La leggenda svedese delle telecronache sportive non poteva scegliere sito migliore per l’incontro fissato la settimana precedente. Il posto è un tipico e caratteristico cafè-ristorante che si trova lungo la baia di Stoccolma proprio all’uscita del ponte Djurgårdsbron che dal centro della capitale svedese immette poi nell’oasi verde e lussureggiante dell’isola di Djurgården. Stando alle ferree regole dettate dal bon ton scandinavo è cosa buona presentarsi puntuali agli appuntamenti e dato che il meeting è con una leggenda parecchio stimata da tutto il popolo di Re Carlo XVI Gustavo, ci presentiamo all’ingresso del caffè con un buon quarto d’ora di anticipo. Mentre ci gustiamo la tranquillità ed il fascino del paesaggio circostante apprezzandone la bellezza a trecentosessanta gradi, senza un minuto di ritardo la leggenda stessa arriva ovviamente puntale e precisa al punto da lui indicatoci, esattamente come il lavoro che da quasi mezzo secolo svolge. Dopo le presentazioni del caso, mentre la Radio posta all’interno del locale sta suonando lo struggente brano “Listen to your heart” degli svedesissimi Roxette, lui ci consiglia dato l’orario di metà mattina di scegliere dal menù locale la caratteristica “fika svedese”, ovvero tazza di caffè a cui viene aggiunto un delizioso dolce al cioccolato.
La leggenda di cui parliamo è il celebre telecronista e giornalista sportivo Jacob Hård.
Nato a Stoccolma nel 1955, e precisamente nel quartiere ad est di Lidingö, vero paradiso per chi svolge atletica leggera, orienteering e per i numerosi runners del weekend, Jacob è col tempo diventato una vera celebrità e sinonimo di giornalismo per tutti gli sportivi e non di Svezia. La sua carriera iniziata a vent’anni nell’emittente Radiosporten è poi esplosa col passaggio alla televisione nazionale SVT, dieci anni dopo. La sua competenza, il suo stile mai fuori dalle righe, sempre rispettoso di ogni singolo atleta, di ogni evento, dal massimo a cinque cerchi fino al locale meeting o campionato nazionale, unita ad una voce particolare e unica, l’hanno fin da subito innalzato al rango di reporter e commentatore più famoso ed apprezzato di Svezia.
Hård iniziò prima a raccontare ogni grande evento di atletica leggera a cui ha aggiunto lo sci di fondo prima e l’orienteering poi, con incursioni fra il basket e la pallavolo, ma vanta anche il merito di aver curato per anni e portato al successo la celebre trasmissione del weekend “Vinterstudion” che da sempre oramai porta ogni inverno gli sport invernali nelle case degli svedesi. Se vogliamo paragonare la sua grandezza e proprietà nell’impartire lezioni nella materia da lui trattata e riportarla nel nostro paese, possiamo pensare ai racconti di Bruno Raschi nel ciclismo o le cronache ed articoli di Gianni Clerici nel tennis.
Jacob stesso non riesce a darci un calcolo preciso di tutti gli avvenimenti sportivi cui ha preso parte nel corso della sua lunghissima e gloriosa carriera una volta che seduti al tavolo del caffè inizia con la sua inconfondibile voce a raccontare la sua carriera di giornalista: “Non ho adesso un totale preciso, ma penso che da Mosca 1980 dove ho seguito sul posto le mie prime Olimpiadi fino al 2012, dove abbiamo perso i diritti di trasmissione in Svezia, ho seguito e commentato ogni edizione dei Giochi Olimpici estivi ed invernali, tranne nel 1992 quando è nato il mio primo figlio. Alle Olimpiadi invernali del 2018 sono poi nuovamente andato a Pyeongchang ma non come commentatore bensì in nuovo ruolo per me di reporter ed esperto. Mi è piaciuto molto perché si è trattato di una sorta di ritorno alle origini della mia professione. Quindi non so dire con esattezza quanti Giochi Olimpici ho seguito nel corso dei miei anni da giornalista. Inoltre ho seguito parecchie edizioni dei Mondiali di atletica, orienteering e sci nordico come telecronista per SVT. Nello sci di fondo i miei primi Mondiali sono stati nel 1987 ad Oberstdorf e da li devo dire di averli seguiti tutti fino alla scorsa edizione sempre nella località bavarese.”
Tutti questi anni di lavoro, prima alla radio e poi dal 1986 alla televisione svedese hanno portato finalmente Mr. Hard alla giusta gratificazione professionale nel 2020 quando la giuria del prestigioso Lukas Bonnier Awards, riconoscimento che viene assegnato ogni anno ad un giornalista che per lungo tempo ha dato prova di grande abilità ed eccezionale lavoro giornalistico, gli ha finalmente conferito il Grand Journalism Award. La motivazione della giuria del premio ben riflette lo stile che in quasi mezzo secolo di report e telecronache ha seguito Jacob: “Crea dramma, panico ed euforia per generazioni sul divano della televisione. Jacob è sempre in perfetto equilibrio fra popolarità, professionalità e passione.” Onorato per aver ricevuto questo prestigioso riconoscimento Jacob ci racconta con grande umiltà che dopo tanti anni ancora trova grande piacere nel seguire le gare. Per lui ogni competizione è sempre un foglio non scritto, che lo stuzzica giorno dopo giorno come se fosse il primo evento che avesse mai seguito in vita sua e lui adora trasmettere la stessa sensazione a chi segue la competizione in TV. Curioso e divertente è comunque il retroscena in merito all’assegnazione del Lukas Bonnier Award di quell’anno: “Il giorno che ho ricevuto questo premio per me è stato quasi come vivere uno scherzo. La persona adibita a comunicare questo premio ed il mio capo a SVT ben sapevano che mi sarebbe stato assegnato quell’anno. Cosi a mia insaputa, mi hanno chiesto di registrare un’intervista chiedendomi opinioni su come il periodo vissuto col Covid abbia influenzato il mio lavoro come giornalista. Cosi dopo qualche altra domanda mi hanno chiesto come mai io non avevo mai vinto quel premio chiedendomi anche di suggerire dei nomi per l’edizione di quell’anno. Io ho detto loro che non avevo al momento dei nomi in testa e che non avevo idea del perché non avevo ancora ottenuto quel premio, anche se non capivo il senso generale di quella intervista. Loro mi hanno risposto che queste mie risposte non erano buone perché io ero il vincitore di quell’anno, mostrandomi il premio. Io ci rimasi totalmente di stucco e per me fu una grande sorpresa. Un premio per me totalmente inaspettato quel giorno.”
Bror Sven Jacob Hård af Segerstad, giornalisticamente conosciuto in Svezia come Jacob Hård è nato nel Gennaio 1955 nel sobborgo est di Stoccolma a Lidingö. Fin dai dieci anni incominciò ad interessarsi della corsa. Da teenager divenne un promettente mezzofondista ottenendo per il suo club, il prestigioso IFK Lidingö, titoli di categoria negli 800 metri dove vanta un lodevole personale di 1 minuto e 54 secondi. Jacob è figlio del Maggiore dell’esercito svedese Karl Hård e la sua famiglia proviene dalla nobile casata svedese degli Hård af Segerstad. Mentre la Radio locale ci allieta ulteriormente la mattinata diffondendo la maggiore hit della famosa pop star italo-svedese Veronica Maggio ovvero “Den första är alltid gratis”, Jacob ci racconta come ha incominciato la sua attività di giornalista a metà anni settanta: “Ufficialmente con Radiosporten ho avuto il mio primo contratto fisso ad inizio 1980, ma la scelta di dedicare la mia vita al giornalismo è nata cinque anni prima mentre stavo effettuando il servizio militare e pensavo a cosa avrei fatto dopo e ho scelto di fare il giornalista. Terminato il militare ho iniziato l’università e allo stesso tempo ho avuto contatti con Radiosporten. Quindi, in verità ho iniziato la carriera nel 1975, aiutando nei weekend i colleghi divulgando i vari telegrammi e telefax coi risultati sportivi che arrivavano dalle agenzie dell‘epoca, dato che internet non era ancora stato lanciato. Poi nel 1976 con le Olimpiadi estive di Montreal il mio lavoro si è ampliato facendo piccoli diari e report sulla manifestazione ed in seguito ho iniziato a fare reportage più lunghi sempre per la Radio per poi venire assunto definitivamente da loro nel 1980 a tempo pieno."
Nel 1986 è passato a SVT commentando atletica, sci di fondo, orienteering e diventando un personaggio molto amato in tutta la Svezia. Ci racconti il suo stile e la filosofia nel raccontare lo sport in TV?
«Vi è un differente modo di pensare quando tu passi dalla Radio alla TV. E non tutti i colleghi hanno affrontato questo passaggio nel modo migliore. Tu devi pensare in un modo diverso quando i tuoi ascoltatori hanno anche loro le immagini. Con la Radio tu devi raccontare ciò che accade in una determinata gara nello specifico, dato che loro non possono vederla. Mentre alla televisione io vedo il mio lavoro come un tramite che permette alla gente di capire nella sua totalità ciò che lo spettatore vede. Perchè se tu solamente ti limiti a guardare le immagini che ti vengono proposte e non spieghi ciò che succede in gara nella sua totalità, lo spettatore può venire a conclusioni sbagliate. Ti faccio un esempio; in una gara sugli 800m, dove è facile concentrarsi solo sugli atleti nelle prime due/tre posizioni di testa, ma il mio lavoro invece deve essere quello di raccontare tutti gli atleti in gara che hanno differenti stili e caratteristiche, come il mezzofondista russo Borzakovskij ad esempio che a differenza di altri corre il secondo giro veloce come il primo e spesso lo si vedeva all’inizio della gara nelle posizioni di coda. Ora il mio lavoro di commentatore è di raccontare non solo i primi del gruppo ma chi è in coda e che nel secondo giro ha il potenziale di vincere il titolo o una medaglia per esempio. Vedo il mio lavoro come quello di un educatore. Di raccontare ciò che la gente vede sullo schermo e far capire loro la totalità della gara. Quando io vedo uno sport che non conosco, voglio che il telecronista mi introduca in quello sport e mi faccia aprire gli occhi e mi accompagni in quel viaggio facendomi comprendere che cosa sto vedendo. Questa è la mia filosofia di prendere lo spettatore con me nel nostro viaggio e fargli comprendere il senso della gara nella sua totalità.»
Ci racconti un aneddoto divertente che le è accaduto nei suoi anni di telecronista?
«Una situazione piuttosto divertente l’ho vissuta ai Mondiali di atletica di Pechino nell’estate del 2015 quando il primo giorno era in programma la Maratona e noi arrivammo li solo un giorno prima. Non sapevamo ancora che in città venivano chiuse alcune stazioni della Metro a causa dei Mondiali e col mio collega di telecronaca arrivammo al Bird’s Nest solo pochi minuti prima dell’inizio della maratona perché avevamo sbagliato una fermata. Noi arrivammo in ritardo allo stadio e prima dell’ingresso venimmo fermati da un autentico muro di militari locali che ci impedirono di entrare. Il tempo passava e loro non comprendevano che noi eravamo li per la telecronaca ed il mio collega piuttosto adirato per il ritardo si rivolse a loro gridandogli in faccia:“ Io chiamerò la polizia se non ci fate lavorare!!”, ma fra di loro vi erano anche dei poliziotti. Questo non ci ha aiutato in quella situazione, dato che eravamo in Cina, ma poi finalmente un gentile addetto all’accoglienza nello stadio è venuto da noi spiegando loro chi eravamo e ci hanno fatto entrare in cabina di commento. Ma solo qualche secondo prima che la maratona iniziasse.»
Da più di vent’anni commenta le gare di sci di fondo con l’ex fondista Anders Blomquist. Con lui si è subito creata una forte chimica fra di voi. Ci racconti di più su questa vostra collaborazione.
«La cosa divertente è che io sono cresciuto nel quartiere di Lidingö qui a Stoccolma e lo stesso per Anders e suo fratello Örjan che essendo di tre anni maggiore si avvicinava di più alla mia età. Anders e Örjan Blomquist hanno condiviso assieme nel 1988, la vittoria della Vasaloppet. Qui a Lidingö i due fratelli erano molto famosi sia per il loro livello nello sci di fondo che per il loro buon livello nel mezzofondo. Inoltre loro papà era anche il Presidente del club di atletica di Lidingö IFK. Quindi conoscevo bene la loro famiglia. Prima che io iniziassi a fare le telecronache del fondo con Anders, Örjan era il nostro esperto dello sci di fondo per SVT. Ma attorno al 1994 lui ci ha chiesto che voleva fare altre cose. Io l’ho ringraziato per gli anni passati assieme chiedendogli se avesse qualche nome da suggerire per prendere il suo posto. E lui senza pensarci un attimo mi ha risposto di prendere suo fratello Anders. Con lui c’è stato feeling fin dalla prima gara che abbiamo commentato assieme, forse perché conoscevo bene Anders da tempo. Tutti e due avevamo la stessa ambizione riguardo il nostro lavoro e la sua filosofia è molto simile alla mia ed inoltre lui ha anche un gran senso dell’humour che al commento non è mai un male e andiamo sempre molto d’accordo sia al commento che a microfoni spenti. La nostra collaborazione prosegue ancora con successo fino ai giorni odierni .
Chi è stato il campione sportivo che lei ha maggiormente amato?
«Se io devo fare solo un nome fra i tanti che ho ammirato nel corso della mia carriera di giornalista allora devo dire Torgny Mogren. Lui era un grande fondista dotato di una tecnica davvero elegante fin dall’avvento dello skating nello sci di fondo. Ma in primo luogo Torgny era ed è tuttora anche un ragazzo molto gentile sia all’interno ma anche al di fuori dello sci di fondo, e’ sempre stato molto rispettoso e disponibile con noi reporter e giornalisti. Lui è sempre stato un amico con me ed io fui molto felice quando lui vinceva le gare. La sua vittoria nella 50km ai Mondiali del 1993 di Falun è stato il mio punto più alto negli anni vissuti da telecronista. Una gara che io e tutto il popolo svedese ricorderemo per molto tempo ancora.»
Lo scorso inverno ha realizzato un pregevole report di un’ora sui cento anni della Vasaloppet che commenta da diversi anni su SVT. Cosa rappresenta la Vasaloppet per lei? E per gli svedesi?
«Per gli svedesi è il singolo evento sportivo più conosciuto. Per molte persone la Vasaloppet è più di una singola gara. E’ tutta la tradizione e la storia del fondo in un singolo evento. E molti svedesi una o più volte l’hanno disputata o se non l’hanno fatto conoscono familiari o amici che vi hanno preso parte. E’ sicuramente un evento che unisce il nostro popolo. Io sono cresciuto fin da piccolo con la Vasaloppet. Ricordo ancora quando ascoltavo le cronache pionieristiche alla Radio da bambino e ne rimanevo totalmente affascinato. Poi la prima volta che ho visitato quei mitici posti in cui passava la gara come Mångsbodarna, Evertsberg o Oxberg, per la prima volta pur non essendoci mai stato prima mi erano totalmente familiari, proprio per la descrizione che ne facevano i commentatori dell’epoca. Mio padre l’ha disputata più volte, mentre io dato che ero al commento la domenica della gara ho fatto la gara aperta agli amatori che si svolge durante la settimana. La Vasaloppet ha un posto davvero speciale nel cuore degli svedesi cosi come ce l’ha nel mio.»
Negli anni ‘80 la Svezia poteva vantare autentici fuoriclasse nel fondo come Svan, Wassberg, Mogren ect. Come era quel periodo per il fondo “trekroner”?
«E’ stato un periodo fantastico per noi e per me in particolare perchè ho cominciato a fare le telecronache del fondo proprio in quel periodo. Si è trattato di un lungo periodo speciale ed una lunga età dell’oro per lo sci di fondo svedese. E ciò si è evidenziato maggiormente alla fine di quel periodo che possiamo identificarlo con il ritiro di Torgny Mogren. Perchè successivamente il fondo svedese per un certo periodo ha faticato a raggiungere dei successi di rilievo. Questo è stato in contrasto con ciò che succedeva negli anni ‘80 ed ha aumentato per gli svedesi la grandezza di quegli atleti e del settore maschile che era cosi dominante in quell’epoca.»
Poi con Charlotte Kalla, che ha aperto la via, la Svezia e’ ora dominante con le ragazze. Come lo spiega ?
«Non riesco veramente a fornire una ragione precisa di questi recenti successi a livello femminile in Svezia perché le ragazze svedesi per lunghi anni non hanno ottenuto grandi successi come accadeva fra i maschi. Ed in parte ciò fu determinato dal fatto che in passato alcune atlete di altre nazioni avevano un dubbioso rapporto con il doping, che ne hanno complicato i loro risultati. Mentre dall’altra parte credo che le ragazze non credessero veramente nelle proprie capacità e sulla possibilità di arrivare al top dello sci di fondo mondiale. Poi è arrivata una nuova generazione con un nuovo e differente atteggiamento e una pioniera in questo fu Britta Norgren. Con lei ho visto per la prima volta una ragazza che voleva essere vincente anche se poi ha raccolto solo un decimo di ciò che avrebbe fatto poi Charlotte Kalla. Ma Britta fin dalla sua giovane età si è caratterizzata per avere la giusta sfacciataggine verso avversarie con maggiore talento e vittorie. Lei ha nel suo piccolo aperto una porta assieme con alcune sprinter che negli anni 2000 hanno ottenuto saltuari successi come Hanna Dahlberg, Lina Andersson ed Emelie Ohrstig. E poi è arrivata Charlotte che ha dimostrato come anche le ragazze svedesi potevano conquistare medaglie nelle grandi manifestazioni. Direi che Charlotte sia il più importante singolo fondista donna che la Svezia abbia mai avuto. Lei è stata un modello dentro gli anelli del fondo cosi come lo è stata fuori dai tracciati per tutte le altre ragazze che ora vediamo primeggiare in Coppa del Mondo.»
Cosa pensa di Ebba Andersson che passata di categoria a soli vent’anni ha conquistato medaglie a livello Mondiale ma poi non ha ancora fatto il definitivo salto di qualità per vincere con continuità come si pensava quando era dominante a livello junior?
«Non ho una risposta adeguata a questo quesito, posso solo dire che lei una volta passata nella categoria maggiore ha raggiunto un alto livello, ma poi il suo sviluppo si è fermato su quel livello con qualche alto e qualche basso negli ultimi tre/quattro anni. Questo può succedere a qualche atleta. Ma credo che Ebba sia ancora giovane e che possa svilupparsi ancora in futuro. So che lei ha il talento e l’ambizione per essere una numero uno nel corso della sua carriera.»
Lei segue e commenta anche l’orienteering, che è sport molto seguito in Svezia e nei paesi nordici. Qui la Svezia è ben rappresentata con Tove Alexandersson che domina la disciplina da parecchi anni. E’ lei la migliore di tutti i tempi? E cosa la rende cosi speciale?
«Al momento i numeri dicono che non abbia ancora sorpassato Simone Niggli come numero di titoli mondiali conquistati in carriera, ma ci è molto vicino e Tove ha soli ventinove anni quindi con ancora molti anni da dedicare all’orienteering. Questo già di per se la rende unica nella sua disciplina. Lei è fisicamente e naturalmente talentuosa di suo e possiede una intelligenza fuori dal comune. Sa benissimo ascoltare il proprio corpo e molto raramente subisce infortuni. Lei sa alla perfezione quando rallentare gli allenamenti o se necessario aumentarli. Tove pratica molti altri sport come lo sci alpinismo, lo ski orienteering o qualche volta la corsa in montagna, e ciò è positivo per lei soprattutto mentalmente. Le piace provare sempre nuove cose, è una ragazza molto curiosa e credo che se si focalizzasse solo sull’orienteering non sarebbe cosi dominante come lo è stata nell’ultimo lustro per esempio. Con l’introduzione dello sci alpinismo nel programma olimpico di Milano- Cortina 2026 credo che a breve quello possa essere il suo nuovo grande obiettivo futuro. Sarebbe una grandiosa situazione per lei aggiungere una medaglia olimpica alle già numerosissime medaglie che ha ottenuto nell’orienteering e nello ski orienteering. Questo la renderebbe ancora più leggendaria oltre allo status attuale di fuoriclasse, cosa ciò che lei gia attualmente possiede.»
Lo scorso inverno la giovane orienteering Hanna Lundberg si è qualificata anche per I Mondiali junior di Fondo a Lygna nelle dure selezioni femminili del fondo svedese. Pensa che Hanna si debba dedicare di più nello sci di fondo? Il talento non le manca in entrambe le discipline.
«Io penso che lei abbia scelto l’orienteering come sua principale disciplina. E questa è una buona scelta per lei. So che lo scorso inverno si è cimentata con successo nello sci di fondo, dimostrando di avere notevole talento anche li, ma con gli sci penso avrà maggiore concorrenza dato l’elevato livello delle ragazze svedesi. Vedremo come la sua carriera proseguirà nel breve periodo nell’orienteering.»
Dallo scorso Novembre lo sci di fondo è trasmesso in Svezia in PayTV dopo anni nel quale era trasmesso free su SVT. Pensa che alla lunga questo possa portare ad un minor seguito fra le giovani generazioni?
«Penso che ciò possa verificarsi. Ma credo questo possa dipendere dalla modalità su come verranno trasmesse in futuro le tappe di Coppa del Mondo. Ora sono trasmesse da canali nazionali ma pur sempre commerciali. Tutto dipenderà dal fatto se rimarranno sui canali a pagamento per molto tempo allora l’interesse potrà calare per lo sci di fondo in Svezia e nei paesi nordici.»
Come valuta la qualità del giornalismo sportivo in Svezia se paragonata ai tempi nel quale lei hai iniziato la carriera?
«Innanzitutto bisogna considerare la situazione dei Media che è differente rispetto agli anni ‘80-’90. In alcuni aspetti ora è migliore mentre per altri aspetti il giornalismo passato era migliore. Ad esempio il giornalismo di indagine ed inchiesta nello sport credo sia migliore ora rispetto a quando ho iniziato io. Mentre le cronache ora sono tutte molto più frammentate e veloci. Ora se tu apri un giornale principale non puoi più leggere e seguire tutte le notizie sportive, alcune volte si trovano ancora articoli e report molto buoni ma se vuoi ottenere informazioni sportive tipo nerdie tu devi seguire altri canali che spesso sono meno pubblicizzati. In generale, non riesco a dare un giudizio completo se il giornalismo sportivo attuale sia migliore o peggiore rispetto al passato ma posso dire che è diverso perché i Media sono diversi rispetto al passato.»
Sci di fondo – La leggenda delle telecronache svedesi Jacob Hård: ”Charlotte Kalla la prima a dimostrare che anche le ragazze svedesi potevano essere dominanti come lo erano gli uomini”
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