Si è concluso da alcuni giorni il raduno che ha visto la nazionale italiana maschile di biathlon impegnata a Hochfilzen, in Austria.
L’allenatore di tiro Fabio Cianciana ha fatto quindi il punto della situazione dopo le due settimane passate in terra austriaca.
«È stato un ottimo raduno sia per il lavoro organico che al tiro – ha spiegato a Fondo Italia l’allenatore valdostano del CS Esercito – abbiamo svolto diversi lavori specifici su intensità ai quali i ragazzi hanno risposto bene. Siamo molto contenti. Ovviamente, trattandosi della seconda e terza settimana di carico, qualcuno ha anche mostrato i segni di un po’ di stanchezza, ma tutti hanno risposto bene al lavoro proposto. Abbiamo fatto anche un test sull’individuale che ha dato dei buoni risultati.
Per quanto riguarda il tiro, come accade ormai da alcune stagioni, abbiamo lavorato molto con lo scatt, che ci permette di registrare il tracciato di ciò che gli atleti fanno dal momento della costruzione del tiro fino a tre decimi dopo lo sparo. Come ormai già sapete, è uno strumento utilizzato nel tiro a segno. Ora la FISI è in possesso di tre esemplari, che ci permettono di analizzare il tracciato della costruzione del tiro, permettendoci di capire se la posizione è buona, se c’è stabilità e tanto altro. Abbiamo lavorato individualmente con questo strumento per tredici giorni e devo dire che siamo messi bene. Anche le percentuali al tiro sono piuttosto buone, se consideriamo che tra lento, medio e veloce, abbiamo raggiunto con tutti l’obiettivo dell’80% tra le serie a terra e in piedi. Qualcuno ha anche chiuso sopra al 90%. Non è un risultato banale avere tutta la squadra sopra l’ottanta per cento con varie intensità nel mese di luglio, è il segnale di un’ottima stabilità».
Cianciana è un allenatore molto esperto e ha guidato anche Lukas Hofer e Dorothea Wierer quando erano ancora nelle nazionali giovanili. A distanza di un decennio, l’allenatore valdostano ha quindi ritrovato Wierer. «È uguale a prima – ha affermato sorridendo Cianciana – non è cambiata. Allora era solo una ragazza, oggi è una donna che ha vinto tantissimo, ma ha mantenuto intatti entusiasmo e passione. Inoltre ha una grande dote nel fare gruppo, nonostante abbia dieci anni in più rispetto alla maggior parte degli atleti e sette più di Cappellari. Ha la capacità di essere parte di un gruppo di soli maschi e la mattina si presenta sempre a colazione con il sorriso. In allenamento riesce a trasmettere energia, entusiasmo e motivazione agli altri, è una trascinatrice. È la leader indiscussa del gruppo. La vediamo allenarsi in bicicletta con gli altri e dopo un’ora iniziare ad attaccarli con otto scatti, come se fosse una tappa del Tour. Inoltre è importante anche per noi allenatori, perché è sempre propositiva e ancora motivatissima. Ad averne di atleti così. Sapete, è anche normale che dei giovani del 2000 siano motivati, mentre di fronte a una trentaduenne che nella sua carriera ha vinto tutto, c’è solo da togliersi il cappello».
Cianciana ha descritto quindi il modo in cui Wierer è abituata a lavorando, mandando tanti feedback agli allenatori: «Lei esige molto da sé stessa, si mette alla prova quotidianamente. Inoltre, Doro ha una sensibilità al tiro altissima, si accorge di poggiare la guancia in modo diverso e te lo segnala, chiede a te tecnico di guardare se fa qualcosa di diverso. Vuole ottenere sempre il massimo dalla sua prestazione, anche in un singolo lento. Lei non si accontenta mai».
Dopo due anni in Coppa del Mondo e alcuni buoni piazzamenti, a seguito dei ritiri di Dominik Windisch e Thomas Bormolini, con Lukas Hofer che si allena spesso con la Svezia, Giacomel e Bionaz sono diventati i due atleti con maggiore esperienza tra quelli presenti in questo giovanissimo gruppo. Cianciana ha fatto il punto della situazione sul lavoro che i due stanno facendo in estate: «Con Didier abbiamo fatto due passi indietro a maggio, siamo ripartiti da zero perché aveva perso un po’ di fiducia al tiro. Siamo tornati a sparare con calma a terra, mentre in piedi gli abbiamo fatto cambiare completamente la posizione, perché aveva poca stabilità cadendo quasi in avanti. I risultati, anche nel test che abbiamo svolto, si stanno vedendo.
Su Tommaso, invece, abbiamo lavorato tanto dal punto di vista mentale per quanto riguarda la serie a terra, nella quale è sempre stato un po’ più insicuro. Insomma abbiamo cercato di trasmettergli maggiore fiducia. In piedi, invece, stiamo cercando di insegnargli a gestirsi di più. Lui ha grande fiducia nel suo tiro in piedi e come sapete spara sempre molto velocemente. Per questo motivo stiamo cercando di fargli capire che a volte deve gestirsi di più, leggere le situazioni, perché uno come lui, sparando in 21 o 22 secondi, fa lo zero d’ufficio. Ciò non significa distruggere la sua tecnica di tiro, perché quando servirà saprà sempre sparare in 18”, se richiesto, perché è una dote innata ed è stabilissimo».
Sarà una stagione molto importante per Patrick Braunhofer e Daniele Cappellari, reduci da un anno intero in IBU Cup, dal momento che anagraficamente sono i due maschi più “anziani”. «Cappe è un altro uomo squadra sia per la simpatia che per l’impegno in allenamento. Per quanto riguarda la preparazione, Brauni sta bene fisicamente e sta sparando bene, come si è visto anche nel test fatto. Cappellari, invece, ha avuto qualche problema fisico iniziale, ma risolvibile, mentre al tiro deve solo stare più tranquillo, perché è di natura rapido e preciso, un tiratore solido. Essendo nati nella seconda metà degli anni novanta, per entrambi è una stagione importante ma non fondamentale, perché non dobbiamo mai perdere di vista l’obiettivo a lungo termine. Ovviamente devono dimostrare qualcosa in più rispetto ad altri, essendo ormai quasi dei senatori. Entrambi possono trainare il gruppo nel tiro e devono invece seguire Didier e Tommaso nella parte atletica, avendo capacità superiori. Insomma tutti possono essere utili e guidare gli altri negli aspetti in cui eccellono di più».
In squadra ci sono poi Daniele Fauner e Cedric Christille, classe ’99, più i 2000, Michele Molinari, David Zingerle e Iacopo Leonesio, assente però a Hochfilzen per infortunio.
«Questi giovani devono innanzitutto porsi l’obiettivo di crescere, poi se arriverà la convocazione in Coppa del Mondo, allora sarà qualcosa ancora più importante. Ognuno ha il proprio percorso di crescita e qualcuno è più avanti rispetto agli altri. Non bisogna però avere fretta, ma tenere sempre a mente che ognuno ha i propri tempi per crescere, ci vuole pazienza. All’esterno si può avere la frenesia che arrivino a raccogliere subito risultati, ma il percorso formativo di un atleta non è sempre semplice. David, per esempio, oggi è forse più pronto rispetto ad altri, ma lui è migliorato tanto negli ultimi due anni, proprio perché ognuno ha il proprio percorso di crescita. Sono convinto che avremo delle belle sorprese, senza dimenticare che il nostro è un movimento in crescita, ma bisogna anche accettare qualche passo falso quando si punta sui giovani e si ha un cambio generazionale in corso. Capisco coloro che vogliono vedere l’Italia sempre nelle prime posizioni, ma bisogna saper anche accettare qualche passo falso. Cresciamo piano piano e tra qualche anno vedremo come saranno andate le cose, perché alcuni hanno delle grandi potenzialità ancora inespresse. Giacomel e Bionaz? In questo caso il discorso è diverso, da loro è normale aspettarsi di più, in quanto hanno dimostrato di essere già pronti e hanno fatto esperienze importanti ai Mondiali e alle Olimpiadi. Dovremo essere bravi ad aiutarli e insegnare loro a come gestire la maggiore pressione che troveranno e loro stessi si metteranno. Quando si diventa punto di riferimento del gruppo, come è accaduto loro dopo i ritiri di Bormolini e Windisch, e in assenza di Hofer, è normale che si abbia maggiore pressione».
La squadra maschile avrà sei posti in Coppa del Mondo nella prossima stagione, quindi spazio per fare esperienza c’è ed anche per scegliere i componenti della staffetta Mondiale di Oberhof. «Non è facile pensare già oggi a chi saranno i quattro in gara a Oberhof. Sicuramente ciò rappresenta uno stimolo per tutti. In Coppa del Mondo abbiamo sei posti, se tutto va bene tre appaiono quasi inviolabili, gli altri tre sono aperti alle altre cinque o sei persone.
Se occuperemo tutti i posti? Sono valutazioni che faremo tutti insieme più avanti. Personalmente ritengo che dobbiamo dare anche importanza alla stessa IBU Cup, nella quale abbiamo sei posti. Lo scorso anno abbiamo fatto tanti punti, grazie anche alle partecipazioni di Dido e Dominik. L’IBU Cup è fondamentale per la crescita degli atleti, che, ricordiamoci sempre, parte dal basso. Dovremo essere bravi a gestire le cose nel modo giusto».