Scontro "epistolare" fra Greenpeace e la FIS (Federazione internazionale sci): oggetto del contendere, le troppe emissioni di anidride carbonica da parte del mondo degli sport invernali, figlie degli spostamenti degli atleti e dei loro team previsti dal calendario invernale, che viene compilato proprio dal sodalizio guidato da Johan Eliasch.
Nella sua lettera, Greenpeace sottolinea che "invece di rendere gli sport invernali adatti al futuro, la FIS, sotto la presidenza Eliasch, sta alimentandone la rovina. […] Non basta che Eliasch ‘venda indulgenze’ con i suoi progetti di compensazione. Così facendo, getta solo un altro ceppo nel fuoco. […] Anziché fare affidamento su progetti di compensazione di CO2 non trasparenti e inviare gli atleti in giro per il mondo due volte nonostante l’escalation della crisi climatica, è tempo di tirare il freno di emergenza".
Secondo Greenpeace, Eliasch e la FIS devono "adattare il calendario delle gare all’emergenza climatica e garantire che le stesse siano programmate in modo tale da ridurre al minimo i viaggi e le emissioni associate".
Affermazione alle quali il presidente FIS ha voluto replicare con una lettera aperta, pubblicata sul sito ufficiale della Federazione: "La crisi climatica si sta sviluppando rapidamente e sta causando devastazioni a milioni di persone – ha esordito –. Il suo impatto sull’ambiente da cui dipendono lo sci e lo snowboard è una conseguenza che ci sta particolarmente a cuore. Il cambiamento climatico rappresenta una minaccia esistenziale per i nostri sport, con impatti di gran lunga peggiori su centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. Ecco perché FIS ha messo insieme un piano per il clima".
Eliasch prosegue dicendo che gli indigeni e le comunità che vivono nella foresta pluviale si trovano "in una posizione unica. Sebbene soffrano spesso gli effetti della siccità, dei tifoni, del disseccamento degli habitat e della perdita di specie, hanno anche un record impareggiabile nella conservazione della foresta in cui vivono. Questo è il motivo per cui, oltre a ridurre la propria impronta, FIS si impegna a sostenere direttamente le comunità indigene in Perù. Cool Earth è la ONG con cui abbiamo scelto di collaborare, perché aiuta a dare alla popolazione locale il controllo della propria foresta e a mantenere le promesse fatte alle comunità indigene".
Non solo: in qualità di firmataria dell’UN Sports for Climate Action Framework, la FIS si è posta l’obiettivo di dimezzare la propria impronta in termini di emissioni entro il 2030. Un traguardo, sottolinea ancora Eliasch, "che ci costringerà a continuare a impegnarci per rendere le nostre attività più sostenibili. I Mondiali di Planica 2023 sono stati un ottimo esempio di ciò che si può ottenere, con edifici energeticamente autosufficienti e spettatori incentivati a camminare o andare in bicicletta. Tutti i nostri eventi devono mirare a standard così elevati".
Il numero uno federale ha concluso dicendo: "Condivido le ansie di Greenpeace sull’effetto che il cambiamento climatico sta avendo – e avrà – su tutti noi. Noi della FIS faremo la nostra parte per aiutare a evitare il disastro climatico. Allo stesso modo, Greenpeace dovrebbe fare la sua parte, impegnandosi in modo costruttivo, istruito e basato sui fatti con coloro che cercano di influenzare un cambiamento genuino e nel rispetto dei diritti delle popolazioni indigene. Noi resteremo pienamente impegnati nella nostra missione di rendere gli sport sulla neve più sostenibili".