovevamo raggiungere quel livello».
L’allenatore francese è convinto che per la sua squadra sarà difficile ripetere le prestazioni dell’anno passato, quando a tratti è stata dominante: «Non è necessario essere l’allenatore di una nazionale per vedere che Quentin non era allo stesso livello dell’inverno precedente. Quindi inevitabilmente libera un posto. Non c’erano russi o bielorussi, i tedeschi si cercano da quattro o cinque anni, Emilien (Jacquelin) alterna alti e bassi. E in questo periodo i miei ragazzi vogliono essere i migliori. Di conseguenza, sono saliti tutti di una o due tacche nella gerarchia e ci siamo ritrovati con cinque atleti di altissimo livello.
Non credo che rifaremo la stessa stagione. Mi dico che infatti, come sempre, quando finiamo una stagione cancelliamo la scacchiera con una spugna e ricominciamo. Davanti a noi si aprono molte trappole, come arrivare troppo sicuri di sé, quando gli altri potrebbero reagire. Mi aspetto tutto ed è per questo che questa situazione è così interessante per noi. Saremo attesi al varco, questo è chiaro, e se finiamo solo terzi, (per molti) sarà un fallimento rispetto alla scorsa stagione, nonostante il risultato sia ancora buono».

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