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Biathlon – Intervista a Mirco Romanin: “Vittozzi può migliorare nell’ultimo giro. Le giovani? Sono ancora più motivate; un consiglio a chi vuole allenare: date del tu alla fatica”

“Oggi mi sono svegliato alle 6 per andare ad allenarmi un po’ prima che iniziasse l’allenamento delle ragazze”. Questa frase descrive perfettamente Mirco Romanin, che sta affrontando la sua quindicesima preparazione da allenatore, nonostante abbia appena 34 anni. Una grande passione, la voglia di essere sempre in movimento, tanto da partecipare anche a una gara della Coppa Italia di skiroll durante la vacanza in Liguria, chiudendo anche sul podio, oppure di scalare più volte in bicicletta lo Zoncolan tirando il collo a tanti colleghi (Pietro Dutto e Jonne Kähkönen ne sanno qualcosa) o farsi lo Stelvio a spinta sugli skiroll.

Oltre alla passione, però, a caratterizzare Romanin è soprattutto la tanta competenza, la voglia di studiare ed evolversi come allenatore, ciò che gli ha permesso di arrivare ad allenare la nazionale femminile insieme a Alex Inderst, Jonne Kähkönen ed Edoardo Mezzaro, raccogliere tante soddisfazioni, compreso il titolo mondiale in staffetta a Oberhof, e vedere crescere tante atlete e tanti atleti che ha guidato nel corso di questi anni già nelle categorie giovanili.
«Sicuramente c’è un po’ di soddisfazione da parte mia nel trovarmi in questo gruppo, dove ci sono diverse atlete con cui ho lavorato già nelle categorie giovanili – esordisce Romanin quando lo contattiamo in Val Martello, dove è scattato il blocco di tre settimane in quota delle azzurre – abbiamo praticamente fatto un percorso di crescita quasi parallelo. Ho iniziato questo mestiere quasi per gioco, ma ho avuto uno sviluppo nel corso degli anni, sempre con la stessa passione. Che tu alleni uno sci club o una nazionale, ci metti sempre il cento per cento, anche se ti trovi di fronte delle dinamiche differenti. Ecco, sono stati quindici anni motivanti proprio per quello, ho vissuto tante esperienze diverse, allenato atleti e atlete con caratteristiche e obiettivi diversi, anche legati alle età. Questo lavoro e questo sport hanno mille varianti e ogni giorno si impara, qualcosa di nuovo. Sono fortunato, fare della propria passione il proprio lavoro è impagabile e se, come nel mio caso, essa è in continua evoluzione, è tutto ancora più motivante».
A proposito di ciò, Romanin ha voluto anche aggiungere un messaggio: «Un consiglio importante che mi sento di dare a chi si avvicina a questo mestiere è di continuare a tenersi in allenamento, allenarsi assieme agli atleti è molto importante, sono sempre stimolati ad avere al proprio fianco il loro punto di riferimento tecnico. Inoltre, ritengo fondamentale anche provare determinati lavori prima di proporli, perché ti rendi conto di quali siano le peculiarità di quell’allenamento e puoi provare a modificarlo per renderlo più stimolante per quello che è l’obiettivo metabolico che si vuol raggiungere, ma soprattutto per un allenatore di sport di endurance ritengo sia importante dare del tu alla fatica quotidiamente. Se non sai far fatica, non puoi insegnare a faticare».

A proposito di fatica, è appena iniziato un lungo raduno che vedrà la squadra femminile impegnata tra Val Martello e Livigno per tre settimane. Avete confermato quel blocco in quota che avevate sperimentato già lo scorso anno. Avete valutato che gli esiti erano stati quelli sperati?
«Un anno fa, abbiamo constatato che seguire le atlete quotidianamente per un blocco di tre settimane, al di là che sia in quota o meno, fa fare un bel salto di qualità al gruppo. Lo scorso anno ci siamo resi conto che al termine di quel raduno ci siamo trovati di fronte una squadra che era su un altro livello rispetto al mese precedente.
Abbiamo deciso di riproporlo nel mese di luglio, perché è un momento importante della preparazione, le atlete sono già ben allenate dal punto di vista aerobico e si iniziano a fare i primi lavori di qualità importante, anche combinati. Averle sott’occhio di continuo è quindi importante».

Come sta il gruppo?
«Il gruppo sta bene, a parte la defezione di Michela (Carrara, ndr) e un piccolo ritardo per Linda, che si è fermata in occasione del precedente raduno per fare un piccolo intervento. Le altre stanno tutte bene e sono in salute. Ovviamente siamo solo all’inizio di venti giorni di lavoro».

A proposito di Carrara, quanto è penalizzante fermarsi in questa fase della preparazione?
«Diciamo che perdere un periodo di preparazione lo è sempre, altrimenti tutti inizierebbero ad allenarsi a un mese dalle gare. Quantificare l’importanza di questa assenza non è semplice. Michela ha fatto un bel salto di qualità nella passata stagione per quanto riguarda la prestazione e la continuità nello sci di fondo. In occasione dei primi test che abbiamo svolto al CeRiSM di Rovereto a inizio preparazione, abbiamo constatato che questo salto era evidente in confronto allo stesso periodo dello scorso anno. Ciò ci permette di essere abbastanza tranquilli se la situazione si risolve in breve. Ovviamente, una volta guarita, dovrà riprendere con una programmazione individuale, magari sarà in ritardo ad agosto e settembre, ma credo che ad ottobre e novembre possa poi tornare gradualmente sui suoi livelli e di inverno possa esprimersi quindi al meglio».

Come ha trovato le giovani del gruppo? Ritiene che le esperienze importanti della passata stagione le abbiano fatte maturare ulteriormente?
«Sono sicuramente maturate. Ma non soltanto nella passata stagione, perché le ho viste crescere sotto i miei occhi in questi anni. Alla fine Rebecca (Passler), Hannah (Auchentaller), Linda (Zingerle), Samuela (Comola), le stesse sorelle Trabucchi e anche Sara (Scattolo), erano con noi quando coordinavamo la nazionale giovanile, le ho viste salire insieme a noi. Sono cresciute tanto, perché senza maturazione sarebbe impossibile raggiungere certi risultati.
La stagione passata è stata per loro importante, si sono allenate con atlete di un livello superiore, hanno visto quanto lavoro c’è dietro, si sono impegnate e alcune di loro hanno anche raccolto le prime grandi soddisfazioni della carriera. Ora si sono presentate al primo blocco di lavoro con la stessa motivazione del finale della passata stagione, vedo delle atlete più pronte e consapevoli di poter fare bene. Alcune di loro sono arrivate anche a un livello più alto di quanto si aspettassero alla vigilia, quando pensavano di giocarsi la possibilità di disputare alcune gare di Coppa del Mondo, ma non certo, soprattutto nel caso di Hannah, Rebecca e Samuela, di fare ciò che hanno fatto. Ora è importante che si rendano conto che il lavoro da fare è ancora tanto, perché hanno raggiunto un livello molto buono, ma prima che diventi altissimo c’è ancora della strada da fare. Inoltre i bei risultati ottenuti da queste tre atlete è una motivazione in più anche per tutte le altre giovani del gruppo».

Come si stanno inserendo in squadra le due nuove arrivate, Sara Scattolo e Martina Trabucchi?
«Sono stato piacevolmente sorpreso da loro. Si sono presentate fin dal primo giorno con tanta serietà e voglia di fare. Entrambe si stanno comportando bene e in allenamento sono all’altezza delle altre giovani compagne di squadra. Alla fine, per loro non è stato nemmeno difficile inserirsi, in quanto escluse Lisa (Vittozzi) e Michela (Carrara), sono cresciute assieme alle altre componenti del gruppo».  

Vittozzi ha disputato una stagione di altissimo livello sugli sci. Ritiene che abbia ancora margini di miglioramento? Se si, quali?
«Lisa viene dalla sua miglior stagione di sempre per quanto riguarda lo sci di fondo, ha avuto una costanza ad alto livello veramente impressionante per tutta la stagione. Da fine novembre a fine marzo ha sempre tenuto botta, per poi raggiungere il suo picco di forma proprio nel momento giusto. Margini di miglioramento ovviamente ci sono, li dobbiamo cercare anche per tenere sempre alta la motivazione. Sicuramente può migliorare ancora qualcosina in gara, cercando di mangiare qualche secondo soprattutto nel giro finale. Lei tende a essere costante nel corso di tutta la gara. Ecco, potrebbe migliorare su questo aspetto, mantenere la costanza di velocità sui primi giri di gara e aumentare sull’ultimo. Credo quindi che possa migliorare nella gestione, perché fare la differenza nell’ultimo giro è ancora più importante».

Come ha trovato Lisa Vittozzi in questa prima fase di preparazione se paragonata a un anno fa?

«Rispetto allo scorso anno è sicuramente più serena. Quando esci da un periodo tanto complesso per un’atleta di alto livello, sicuramente parti con molta più leggerezza mentale, nel momento in cui inizi a prepararti per una nuova stagione, non pensi più a dover uscire da quel tunnel. Adesso il focus è unicamente sul suo lavoro, il perseguimento di risultati importanti, che ha già ottenuto ma vuole continuare a farlo e anche a migliorarli. La vedo molto serena e tranquilla, sta lavorando bene, nonostante qualche problemino alle ginocchia che va a e viene, portandoci a variare il suo allenamento nei mezzi, tanto che rispetto alle altre fa un po’ meno corsa e più skiroll».

In un’intervista a noi rilasciata a inizio preparazione, Klaus Höllrigl ha affermato che la prossima stagione sarà più difficile rispetto a quella passata.
«Sono d’accordo. Credo che la difficoltà sia soprattutto legata al fatto che veniamo da una stagione in cui ci sono stati risultati molto positivi, che porteranno un peso maggiore per quanto riguarda le aspettative. È importante cercare di essere mentalmente allo stesso livello dello scorso anno.
Bisogna partire con la consapevolezza di non aver vinto ancora niente, con la voglia di migliorare a tutti i costi per ottenere risultati migliori. Non è così semplice poi farlo, perché ci sono anche le avversarie. Io sono ottimista, vedo un bel gruppo, quindi ci auguriamo che si vada avanti sul mantenimento dello stesso livello dello scorso anno e da lì si cresca ancora.
Guardo avanti con positività, le ragazze sono tutte giovani, anche fisiologicamente è normale che ci sia una crescita, magari qualcuna farà più fatica rispetto ad altre, ma sono convinto che partire dai risultati ottenuti lo scorso anno sia molto più motivante per tutto il gruppo.
Da una parte le ragazze che hanno ottenuto risultati di alto livello sanno cosa possono fare e di poter crescere ulteriormente, dall’altra anche le altre hanno visto in allenamento che non sono lontane dalle altre, che il livello è simile per tutte, al di là delle più esperte. Ciò è motivante, perché tutte hanno voglia di guadagnarsi il posto, sudarsi la possibilità di fare esperienza in Coppa del Mondo e ciò sicuramente è un bene per tutte quante. Non bisogna lasciare indietro nulla ma curare tutti i particolari, anche se quest’anno fortunatamente abbiamo un posto in più in Coppa del Mondo».

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