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Sci di fondo

Sci di fondo – Markus Cramer: “In Italia abbiamo bisogno di atleti versatili, in grado di far bene in ogni format”

La squadra azzurra è fuori per la corsa pomeridiana, mentre al tavolo del bar dell’Hotel Kirchwirk, in località Santa Maria a Dobbiaco, Markus Cramer lavora al computer sui programmi della squadra e sorseggia un caffè. È appena iniziata la seconda stagione italiana per l’esperto allenatore tedesco, che ci invita al tavolo e dopo aver parlato di altro e averci mostrato con orgoglio le foto del piccolo paesino dove vive, vicino a Winterberg, con la pista di fondo che passa praticamente davanti alla sua porta d’ingresso, Cramer inizia l’intervista che avevamo concordato.

Con un tono di voce che trasmette tranquillità, la stessa che gli ha permesso di entrare nel cuore di tanti atleti e atlete nel corso della sua lunga carriera, Cramer risponde alle tante domande che abbiamo.

Buon pomeriggio Cramer. È iniziata la preparazione della sua seconda stagione alla guida dell’Italia e nel gruppo sono entrati tanti nuovi elementi giovani. Cosa vi ha convinto a inserire questi atleti in squadra?

«Abbiamo deciso di guardare con sempre maggior attenzione alle Olimpiadi del 2026, che è il nostro principale obiettivo. Per questo motivo abbiamo inserito tanti giovani in squadra, vogliamo che siano pronti per un grande evento come quello del 2026. Penso che in questi tre anni si possa fare un buon lavoro e credo che per loro sia arrivato il momento di imparare tanto dai nostri migliori atleti, come Pellegirno e De Fabiani. Allenarsi in gruppo con atleti tanto competitivi e anche prendere parte a competizioni estive come quelle scandinave, rappresentano sempre un’opportunità di scoprire e imparare cose nuove. Per questo motivo li abbiamo inseriti in gruppo».

Qual è il suo pensiero su Elia Barp, appena entrato in squadra?

«Tutti sappiamo che Elia Barp è un bel talento, perché ha ottenuto ottimi risultati tra gli junior e anche lo scorso anno tra gli Under 23. Quando gareggi nelle categorie giovanili è importante avere talento per mostrare qualcosa, ma quando si arriva tra i senior questo non basta più, è sempre importante ma non è tutto, hai bisogno di sempre maggiore allenamento e di concentrarti di più su alcuni particolari. Spero che Elia possa imparare tanto in questo gruppo, per fare il passo successivo. Lo stesso discorso vale anche per Graz, per esempio. Nella passata stagione ha fatto un passo in avanti, ma so che può fare di più, molto di più, così come Ventura, Daprà e Mocellini. Sono contento perché abbiamo un gruppo misto, con buoni sprinter e altri distance, con atleti giovani ed altri esperti, con atleti forti e altri che devono crescere. Spero che tutti insieme si possa fare un grande passo verso il nostro obiettivo».

Simone Mocellini è stato protagonista di un’ottima stagione, nella quale è salito anche sul podio, e molto probabilmente è arrivato a questa preparazione con nuovi obiettivi e qualche pressione in più. Cosa vuole suggerirgli?

«Non so se si sta mettendo più pressione, ma sicuramente è molto motivato, pensa molto all’allenamento, legge anche tanto sull’allenamento, pure riguardante gli altri sport. Simone conosce veramente tante cose sulla preparazione, vuole imparare ogni giorno qualcosa di nuovo e sicuramente questo atteggiamento mi piace, lo aiuterà in futuro.
Per quanto mi riguarda, voglio che diventi un atleta più versatile, perché è molto competitivo nelle sprint, ma credo abbia ancora bisogno di avere una base maggiore di resistenza, allenamenti che possano farlo migliorare nelle distance. Se ci guardiamo attorno, vediamo che i migliori sprinter sono anche al via delle distance e molti di loro ottengono buoni risultati. Lui vuole lo stesso, non è solo una mia idea, ma anche sua. Abbiamo parlato tanto in inverno e mi ha detto che vuole seguire questa direzione, migliorare nelle distance, perché questo può fargli fare il passo successivo anche nelle sprint.
Simone ha ottenuto degli ottimi risultati nelle sprint, ora conosce bene qual è il suo potenziale. Allo stesso tempo gli sono accaduti alcuni episodi negativi, come qualche caduta e anche una squalifica. Ciò significa che può ancora migliorare in alcuni aspetti e particolari che possono permettergli di essere stabilmente al top. È quello che lui vuole».  

Federico Pellegrino ha disputato una stagione memorabile, nella quale ha anche chiuso terzo nella classifica generale salendo sul podio pure nelle distance. Cosa può fare di più? Dove può trovare motivazioni in una stagione senza Mondiali?

«Sono veramente felice di avere in squadra un atleta come Pellegrino, perché vuole far migliorare il fondo italiano, gli piace insegnare agli altri. Ha sempre l’ambizione di ottenere buoni risultati per sé stesso, ma ora è per lui anche molto importante che la nostra squadra faccia bene. Vuole che molti italiani possano arrivare al top come ha fatto lui. Federico ama lo sport e pensa ogni giorno al suo allenamento, ha sempre un programma da seguire, pensa sempre al modo migliore di prepararsi, pianifica tutto con due o tre settimane d’anticipo. Per questo è uno dei migliori al mondo, perché è sempre molto motivato. Inoltre, ora gli piacciono sempre di più anche le distance, nelle quali sta ottenendo risultati sempre migliori e non si concentra più soltanto sulle sprint. Pellegrino ha visto che per lui è possibile lottare per il podio anche nelle distance e ciò rappresenta una nuova motivazione. Spero vada avanti ancora per diversi anni, perché ne abbiamo bisogno».

De Fabiani ha avuto una buona stagione, facendo un passo in avanti rispetto al primo anno sotto la sua guida. In cosa pensa che possa migliorare?

«Francesco ha fatto veramente un bel passo avanti nella seconda stagione con me. Nella prima c’erano tante novità da immagazzinare, i cambiamenti nell’allenamento in alcuni casi possono richiedere più tempo. Può servirne tanto prima di ottenere risultati e questo non riguarda solo De Fabiani, ma anche altri atleti che si sono allenati con me per la prima volta nella passata stagione. Sono sicuro che Graz e Ventura ora abbiano capito cosa voglio e quali sono gli obiettivi principali in allenamento.
Defa penso sia stato anche molto sfortunato nella passata stagione. Ricordo che ha rotto bastoni
e sci ai Mondiali, ma gli è accaduto anche altre volte in Coppa del Mondo. Non mi era mai capitato in precedenza di avere un atleta con tanti episodi sfortunati nel corso di una singola stagione. Nella 50 km dei Mondiali avrebbe potuto chiudere benissimo nella top six, a fine stagione la sua motivazione era più alta.
Sono sicuro debba fare meglio a skating. In classico ha cambiato molto la sua tecnica in questi due anni, ha fatto molti passi avanti nel double poling. Su questo aspetto, alla prima stagione con me le cose non sono andate come ci aspettavamo, ma nella seconda stagione ha fatto molto bene in classico e nel double poling. È poi molto forte in salita, come dimostra il podio in Val di Fiemme, dove ha mostrato cosa può fare.
Credo abbia comunque ottenuto meno rispetto a quanto è
nelle sue possibilità, perché è un atleta in grado di lottare più spesso per il podio.
In skating sta lavorando molto sulla tecnica e ha bisogno di tempo per riuscire a portare in gara le novità. È facile fare queste cose in allenamento, ma deve ora riuscirci anche nelle competizioni. Sono convinto che se riuscisse a farlo il prossimo anno, allora potrebbe fare un altro grande passo avanti».  

In questo primo raduno ha solo due atlete a disposizione, Caterina Ganz e Francesca Franchi, visti gli infortuni di Anna Comarella e Cristina Pittin. Per lei è un problema iniziare con sole due atlete?

«Non è un grandissimo problema, ci è successo anche lo scorso anno, ma sicuramente in questo primo raduno avrei voluto avere a disposizione tutte le atlete, è sempre meglio quando si comincia con la squadra al completa. Questo conferma un problema che abbiamo con la squadra femminile: ci sono spesso troppi infortuni e altri problemi a destra e sinistra. Sono sicuro che quando potremo iniziare e successivamente continuare a lavorare con le donne senza problemi, loro potranno fare grandi passi in avanti. Ci sono sempre troppi piccoli o grandi problemi».

Già nella passata stagione le dissi che l’Italia non sale sul podio con una donna dal 2011. Dopo un anno, secondo lei quanto è lontano questo ritorno sul podio? I risultati di Franchi a Planica fanno ben sperare.

«Devo dire che sono stato molto felice di come sono andate le cose nell’ultimo Mondiale.
Franchi ha ottenuto due top ten e già nella preparazione che avevamo fatto qui a Dobbiaco aveva mostrato ottime cose. Allora avevamo avuto una test race con Eiduka e Janatova, lei aveva fatto molto bene, ma ovviamente essendo solo un test non potevamo avere la certezza che si ripetesse anche al Mondiale. Sono stato veramente felice per la sesta e nona posizione che ha ottenuto al Mondiale, anzi mi ha anche sorpreso, perché ero sicuro che fosse possibile una top quindici, ma addirittura una doppia top ten è stata grande. Abbiamo però bisogno che più atlete entrino nella top quindici e top ten, perché poi da lì c’è bisogno di un altro grande passo per sperare nel podio.
Sono però sicuro che abbiamo alcune ottime atlete anche tra le giovani, nel gruppo Milano-Cortina. Per esempio Nadine Laurent e Iris De Martin Pinter sono molto forti, hanno anche un fisico potente, e ai Mondiale di Planica hanno mostrato qualcosa di molto buono in qualificazione. Hanno qualcosa, questo è sicuro. Non credo che la cosa migliore sia sempre aspettare che le atlete compiano 25 anni, credo che per loro sia il momento di imparare a nuotare. Magari non possono fare una stagione intera in Coppa del Mondo, ma quando saranno pronte per prendere parte a quelle competizioni, dovremo farglielo fare, perché devono imparare ed allora diventa più facile fare i passi successivi che sono necessari per arrivare in futuro a lottare per il podio».

Nella passata stagione sono arrivati buonissimi risultati dagli atleti che si sono allenati nei gruppi di Scola e Pasini. Ciò quanto è importante per lei? Cosa significa?

«Quando decisi di venire in Italia, dissi che non volevo lavorare solo con gli atleti migliori ma creare una linea comune, la red line, che tutti seguissero, non soltanto io ma anche i miei colleghi, come Fulvio (Scola, ndr) e Renato (Pasini, ndr). Per noi è importante che gli atleti della squadra di Coppa del Mondo abbiano pressione da quelli degli altri gruppi. Ritengo fondamentale lavorare tutti insieme sull’allenamento seguendo questa linea comune. Anche quest’anno avremo alcuni raduni insieme, che non sono importanti solo per gli atleti ma pure per noi allenatori, perché possiamo collaborare ancora meglio, confrontarci. Nella stagione passata ciò ha funzionato bene, tutti hanno compreso i cambiamenti che volevamo apportare, le cose che avevamo notato da fuori che si dovevamo cambiare o fare meglio. Abbiamo cambiato e siamo andati nella giusta direzione tutti insieme. È molto positivo quindi che dei buoni risultati siano arrivati da questi gruppi. Dobbiamo lavorare di squadra, sempre nella giusta direzione, perché la prima stagione è andata bene ma possiamo e dobbiamo fare ancora meglio».

Al suo arrivo ha dichiarato che il suo obiettivo è la vittoria di una medaglia nelle competizioni a squadre. Come giudica allora il cambiamento imposto dalla FIS che prevede un chilometraggio di 7,5 km per ogni frazione sia nella staffetta maschile che in quella femminile?

«Io credo che per noi sia un cambiamento positivo, ma non soltanto per noi. Le staffette maschili saranno più interessanti, in quanto così si riduce il gap tra le varie nazioni rispetto al passato. Anche con questo cambiamento, però, per fare bene serviranno comunque atleti sempre più versatili, non solo con doti da sprint ma anche distance. Voglio atleti sempre più allrounder, in grado di fare bene in ogni format. Quando sono venuto in Italia, la squadra azzurra otteneva i migliori risultati nelle sprint ma non nelle distance. Abbiamo bisogno quindi di un numero maggiore di atleti in grado di fare bene in ogni format, solo così avremo più chance anche nelle gare di squadra. Sono sicuro di questo. Nella passata stagione è stato bello vincere la staffetta qui a Dobbiaco e per me era possibile ottenere una medaglia anche a Planica, ma abbiamo visto tutti cosa è accaduto. In futuro, dopo questa decisone presa dalla FIS, penso che abbiamo maggiori chance di lottare. Io ci credo, anche per le donne, è possibile lottare per il podio nei team event. La Germania ce lo dimostra, avendolo fatto sia alle Olimpiadi di Pechino con le donne che a Planica con gli uomini». 

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