Ha raccontato e commentato i Mondiali di Oberhof 2023 ai microfoni della Rai, vivendo "da dentro" la rassegna iridata tedesca per dare anche preziosi contributi ai lettori di Fondo Italia. Ora che i Mondiali di biathlon sono alle spalle, Giuseppe Piller Cottrer torna ad analizzare quanto successo nelle ultime due settimane in Turingia.
OCCHIO AL DETTAGLIO – "Credo che nel biathlon moderno la ricerca del dettaglio sia estremizzata come non mai. Sono piccoli particolari a fare la differenza in un contesto di così alta specializzazione e competitività e inseguirli comporta anche la necessità di uscire da quella che è la propria confort zone per fare quel passo in più. Elemento questo che può portare anche a delle batoste o delusioni, anche nella gestione stesa del Team. E faccio riferimento alla preparazione dei materiali o al know-how che consente di conoscere e "leggere" un poligono tra i più complicati della stagione al variare delle condizioni meteo. E poi c’è la stessa gestione della gara e dello sforzo. In diverse occasioni, soprattutto nelle giornate conclusive, si è visto come un’oculata gestione delle energie faccia la differenza, su tutti forse è emblematico il caso del giro finale di Julia Simon nella mass start. Ha provato ad insistere sul Birxsteig ma poi si è ritrovata senza benzina a vantaggio di Ingrid Tandrevold.
E sui dettagli hanno lavorato bene in casa Svezia. Johannes Lukas si è confermato ancora una volta eccellente stratega, capace di studiare al meglio la preparazione per portare l’itero team alla condizione migliore nelle settimane che contano. Samuelsson, Ponsiluoma, Hanna Öberg, Linn Persson: erano in smagliante condizione e hanno contribuito a rendere altissimo il livello delle singole gare, tanto al femminile quanto al maschile. Ed è stato particolare vedere i team scandinavi senza vittoria nelle staffette, andate entrambe sulle Alpi.
ECCEZIONALE LISA – "Che dire, bravissima. Anche e soprattutto in virtù dell’influenza che l’ha debilitata molto più di quello che è sembrato da fuori. Forse è stata un pizzico fortunata nello smaltire subito la febbre, ma ha avuto l’innegabile merito di farsi trovare pronta e di non farsi condizionare. Il suo è stato un Mondiale perfetto se si esclude l’atto finale della mass start, portando con sé anche il rimpianto di non aver gareggiato un inseguimento in cui poteva davvero fare grandi cose. Sul podio in tutte le staffette con la chicca del trionfo nella prova femminile, il podio nella 15km, l’ottimo quinto posto nella sprint: una rassegna di grandissimo respiro, inseguita con caparbietà e in cui ha potuto mettere in mostra tutto il suo talento".
ITALIA PROTAGONISTA – "Ma è stato un ottimo Mondiale per tutta l’Italia femminile. Dieci giorni che hanno dato grande consapevolezza a Samuela Comola, capace di entrare per due volte nelle dieci, di sfiorare il podio individuale e di contribuire al trionfo della staffetta e ha confermato l’eccellente talento in dote ad Hannah Auchentaller (che maturità in staffetta!) e Rebecca Passler. E poi ha visto ancora Dorothea Wierer protagonista. Dieci anni dopo la prima storica medaglia femminile di Nove Mesto, Doro è ancora in prima linea a spremersi sotto l’acqua e nel vento. Lei è il comune denominatore di praticamente tutti i sorrisi della staffetta di questo decennio, lei il detonatore che ha dato il la alla crescita del biathlon italiano in questi anni. Oggi il biathlon è uno sport "cool" che attira interesse, fa proseliti e cresce nei numeri. Lo si può capire anche dalla profondità del movimento italiano. Una profondità sia in termini "geografici" con tutto l’arco alpino di fatto rappresentato ai massimi livelli, sia in termini verticali perchè i nostri ragazzi sanno farsi valere ad ogni livello, dai Mondiali agli Europei juniores di questi giorni passando per l’IBU Cup, grazie al lavoro collettivo di Comitati Regionali e team nazionali. La crescita è evidente.
Dorothea Wierer ha attraversato tutto questo ed ora non resta che levarsi tanto di cappello di fronte al suo impegno e al suo Mondiale concluso con altre due medaglie, di cui la quarta d’oro. Insomma, credo che da Oberhof il biathlon italiano sia uscito con un forte presenze e con tanta convinzione per il futuro".
GIUSTO RISCHIARE – "Tommaso Giacomel ha fatto bene a provarci. Ha fatto bene a tornare a casa con due medaglie dimostrando specie nella mista inaugurale di poter dare del tu ai migliori. Poi senza troppa esperienza può capitare di non trovare il giusto feeling con un poligono e un contesto delicato come quello di Oberhof, a maggior ragione quando il livello delle competizioni è cresciuto moltissimo, con norvegesi e svedesi che di fatto hanno bloccato tutte le porte o quasi verso la top10. Chiedere conferma anche ai francesi. Per Giacomel credo sia stata un’importante tappa di crescita.
Bionaz, Braunhofer, Zeni dal canto loro hanno confermato di fatto il loro livello e quanto messo in mostra durante la stagione ed in fondo va bene così, non c’era molto in più da chiedere nella singola gara".
Range Time – “La ricerca del dettaglio può fare la differenza nel bene e nel male. Italia: è un biathlon sviluppato”
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