È solo la prima kermesse estiva, ma tanto basta a far ritrovare il sorriso a Helene Marie Fossesholm. La ventiduenne norvegese è reduce da due anni molto complicati, in particolare la passata stagione, quando praticamente non si è vista quasi mai ad altissimo livello.
Sabato sera, a Oslo, Fossesholm ha risentito il brivido della lotta per il vertice, ha lottato alla pari con le gemelle Lotta e Tiril Udnes Weng, per poi chiudere seconda dietro Lotta, dopo aver però più volte provato anche l’azione d’attacco.
Un risultato prezioso per ritrovare fiducia, come si capisce dalle sue parole a TV2: «È come passare dalla notte al giorno. L’anno scorso difficilmente mi sarei definita un’atleta. In realtà non sto scherzando. Se chiedete a tutte le mie compagne di squadra e a tutti coloro che sono qui intorno, possono confermare che ero completamente morta nello stesso periodo dell’anno scorso».
Due anni fa, Fossesholm era stata ultima frazionista nella staffetta norvegese che vinse l’oro a Oberstdorf e sognava di seguire le orme di Johaug. Forse proprio questo l’ha però portata a essere impaziente, così l’atleta ha forse esagerato con gli allenamenti, andando in difficoltà, tanto da fermarsi già dopo le Olimpiadi di Pechino. Nella passata stagione, però, la giovane norvegese non è riuscita a risollevarsi, restando sempre lontana da una condizione accettabile: «C’è voluto del tempo per rialzarsi» ha quindi ammesso.
La gara di Holmenkollen ha ora dato nuovamente speranza alla giovane atleta. «Il corpo è dove dovrebbe essere, quindi sono molto felice. Ma è chiaro che non sono nella mia forma migliore. Qui non ce l’ha nessuno. Non devo esserlo fino all’inverno. Per dirla così, quest’anno è più divertente andare sugli skiroll rispetto all’anno scorso, quando non ero nemmeno arrivata all’inizio delle gare di skiroll. In questo lungo periodo ho cercato di essere paziente e ho delle brave persone intorno a me. Ora sono in un posto completamente diverso. L’anno scorso ho dovuto prendere la pausa che mi ha messo in difficoltà. Quest’anno il corpo è come dovrebbe essere, quindi è solo questione di fare il lavoro».
Sicuramente in Norvegia sperano, perché ritrovare questa giovane atleta garantirebbe anche di poter ringiovanire un po’ un team che ormai si basa su atlete sopra i trent’anni.
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