Predestinato. Una parola spesso usata e soprattutto abusata nel linguaggio sportivo, in particolare negli ultimi anni, da quando questo aggettivo è diventato quasi un epiteto del pilota della Ferrari, Charles Leclerc.
Una parola rischiosa, in quanto porta con sé anche tante aspettative e di conseguenza pressioni nei confronti della persona a cui viene affibbiata. Purtroppo, spesso questa parola viene anche accostata a giovani talenti degli sport invernali.
Ma siamo certi che questo aggettivo venga usata in maniera esatta? A nostro parere no, ecco perché non consideriamo Tommaso Giacomel un predestinato e non useremo questa parola per parlare del suo grande potenziale. In fin dei conti perché dovrebbe essere destinato o meglio “designato in precedenza”? Da chi? No, non basta il talento per dire che qualcuno è “predestinato”, perché un atleta si forma nel tempo, in quanto il talento in sé non è certo assicurazione di successo. Ed è questo il bello. Ciò vale per il calciatore Fagioli, il biatleta Giacomel, il fondista Graz oppure, ovviamente, il pilota Charles Leclerc.
Il biatleta trentino lo sa bene. Da quando è giovanissimo non tralascia alcun particolare, perché quel talento naturale va allenato ed elevato per poter raggiungere determinati obiettivi. Un lungo lavoro certosino, accompagnato da una forte determinazione, delizia ma a volte anche quella croce che può rappresentare un limite. E così è stato in alcune occasioni, quando Giacomel per la troppa voglia di emergere, spinto dalla sua forte motivazione, si è quasi messo il bastone tra le ruote, soprattutto al poligono. Alla fine, però, lo scatto doveva essere solo mentale, Giacomel doveva solo riuscire a trovare la giusta tranquillità e soprattutto maturità. Ed è arrivato a partire da Hochfilzen, da quando il finanziere di Imer ha iniziato a ottenere top venti con continuità, entrando anche nella top six. Una base importante per questo giovane talento, ancora più preziosa del podio che tutti aspettano, lui per primo, in quanto Giacomel ha dimostrato di poter occupare con continuità la top venti della Coppa del Mondo e valere già qualcosa in più. Quando il podio arriverà non sarà quindi frutto del caso, di una giornata in cui tutto è stato perfetto, ma sarà la logica conseguenza di quanto avvenuto finora.
Ecco perché Tomasso Giacomel è un atleta su cui puntare, ha tutto ciò richiesto dal biathlon moderno: velocità sugli sci e al tiro, ma anche capacità di leggere le situazioni di gara in anticipo e soprattutto tanta voglia di migliorare. In un anno difficile per l’Italia, nel quale è in corso un cambio generazionale dopo gli addii di Bormolini e Windisch, ai quali si aggiungono i problemi fisici di Hofer, la maturazione di Giacomel è un bene prezioso, alla quale siamo certi si aggiungerà presto anche quella di Didier Bionaz, altro giovane di talento che ha solo bisogno della giusta tranquillità per fare l’atteso salto di qualità.
Al trentino non si chiede un podio già quest’anno, anche se ha tutto perché arrivi e ci auguriamo possa accadere nel giorno giusto già in questa stagione, ma intanto di proseguire questo percorso basato sulla continuità, magari portandosi dietro lo stesso Bionaz e qualche altro compagno di squadra. I mezzi per farlo li ha, anche la testa e la determinazione ci sono, starà a lui incanalare tutto nel modo giusto e ottenere quei risultati che lui per primo desidera e sa di avere nelle sue corde.
Il destino di Tommaso Giacomel non è già scritto, sarà lui a crearlo, pagina dopo pagina, senza porsi alcun limite, perché solo tra oltre dieci anni, quando avrà finito la sua carriera, potrà comprendere davvero qual era il suo potenziale. Non c’è nulla di predestinato, ma dipenderà tutto da lui e se consideriamo la testa che ha questo ragazzo, ciò può solo rappresentare un’ottima notizia.
Come diceva Doc in Ritorno al Futuro III: “Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete. Perciò, createvelo buono”. Non abbiamo dubbi che Giacomel saprà farlo.