La culla del biathlon italiano. La casa dei Zingerle, dei Passler, dei Pallhuber, degli Auchentaller, dei Windisch, delle Wierer, dei Leitgeb, dei Taschler e via dicendo: a poche centinaia di metri dalle sponde del suggestivo lago, dove la strada si inerpica verso il valico di frontiera ha preso forma e si è sviluppato il biathlon italiano.
Non solo qui, d’accordo. Ma soprattutto qui.
Da quanto il pionere Paul Zingerle fece scoprire questo angolo di Südtirol che avrebbe poi ospitato negli anni l’omonima Arena ospitando dalle origini al 2020 ben sei edizioni di Campionati Mondiali. Ed in attesa di volare nel gotha olimpico, nel 2026.
Dal biathlon degli albori – la duplice edizione del 1975 e 1976 (solo per la sprint a completamento del programma olimpico), all’edizione che ha esaltato Dorothea Wierer nel 2020, passando dal 1983, 1995 e 2007: rassegne che prima solo al maschile, poi anche al femminile hanno scritto pagine di storia,
Una storia che trasuda passione grazie ad una speciale alchimia che si viene a creare in questa vallata, cinta tra boschi ed alte vette e che coinvolge anno dopo anno decine di migliaia di spettatori, festanti e pronti a vivere un fine settimana di puro divertimento.
Chi non c’è stato, chi non ha toccato con mano, non può capire il clima che si respira ad Anterselva in questi giorni. E non è caso che proprio Antholz e la sua Südtirol Arena siano diventati negli anni autentico punto di riferimento del biathlon internazionale, perla del gennaio delle classiche, a braccetto con Ruhpolding e Oberhof, le altre due culle del biathlon continentale.
E non poteva che essere un figlio di Anterselva a vincere per la prima volta su queste nevi. Era il 1988, mancavano poche settimane alla rassegna olimpica di Calgary e Johann Passler firmò la 20km anticipando il successivo bronzo olimpico, individuale e della staffetta azzurra.
Quattro successi maschili, nel complesso da queste parti, con Carrara a segno nel 1993 imitato nel 1999 da Catarinussi e nel 2014 da Lukas Hofer, altro “figlio” di Anterselva, seppur nato e cresciuto pochi chilometri distante, nel fondovalle puntereste.
Al femminile… beh, al femminile il nome e cognome è uno solo. Dorothea Wierer. L’inseguimento del gennaio 2019 ha preceduto di una dozzina abbondante di mesi il duplice trionfo iridato dell’anno successivo, quando ai titoli mondiali della 20km e dell’inseguimento la regina di Anterselva ha saputo accompagnare anche l’argento nella mass start e nella staffetta mista.
Dieci giorni da leggenda, in quel febbraio 2020. Nel mondo stava già serpeggiando la minaccia pandemica, ma l’allarme sembrava lontano, uno spauracchio o poco più. E forse anche per questo Anterselva 2020 ha rivestito un ruolo così importante nella mente degli appassionati, essendo stato fino a poco tempo fa l’ultimo vero evento vissuto fino in fondo dal pubblico, senza paura, senza timore, senza le precauzioni – non sempre ingiustificate – conosciute poi.
Il mondo è cambiato, se vogliamo, dal febbraio di tre anni fa.
Ma non è cambiata la passione del popolo del biathlon, pronto da domani a domenica ad assieparsi sugli spalti e attorno al tracciato di Anterselva, per far pulsare di nuovo il “cuore” di Antholz, il cuore del biathlon.
Dorothea Wierer ha scritto sulla “sua” neve in questi anni pagine indelebili del biathlon italiano. Forse ci riuscirà anche in questo 2023 o forse toccherà ad una Lisa Vittozzi in grande spolvero o a qualche giovane azzurro: di certo lo spettacolo non mancherà, in un contesto che ha esaltato sempre i più grandi, che ha saputo enfatizzare il valore dello sport e delle grandi sfide.
Praticamente tutti i più grandi hanno lasciato il segno, sulle sponde del lago. Testimoni della nascita e crescita della Coppa del Mondo di biathlon, testimoni e protagonisti di oltre 40 anni di vicende, di successi e delusioni, di affermazioni e sconfitte.
Da domani si ricomincia: sprint, inseguimenti, staffette, con Johannes Bø e Julia Simon a guardare tutti dall’alto nel cuore di una stagione sin qui pressoché perfetta. Anterselva apre nuovamente le porte al Circo Bianco, guardando ai prossimi mondiali di Oberhof, guardando alle Olimpiadi del 2026, quando la culla del biathlon raggiungerà l’apoteosi.