Ha passato gli ultimi giorni a casa prima della partenza per Kontiolahti, che darà il via a tre settimane davvero impegnative, che porteranno atleti, allenatori e skiman dalla Finlandia alla Francia, passando per l’Austria. Ma anche in queste giornate gli impegni non sono mancati per Andrea Zattoni, in quanto ha seguito gli atleti della sua zona, Wierer compresa.
Nel pomeriggio di ieri, lo abbiamo contattato dopo che da Obertilliach, dove aveva seguito i suoi atleti, era tornato nella sua Val di Fiemme. L’allenatore delle Fiamme Gialle ha quindi risposto alle nostre domande, facendo il punto della situazione a pochi giorni dal via della stagione.
Buon pomeriggio Zattoni. A che punto sono i suoi atleti alla vigilia della partenza della Coppa del Mondo?
«In Norvegia si è vista mediamente una buona condizione. Qualcuno ha fatto vedere cose particolarmente buone, qualcun altro magari è apparso un po’ rallentato dalla mole di lavoro. Diciamo che Tommaso Giacomel e Didier Bionaz stavano abbastanza bene, mentre David Zingerle ha fatto un po’ più di fatica rispetto al suo potenziale, Patrick (Braunhofer, ndr) e Daniele Cappellari non sono lontani dal proprio livello.
Nessuno si è ammalato ed è già una buona notizia. Tolto Luki (Hofer, ndr), nessun altro ha avuto problemi. Per noi è stato ottimale poter svolgere così bene quelle due settimane di lavoro in Norvegia. Alla vigilia avevamo qualche timore, viste le difficoltà con la neve e l’obbligo di cambiare il programma iniziale, ma a Beitostølen abbiamo poi lavorato molto bene su una pista impegnativa, come ci serviva».
È preoccupato per i problemi fisici di Hofer?
«Credo che alla fine ogni appassionato di biathlon sia preoccupato quando sa che Lukas ha qualche problema, rappresenta una bandiera per la nostra squadra. Questa mattina è stato deciso che non verrà su in Finlandia. Abbiamo deciso, insieme a lui, di metterlo fisicamente nelle migliori condizioni cercando di evitare inutili rischi e ripercussioni future. Lui è sempre molto motivato e ha tanta voglia di battersi in ogni weekend, ma ora è importante non rischiare di peggiorare la situazione. Non scia da due settimane e con un’infiammazione bisogna fare molta attenzione. Per noi Luki è fondamentale e abbiamo bisogno di averlo nel momento in cui può esprimere il suo potenziale».
Come arriva Dorothea Wierer all’avvio di stagione?
«Dal punto di vista psicologico ed emotivo è estremamente tranquilla. Ciò è una cosa molto positiva per lei che spesso, anche se non sembra, consuma tante energie dal punto di vista nervoso. Nell’ultimo mese e mezzo l’ho vista rilassata, concentrata unicamente sul lavoro, brava nel prendersi gli spazi giusti per recuperare. Credo che questo possa giovarle. Per quanto riguarda la condizione atletica, le ho visto fare ottime cose sia in estate che in autunno. Sembra a posto, ma fino a quando non abbiamo il confronto con le altre atlete sarà difficile capire a cosa potrà ambire. Lei vuole puntare sempre in alto, la sua motivazione è anche il suo motore. Non è certo un’atleta che accetta di arrivare trentesima».
Cosa chiede ai suoi atleti alla viglia della prima gara?
«Parto dal presupposto che secondo me, dagli atleti non bisogna mai pretendere nulla, sono abbastanza adulti e motivati al punto giusto per pretendere ed esprimere il meglio di sé stessi. C’è chi come David (Zingerle, ndr) sarà alla prima esperienza in Coppa del Mondo e deve quindi solo scoprire questa nuova realtà e imparare a gestirsi. Anche a Patrick (Braunhofer) e Daniele (Cappellari, ndr) non chiediamo subito tanto. Il primo torna in Coppa del Mondo dopo diverso tempo, mentre il secondo ha più esperienza. Daniele spero possa ripetere sugli sci quello che ci ha fatto vedere sugli skiroll, dove ha mostrato cose molto buone. Anche perché ha la dote di avere un ottimo tiro.
Tommy (Giacomel, ndr) e Dido (Bionaz, ndr) hanno aspettative più alte rispetto ai compagni, anche perché hanno già ottenuto alcuni piazzamenti importanti. Loro vogliono partire subito bene, ma è importante che lavorino in maniera corretta e come sanno fare, spendendo le proprie energie nel modo giusto.
Se ognuno di questi cinque ragazzi e anche la stessa Dorothea Wierer, riuscissero a esprimersi al proprio massimo, dedicando le energie corrette a ogni componente della prestazione, sarei contento. Poi per quanto riguarda il risultato, quello è legato a una serie di fattori».
Nel corso della preparazione con la squadra maschile e Wierer, com’è stato gestire un gruppo di 11 atleti con esperienze tanto diverse?
«Essendo quattro tecnici di base più Alex Inderst, non è stato difficile da gestire. Ciò ci ha aiutato a stimolare tutti gli atleti nel modo giusto e mettere ognuno nelle migliori condizioni di lavoro. Un gruppo così tanto eterogeneo, composto da atleti con esperienze diverse, ha dei vantaggi in alcuni momenti e degli svantaggi in altri. Dal punto di vista prestazionale, c’erano atleti dal rendimento diverso, ma per chi partiva da dietro è stato importante vedere cosa fanno coloro che sono oggi più competitivi, mentre dall’altra parte, chi ha più esperienza ad alto livello riceve la spinta ad impegnarsi e non abbassare mai la guardia».
Al termine della passata stagione hanno lasciato atleti come Bormolini e Windisch. Ciò darà ovviamente maggiore spazio ai giovani, ma allo stesso tempo anche più responsabilità. Come li ha visti nel corso della preparazione?
«Sotto questo punto di vista, i ragazzi sono maturi e bravi a non far trasparire emozioni, ma rimanere concentrati sul lavoro. Sanno che c’è questa opportunità e vogliono utilizzarla come stimolo ulteriore, sapendo che maggiore spazio non significa che le cose saranno più semplici. Al di là forse di Giacomel e Bionaz, tutti gli altri ragazzi sono molto vicini, c’è concorrenza, quindi sono tutti molto stimolati a restare davanti agli altri e non farsi soffiare il posto. Anzi, speriamo che arrivino anche altri giovani ad aumentare ulteriormente la concorrenza e far salire così il livello di tutti».
Cosa pensa delle novità regolamentari per la stagione ormai alle porte?
«Sinceramente non discuto il sistema di assegnazione dei punti, che vuole premiare i più forti. Ho visto però che se fosse stato utilizzato in passato, negli ultimi dieci anni sarebbe cambiato poco. Ciò che non mi piace è l’abolizione degli scarti, che per me era invece un fiore all’occhiello del nostro sport rispetto agli altri. Sarà un problema soprattutto nel settore femminile, dove spesso le atlete possono avere bisogno di riposo. Non dimentichiamoci poi, come ci sta dimostrando lo sci di fondo, che c’è ancora anche il Covid. Se un atleta lo prende e perde una tappa, ecco che rischia di rimetterci tantissimi punti. Insomma questo cambiamento non mi trova d’accordo».