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Biathlon – Jean-Paul Giachino: “Ho reso Julia Simon la numero 1 al mondo insegnandole a sparare da terra, ma sono serviti due anni”

Julia Simon, stella del biathlon francese, è protagonista di un avvio stagionale da sogno, complice la sua costanza al poligono: 92% di bersagli centrati nel mese di dicembre ne fanno la migliore tiratrice del pianeta, percentuale che si eleva addirittura al 99% se si analizza unicamente il tiro da terra.
Il suo allenatore, Jean-Paul Giachino, ha raccontato ai microfoni di "Nordic Magazine" quale tipo di lavoro abbia svolto con l’atleta per riuscire a portarla a tali livelli e a renderla un cecchino quasi infallibile: "Sapevo che il suo punto debole fosse il tiro da terra, perché in piedi ha sempre avuto quel tiro istintivo che funziona abbastanza bene. Certo, a volte sbaglia un po’ perché aumenta la velocità di esecuzione".
A quel punto, Giachino ha compreso di dover avviare con Julia Simon un percorso di apprendimento in modalità "ball-trap": "Non bisogna dimenticare che, nel tiro da terra, il bersaglio misura 45 millimetri ed è collocato a 50 metri di distanza. I biatleti arrivano esausti alla zona di tiro e, a questo, si aggiunge lo stato emotivo, lo stress. Così a maggio 2020 sono andato a trovare Julia a casa sua, a Beaufort. Le ho detto subito che ci sarebbero voluti due anni di pratica per acquisire un solido tiro da terra. Lei mi ha risposto: ‘Io non ho due anni’. Come ogni atleta è impaziente, lei ancora di più".
Ciò di cui Julia Simon non era a conoscenza, ha chiarito Jean-Paul Giachino, è che l’arma "è sempre in movimento, non c’è momento in cui l’arma è ferma o bloccata. Così ho ripassato con lei le basi e, in particolare, i tre punti importanti ed essenziali nel tiro da terra: respirazione, mira e rilascio. Sapendo che c’è solo una cosa che porta l’arma al bersaglio: il soffio. Quando inspiri, l’arma scende e, quando espiri, l’arma sale. Una volta che l’espirazione è terminata, devi mirare al bersaglio, bloccare il respiro e poi rilasciare dolcemente. Questi sono solo i fondamentali del tiro, ma Julia non li conosceva, perché non le erano stati raccontati. Lei riteneva che l’arma fosse sempre in movimento".
L’iter di apprendimento ha richiesto complessivamente due anni di tempo: "Speravo che ce ne volesse meno. Andò un po’ meglio il primo anno, ma era ancora del tutto irregolare. Il secondo anno migliorò ulteriormente. Mancava solo questa regolarità, perché lo scorso inverno, nelle prime due tappe di Östersund e Hochfilzen, ne ha ancora sbagliati, spesso con doppi falli".
A fare la differenza è stata la preparazione di questa estate: "Adesso, quando Julia spara da terra, i suoi colpi sono più centrati. Durante l’apprendistato, poiché è impaziente, Julia si arrabbiava per il suo lento progredire. Io le ho ripetuto che doveva essere paziente, che il lavoro avrebbe dato i suoi frutti. Non ha mai voluto arrendersi, anche se mi sembrava che io ci credessi più di lei. Il tiro del biatleta è tecnico, ma, paradossalmente, non è solo questione di tecnica. È anche una questione di mente, di imparare le cose giuste e di rispettare i fondamentali".
Oggi Julia Simon sa cosa deve fare, però, ammonisce Giachino, "non deve dimenticare ciò che la guida, gli aspetti tecnici che le permettono di tirare bene. L’inizio di stagione di Julia è davvero impressionante, con un solo obiettivo mancato in tutto il mese di dicembre. Questo va addirittura oltre le mie aspettative, è davvero di alto livello. Attualmente è la numero uno al mondo, ma perché? Alla fine, sta sciando più o meno alla stessa velocità dell’anno scorso e non è ancora al meglio fisicamente. La differenza è semplicemente che 12 mesi fa, nello stesso periodo, ha avuto il 76% di bersagli centrati, ora è a quota 92%".
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