È un’offensiva nemmeno troppo in punta di fioretto quella condotta verbalmente dal fondista svedese Calle Halfvarsson nei confronti degli atleti russi. Attraverso le colonne del quotidiano "Nettavisen", lo scandinavo ha sottolineato di temere uno scandalo doping, ovvero che la Russia non sia sottoposta adeguatamente ai testa antidoping in questa lunga parentesi di esclusione dalle competizioni internazionali, legata all’invasione dell’Ucraina.
"Quando il conflitto finirà, dovremmo semplicemente lasciarli tornare in gara senza neppure sapere cosa hanno combinato in Russia?", si è chiesto con tono provocatorio Halfvarsson. "Non credo che tutti i russi si dopino, ma sono abbastanza convinto del fatto che alcuni lo facciano. Non si ha idea di cosa stiano facendo ora e dei risultati che ottengono durante l’allenamento, sapendo che nessuno li testerà. Proprio per questo c’è il rischio che pensino di volersi allenare ricorrendo a questi mezzi".
"Quando il conflitto finirà, dovremmo semplicemente lasciarli tornare in gara senza neppure sapere cosa hanno combinato in Russia?", si è chiesto con tono provocatorio Halfvarsson. "Non credo che tutti i russi si dopino, ma sono abbastanza convinto del fatto che alcuni lo facciano. Non si ha idea di cosa stiano facendo ora e dei risultati che ottengono durante l’allenamento, sapendo che nessuno li testerà. Proprio per questo c’è il rischio che pensino di volersi allenare ricorrendo a questi mezzi".
Calle Halfvarsson ha quindi suggerito di sottoporre i russi a un periodo di "quarantena" prima di riammetterli in gara (quando le ostilità in Ucraina saranno finalmente cessate, ndr): "Dovranno eseguire controlli antidoping per un tempo più lungo del normale. Potrebbe essere necessario almeno un altro anno di stop, durante il quale siano chiamati a effettuare test con regolarità".
La preoccupazione di Halfvarsson sul fatto che i russi siano effettivamente sottoposti a test è stata però rapidamente stroncata sul nascere dall’agenzia antidoping WADA. Il responsabile della comunicazione, James Fitzgerald, ha inviato una e-mail a "Nettavisen", sottolineando che i controlli sono stati mantenuti.
Questo il contenuto della sua missiva: "La responsabilità di testare gli sciatori a livello internazionale spetta all’organizzazione antidoping competente, in questo caso RUSADA e FIS. La WADA non testa gli atleti. Fin qui, comunque, tutti gli atleti della Russia hanno continuato a testarsi".
Affermazioni che fanno il paio con quelle della FIS, pervenute ancora a "Nettavisen" via e-mail da Jenny Wiedeke, direttore delle comunicazioni: "I test in Russia sono sempre in corso, nonostante il divieto agli atleti di partecipare alle competizioni internazionali. RUSADA e FIS raccolgono regolarmente i campioni".
Tuttavia, "Antidoping Norway", per bocca del suo responsabile delle comunicazioni, Halvor Byfugliern, condivide lo scetticismo di Calle Halfvarsson: "L’incertezza è ovviamente comprensibile. Non si può ignorare che gli atleti possono facilmente evitare i radar quando non prendono parte a competizioni internazionali. Antidoping Norway, peraltro, dispone di poche informazioni sulla tipologia di test che viene eseguita in Russia in questi giorni".