Piter è stato il primo a vincere e l’ultimo a salire sul podio. Stefy l’ha imitato poche ore dopo, regalandosi poi un ulteriore successo a distanza di cinque anni: Piller Cottrer e Belmondo sono gli unici due italiani ad aver conquistato Holmenkollen e le loro imprese sono unite nel ricordo di uno dei giorni più incredibili della storia del fondo azzurro, quello della doppietta sulla collina di Oslo.
Quindici marzo 1997.
Pietro Piller Cottrer al tempo era un giovani di belle speranze, ventiduenne con un paio di top ten in Coppa del Mondo nelle tre stagioni sin lì vissute nel massimo circuito dopo il debutto celebrato nella sua Sappada nel dicembre del ’94.
Quel 15 marzo si inventò un numero da antologia, schiantando di brutto le speranze e l’orgoglio norvegese nella prova ad intervalli, lasciando ad oltre un minuto di distanza Tor Arne Hetland e Bjørn Dæhlie, in una giornata che salutò anche l’ottavo posto di Cristian Zorzi ed il nono di Sissio Fauner, due che in momenti diversi hanno saputo a loro volta vestire i panni dei “castiganorvegesi”.
Fu la prima delle sue 6 vittorie in Coppa del Mondo (oltre al titolo iridato di Oberstdorf 2005), il primo dei 21 podi nel massimo circuito, con Holmenkollen che è tornato nel destino del carabiniere sappadino grazie al terzo posto del 2002 e al secondo del 2010, ultimo suo acuto da top3 (individuale) della carriera.
Quello stesso 15 marzo regalò il primo trionfo ad Holmenkollen anche a Stefania Belmondo. Stefy di vittorie e podi ne aveva già raccolti a palate, in quel 1997 e nonostante questo il successo con quasi 2 minuti di vantaggio su Elena Välbe al termine dei 30 chilometri non fu sufficiente per consentirle di conquistare la sfera di cristallo, andata alla russa per una trentina di punti. Al trionfo del 1997 – prima italiana a salire sul podio della prova più lunga ad Oslo – fece seguito due anni dopo il secondo posto dietro a Julia Tchepalova prima del secondo successo in collina, datato 16 marzo 2002, medesimo giorno del terzo posto già citato di Caterpiller e dell’identico piazzamento di Gabriella Paruzzi, con Kristina Smigun a separare le due azzurre in classifica.
Due anni più tardi, furono i fratelli Valbusa a condividere la gioia del podio nel medesimo giorno, con Fulvio prima e Sabina poi ad accomodarsi sul secondo gradino preceduti da Rene Sommerfeld e dalla stessa Tchepalova per scrivere a loro volta nel ristretto club di italiani capaci di lasciare il segno nella classicissima prova di Holmenkollen. Otto protagonisti per 12 podi con tre vittorie, a partire dal secondo e terzo posto firmato da Silvano Barco e Maurilio De Zolt nel 1988, passando per i già citati risultati ed arrivare alla piazza d’onore di Giorgio Di Centa poche settimane dopo l’apoteosi nella 50km olimpica di Torino, nel 2006.
Sabato e domenica sarà ancora tempo della festa di Holmenkollen. Giornate in cui la collina si trasforma in un’autentica tribuna, con la festa che sfocia inevitabilmente in qualcosa di più sentito dall’intera cittadinanza della capitale norvegese. Sarà verosimilmente un sabato di passerella per i padroni di casa dominatori ai Mondiali di Planica ma anche una domenica di debutto per la 50km femminile. Una distanza enorme, fuori scala per il settore: una prova che non può che incutere timore ma anche diverse perplessità ma che sarà da vivere fino in fondo per capire che effettiva dimensione potrà avere in futuro. Se futuro ci sarà per questo format. Tempo al tempo, se ne capirà di più.
Come già annunciato, saranno solo due gli italiani coinvolti in gara, Lorenzo Romano al maschile e la generosa Francesca Franchi al femminile su un tracciato che trasuda storia, una storia che ha saputo già tingersi d’azzurro e regalare brividi autentici.