Non soltanto la sospensione degli atleti russi e bielorussi, il conflitto in Ucraina potrebbe portare altre conseguenze agli sport invernali: la carenza di materiali.
Come riferito dal sito norvegese Langrenn, Fischer Sports Equipment Company, che è il più grande produttore di sci al mondo, produce circa il 60 percento di tutti i suoi sci in uno stabilimento in Ucraina. In questa sede, Fischer produce anche sci e snowboard per altri marchi, tra cui Rossignol, Alpina, Scott e Dynafit, riferisce Kelly Davis in Snow Sports Insights. Pertanto, la guerra potrebbe portare direttamente e indirettamente a carenze di attrezzature per tutti se la produzione in Ucraina dovesse risentirne, conseguenza dei tempi moderni in cui tante aziende scelgono la delocalizzazione, fabbricando lontano dal paese di origine.
Già nell’ottobre del 2020, l’incendio avvenuto proprio nello stabilimento di Fischer in Ucraina nell’ottobre 2020, ebbe gravi conseguenze per la produzione e la distribuzione di sci da fondo in tutto il mondo. A quel tempo, la maggior parte degli sci da competizione era già finita e distribuita, e molti degli altri marchi aumentarono la loro produzione. «Tuttavia, ci furono problemi nell’ottenere attrezzature sufficienti a causa dell’incendio, perché molti rivenditori non si erano assicurati l’attrezzatura per la vendita durante la stagione» ha afferma Davis, come riferito da Langrenn.
È molto probabile, però, che sommando l’attuale guerra in Ucraina, la pandemia mondiale e il ritardo accumulato a causa dell’increndio Fischer del 2020, si possano creare problemi maggiori in futuro circa la presenza di materiali da competizione. Senza dimenticare, come sottolineato da Davis a Langrenn, che alcuni rivenditori potrebbero ordinare più di quanto hanno bisogno, creando un effetto domino.
Insomma, anche il mondo degli sport invernali, come tutta l’economia mondiale, potrebbe risentire moltissimo di un periodo storico piuttosto drammatico a causa del conflitto in Ucraina.
