Di carattere è sempre molto calmo e riflessivo, David Zingerle raramente esterna agli altri le proprie emozioni. Anche questa volta è così, pure nel momento in cui sta per toccare con mano quello che ha sempre sognato e per cui si è allenato tanto in questi anni: la Coppa del Mondo. Il giovane ventiduenne del CS Esercito è l’ennesimo prodotto della scuola Anterselva, che ha regalato all’Italia numerosi atleti nel corso degli ultimi quarant’anni. E la sua è una vera e propria dinastia, da nonno a nipote, passando per padre e sorella.
Lo chiamiamo di domenica pomeriggio, quando sta passando l’ultimo weekend a casa prima di un tour de force per lui inedito, con tante trasferte in poche settimane. David ci descrive le sue emozioni, ci racconta del momento in cui ha ricevuto la notizia della convocazione e del modo un po’ particolare con cui lo ha comunicato ai propri cari, che descrive benissimo il suo carattere. Il giovane azzurro, terzo 2000 italiano a esordire in Coppa del Mondo dopo Giacomel e Bionaz, ci spiega anche come sono arrivati i suoi evidenti progressi, il momento in cui ha deciso di mettersi sotto seriamente per giocarsi al massimo le proprie possibilità.
Ciao David, complimenti per la convocazione in nazionale. Partiamo proprio da qui: descrivici il momento in cui hai ricevuto la notizia.
«È tutto andato in maniera un po’ particolare. Quel periodo eravamo proprio ad Anterselva, era il nostro ultimo raduno prima di partire per il nord. Da un giorno all’altro mi sono ammalato e sono stato costretto a tornare a casa perché avevo preso un’influenza. Fortunatamente, stando ad Anterselva, ho avuto l’opportunità di dormire a casa mia. Una sera ho ricevuto una telefonata da Alex (Inderst, allenatore responsabile della squadra italiana, ndr), che mi ha comunicato la mia convocazione per la tappa d’apertura della Coppa del Mondo, spiegandomi anche come sarebbe proseguito il percorso di preparazione verso il via della stagione. La prima sensazione è stata di incredulità, poi pian piano ho realizzato tutto, così essa è stata sostituita dalla felicità. Dopo gli allenamenti con gli atleti più competitivi del movimento italiano, essere anche convocato per la Coppa del Mondo, significa vivere da protagonista la prima linea del nostro sport».
Essendo di Anterselva, hai visto più volte da spettatore la tappa di casa della Coppa del Mondo. Ora potrai essere anche tu tra i protagonisti. Che effetto fa?
«Si, ho visto l’ambiente della Coppa del Mondo più volte da fuori ed arrivare lì è sempre stato il mio obiettivo. Ora potrò vedere cosa significa gareggiare con gli atleti più forti e fare delle nuove esperienze. Cercherò di dare il mio meglio e imparare il più possibile, facendo un passo alla volta per diventare un biatleta più competitivo».
C’è qualche atleta in particolare a cui vuoi rubare qualche segreto con gli occhi?
«Non soltanto uno, perché ogni atleta ha un proprio modo di approcciare alla gara. Prenderò tanti appunti, osservando magari la tecnica di sciata di alcuni, il modo di affrontare il poligono di altri. Avrò la fortuna di poter vedere tutto questo da vicino».
A casa come hanno reagito alla notizia?
«La sera sono sceso in salone per dare la buonanotte ai miei genitori e ho comunicato loro di essere stato convocato. Ovviamente erano tutti felici. Non l’ho invece detto alle mie sorelle e sono tornato in raduno il giorno dopo, senza averle informate. Si sono arrabbiate con me (ride, ndr)».
Come mai non lo hai detto alle tue sorelle?
«Non sono una persona che parla tanto, quindi il giorno dopo a colazione non ho detto nulla. Lo hanno saputo dai miei genitori (ride, ndr)».
Ma non potevi almeno informarle con un messaggio via WhatsApp?
«Non l’ho fatto (ride, ndr). Infatti erano arrabbiate con me».
Tornando al biathlon. A che punto sei? Com’è andato il lungo raduno in Norvegia?
«Al tiro mi sono ripreso abbastanza bene, ho avuto un po’ di problemi soprattutto a terra, ma sto tornando a sparare come ero solito fare. Sugli sci ho fatto un po’ di fatica negli allenamenti ad alta intensità, mi è mancato forse parte dell’allenamento di Anterselva. Abbiamo svolto due gare test tra noi. Nella prima ho avuto qualche problema sugli sci, ma già nella seconda mi sentivo meglio. Evidentemente mi serve solo ritrovare il giusto ritmo gara».
Devo ammettere che mi hanno impressionato i progressi che hai fatto in questi anni. Dopo l’arruolamento nel CS Esercito hai cambiato marcia. Cosa è accaduto?
«È vero, ho fatto dei bei progressi negli ultimi anni. Durante il periodo di lockdown per la pandemia di covid, pensavo che non sarei stato confermato in squadra e in quel momento ho cambiato il modo di ragionare, ho capito che se non si lavora nel modo giusto non è possibile raggiungere certi obiettivi. Ho iniziato a essere più concentrato sull’allenamento da seguire e ho così iniziato a fare progressi.
Ogni anno cerco di migliorare, consapevole di quello che ho già fatto cerco di aggiungere qualcosa di nuovo ed imparare dagli errori».
Cosa ti aspetti da questa tua prima assoluta in Coppa del Mondo?
«Intanto ci tengo a dire che è incoraggiante e stimolante poter gareggiare con atleti di un tale livello, dà tanta motivazione. Ho ancora molto da imparare, quindi ora cerco di dare del mio meglio e vediamo cosa arriva. Spero di progredire tanto gareggiando con tali campioni e se le cose dovessero andare bene sarei ancora più contento. A Kontiolahti mi auguro di avere buone senszioni sugli sci, perché ciò mi permetterebbe di divertirmi in pista. Voglio cercare di godermi questa occasione, sapere che è una buona possibilità e dare del mio meglio, sparando bene e imparando da quelli forti. Come ho detto in precedenza, prenderò tanti appunti».
Quanto è importante per te aver avuto la possibilità di lavorare con allenatori che già conoscevi?
«Sicuramente è stato molto utile, soprattutto nei momenti di difficoltà, perché ti conoscono già e sanno dirti di cosa hai bisogno. Inoltre anche io so come comunicare nel modo giusto con loro. Mi sto trovando bene anche con allenatori con cui non avevo mai lavorato, come Zattoni. Stiamo facendo un ottimo lavoro».
Alla vigilia dell’esordio in Coppa del Mondo vuoi ringraziare qualcuno?
«Certamente dico grazie alla mia famiglia, a tutti gli allenatori e la squadra per il grande sostegno che mi hanno dato. Ci tengo a ringraziare poi il Centro Sportivo Esercito, che mi ha arruolato quando le mie prestazioni non erano quelle attuali. Spero, con questa convocazione, di essere riuscito a restituire loro qualcosa per la fiducia che hanno avuto nei miei confronti, quando ancora non avevo mostrato il mio valore».