Veni, vidi, vici. E’ stato così il Pellegrino di Davos, partito prima dell’alba alla volta della Svizzera per lasciare per quanti meno minuti possibile il suo posto al fianco di Greta Laurent e trionfatore della sprint di sabato davanti a sua maestà Johannes Klæbo, uno che di volate in tecnica libera ne perde una ogni quadriennio. Cristian Zorzi rientrato nella sua Moena per le festività ed in attesa del Tour de Ski analizza come ogni settimana per Fondo Italia quelle che sono state le indicazioni del wek-end.
CASA ITALIA – "Pellegrino ha fatto tutto bene: ha voluto esserci per vincere. E ce l’ha fatta. Sappiamo tutti di cosa è capace e l’ha dimostrato ancora una volta. Mi spiace abbastanza che Mocellini sia caduto in qualifica. Sappiamo che a skating non ha la resa che ha in alternato, ma dopo il secondo posto di Beitostolen mi sarebbe piaciuto vederlo in batteria, proprio per capire nel confronto diretto a che punto è. Ma non c’è fretta, ha dimostrato di avere carattere e velocità. Accanto a lui, mi ha fatto piacere il ritorno di Francesca Franchi. L’ho già detto settimana scorsa e mi ripeto: ha tante qualità e merita di crescere molto, assieme a Simone. Anche la presenza di Cristina Pittin è stata importante con Nicole Monsorno brava a centrare la qualificazione ma ancora in fase di crescita; serve un po’ di pazienza. Discorso che vale anche per Di Centa: posso capire le pressioni e la voglia di avere presenza nel massimo circuito, ma credo che sia importante a volte capire che un atleta possa non essere ancora pronto e non sempre prendere scoppole fa bene. E’ un discorso che allargo anche al maschile: a skating abbiamo difficoltà, è abbastanza evidente: mi chiedo se valga davvero la pena gareggiare in certe condizioni sapendo di non essere competitivi o se sia meglio provare a lavorare per risolvere le problematiche. E’ un dilemma che probabilmente non ha soluzione, ma se guardo ad alcune nazioni vicine – in primis la Germania – mi rendo conto che hanno un sistema di maturazione diverso, più graduale. Mock, Bing, Hennig, Carl non sono casualità".
CASA FIS – "A Davos mi sono preso il tempo per un confronto con il delegato FIS perchè alcune situazioni del fondo d’oggi non vanno bene. A cominciare dalle presenze: quanti assenti c’erano in Svizzera? Tanti, tantissimi. Ma ha ancora senso proseguire ad impostare un calendario così fitto, con gare ogni fine settimana? Il biathlon insegna da anni che inserire qualche pausa strategica fa solo bene al movimento. Possibile che il fondo non possa copiare? Oltretutto mi pare di notare come anche l’attenzione della federazione internazionale nei confronti degli organizzatori sia meno pungente. Vedo delle pecche organizzative e dei dettagli di non poco conto davvero trascurati: a Davos l’area riservata per i pasti era gelida, tanto per dirne una".
BENTORNATA ØSTBERG – "L’avevo detto che sarebbe tornata in alto. Ormai l’avrete capito che ci tenevo particolarmente a rivederla tra le prime e non nascondo che domenica abbia un po’ sperato che Diggins le rimanesse dietro. Non ho nulla contro Jessie, sia chiaro: ma la storia e la determinazione di Østberg secondo me meritano di tornare al successo. Anche per la pazienza della federazione norvegese. In altri contesti un’atleta non sarebbe stata aspettata così. Poi Diggins è una belva e quando in cima alla salita ha avuto l’aggiornamento, ha sfruttato al meglio le sue capacità di scorrevolezza in discesa e la sua abilità nella pattinata veloce. E’ una campionessa ed è andata a prendersi la vittoria. Va bene così, come davvero bravi sono stati i norvegesi nella 20km a skating: sono uno squadrone, lo sappiamo tutti, ma ieri non hanno sbagliato praticamente nulla".
TOUR DE SKI – "Ora qualche giorno di riposo, poi si parte per la Val Müstair. Sapete che non mi faccio grandi problemi nel dire quello che penso e sul Tour de Ski non posso nascondere le mie perplessità. In un calendario così fitto, un Tour così stancante ed impegnativo ha senso solo nelle stagioni senza Mondiali e Olimpiadi. Arrivare nelle tappe finali con una manciata di atleti è uno spot negativo per il nostro movimento. Oltre al fatto che il vero senso del Tour de Ski è ormai concentrato nella tappa finale in Val di Fiemme, le altre gare sono in fondo paragonabili a normali tappe di Coppa del Mondo. Ed allora mi chiedo perchè non si possa impostare il Tour de Ski solamente in Val di Fiemme, magari con tre gare diluite in quattro giorni, in modo da consentire al pubblico di programmare meglio il viaggio, ridurre le spese. Anche gli atleti avrebbero meno stress e non si troverebbero a viaggiare di continuo per dieci giorni, rinunciando di fatto a gran parte delle festività. Le assenze anche importanti sono indicatori da non sottovalutare e in un calendario così, come detto prima, dieci giorni di Tour sono massacranti. Vedremo se verranno mai considerate delle variazioni allo stato attuale, nel frattempo buon Natale a tutti".
Lo Spunto di Zorro – “Pellegrino ha fatto tutto alla perfezione. Forse in casa Italia serve più pazienza. La mia idea sul Tour de Ski”
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