Per la prima volta ha l’occasione di allenarsi per tutta l’estate con Federico Pellegrino e Francesco De Fabiani. Un’opportunità che Paolo Ventura vuole sfruttare nel migliore dei modi, chiedendo e ascoltando i consigli dei compagni, oltre a seguire le direttive di Markus Cramer, arrivato ad allenare gli azzurri dopo i tanti successi in giro per il mondo.
Con il nativo di Tesero, atleta del CS Esercito, abbiamo quindi affrontato diversi argomenti quando lo abbiamo incontrato nel corso dell’ultimo raduno della nazionale italiana.
Ciao Paolo. Come sta procedendo la preparazione? Ormai avete già svolto diversi raduni.
«Per il momento sto bene. Abbiamo fatto un bel periodo al nord, con due raduni. Prima siamo stati in Svezia, a Torsby, dove abbiamo anche sciato nel tunnel, poi ci siamo recati ad Oslo. Nel seguente raduno siamo andati a Sjusjoen e abbiamo chiuso con il Blinkfestivalen. È andato tutto bene, ho avuto giusto un piccolo problema alla schiena dopo la 50 km del Blinkfestivalen, ma mi sono ripreso tranquillamente dopo due giorni».
Per te è stata la prima esperienza al Blinkfestivalen. Come ce la descrivi?
«È stata una bella esperienza. Tutto è organizzato alla perfezione, anche perché in Norvegia è una manifestazione molto sentita. Eravamo sistemati in un albergo che dava proprio sulla pista di Sandnes. La gara che mi è piaciuta di più è stata la Lysebotn Opp, non perché è stata quella dove mi sono comportato meglio, ma per l’ambiente. C’erano tanti tifosi e l’organizzazione ci ha portato lì dopo un’ora e mezza in nave all’interno del fiordo. La partenza era dal porto. Anche la 50 km era bella, mi piaceva il giro da 12 km. Le altre due gare, sotto il nostro albergo, non le ho fatte perché non mi sono qualificato. In ogni caso, affrontare questo tipo di competizioni estive in Norvegia è davvero emozionante. C’è sempre tanta gente a guardare le gare, in quanto anche lo skiroll in Norvegia è molto sentito. Al via c’erano anche diversi atleti dello ski classics».
In primavera sei stato inserito nel gruppo Cramer. Qual è stato il tuo impatto con il nuovo allenatore? Come ti trovi con i suoi metodi?
«Con Markus le cose sono andate bene sin dal primo momento. Lui ci ha subito spiegato la sua linea, è una persona tranquilla e non ha troppe pretese. All’inizio ho fatto fatica per le molte ore di corsa, poi dopo il primo raduno mi sono adattato e ora non fatico a correre per tre ore. Mi sono adattato bene, anche al monte ore che è aumentato. Certo, sono state tolte tante ore in bicicletta, che è proprio l’allenamento che mi piace di più, ma è giusto farlo perché sono fiducioso che sia la linea giusta».
L’altra novità sono i raduno lunghi di tre settimane.
«Si, anche questa è una novità importante, che ha cambiato tanto le nostre abitudini. Io comunque non mi allenavo mai da solo a casa negli anni scorsi, quindi 12-13 giorni li facevo in raduno e gli altri qui in Val di Fiemme con altri sciatori. Devo però ammettere che fare le tre settimane di carico in raduno è meglio, si lavora con meno distrazioni».
Quanto è importante per te avere in gruppo Pellegrino e De Fabiani? Chiedi loro suggerimenti sull’allenamento?
«Si, loro due hanno già lavorato con Cramer lo scorso anno, conoscono bene questo metodo, così già nei primi raduni ci hanno dato consigli su ritmi da tenere in allenamento. Noi tendevamo ad andare un po’ troppo veloce, mentre è meglio tenere un ritmo basso e fare più ore. Chicco ci ha dato diversi consigli tecnici, su cose nuove imparate lo scorso anno».
La buona prestazione alla Lysebotn Opp è stata importante per la fiducia?
«Sono contento della prestazione, ma dall’altra parte mi dispiace perché avrei potuto fare anche meglio. Sono rimasto indietro all’inizio, così in galleria ero dietro e non si riusciva a passare. Dopo un chilometro sono uscito dalla galleria e ho iniziato a passare tanti gruppetti recuperando tante posizioni, ma ormai i primi se ne erano andati. Con il senno di poi, avrei potuto osare di più all’inizio, ma alla fine sono contento della mia prova».
Da sempre la tua distanza preferita è la 15 km in tecnica classica. Cosa pensi della decisione della FIS di farla diventare una 10 km?
«Dico che non sono d’accordo. La 15 km in classico c’è sempre stata, è una distanza che la faceva da padrone insieme alla 50 km. È un cambiamento inutile, che non andava fatto».
Qual è il tuo obiettivo per il prossimo anno?
«Diciamo che ancora non ho fissato un obiettivo specifico. Certamente, come sempre, mi piacerebbe fare bene al Tour de Ski che è la mia gara di casa. Poi ovviamente ci sono i Mondiali, nei quali punto alla 15 km, anche se è a skating».