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Sci di fondo

Sci di Fondo – FIS e un regolamento cambiato in corsa: ieri ogni nazione doveva avere un solo team

Mai banale Federico Pellegrino nelle sue argomentazioni e critiche rivolte verso il sistema. Quando c’è da dare un’opinione, il valdostano delle Fiamme Oro è sempre presente, desideroso un giorno di lasciare alle sue spalle uno sci di fondo in salute. Anche ieri, quindi, l’azzurro è stato piuttosto critico nei confronti dello sci di fondo internazionale.
Pellegrino ha criticato la presenza di due squadre per nazioni nelle staffette. La sua critica è anche supportata dal regolamento. Infatti, se andate a pagina 8 del regolamento della Coppa del Mondo FIS (clicca qui), è chiaramente scritto che nelle gare miste di Falun ogni nazione avrebbe dovuto schierare soltanto una squadra. Le cose sarebbero ovviamente radicalmente cambiate. Cosa è accaduto? Viste le assenze di Ucraina, Russia, Kazakhistan e Bielorussia, il numero di partecipanti si sarebbe ridotto, anche se alla fine avremmo comunque avuto ben 12 nazioni al via, un numero nettamente superiore, per esempio, rispetto ai team event di salto con gli sci. Nella staffetta mista le squadre partenti sono state in totale 18, con 6 che hanno schierato due team, mentre nella team sprint abbiamo avuto 17 squadre al via con cinque nazioni che hanno schierato il doppio team. Secondo quanto raccolto da Fondo Italia, soltanto giovedì i dirgenti FIS dello sci di fondo hanno fatto un sondaggio tra i team, attraverso una chat privata di whatsapp, proponendo il cambio regolamentare, aprendo anche alle seconde squadre (quindi a convocazioni già avvenute, ndr). La maggioranza sarebbe stata a favore del cambiamento. Un regolamento scritto, ancora presente, cambiato quindi via whatsapp a pochi giorni dalla gara e a convocazioni già avvenute. 
Ovviamente, qualcuno della FIS avrà probabilmente pensato che il prodotto sarebbe stato maggiormente valorizzato con ben diciotto squadre al via. Ma è davvero così? Lo sci di fondo sembra aver dimenticato, sia in campo internazionale che, aggiungiamo noi, italiano, che bisogna lasciar sognare, appassionare tifosi e atleti, dare loro l’opportunità di lottare per obiettivi importanti. Con due squadre per le nazioni più forti si lascia meno spazio agli altri e di conseguenza di invogliare altre nazioni a partecipare. Il biathlon in questo ne è esempio, perché anche squadre piccole come l’Estonia hanno avuto l’opportunità di salire sul podio nella single mixed relay, con tutto ciò che ne consegue, vedi il magnifico impianto di Otepää che ha sorpreso tanti atleti per bellezza, organizzazione e passione. Se il fondo fosse stato come il biathlon, nonostante le tante, troppe, difficoltà di cui parliamo e parleremo anche prossimamente, in questa stagione l’Italia avrebbe conquistato ben tre podi a squadre (staffetta maschile a Lillehammer, team sprint maschile a Dresda e ieri team sprint mista a Falun, che avrebbe avuto un significato speciale, portando una rappresentante del fondo femminile sul podio dopo un decennio). Ciò non avrebbe curato i mali dello sci di fondo italiano, che sono forse un po’ simili a quelli che si hanno in FIS, ma certamente avrebbe motivato i più giovani e coloro che sono nei corpi, fatto capire loro che si può sognare. Vedendo sul podio, oltre a Pellegrino (3 volte) e De Fabiani (2 volte) anche Stefano Gardener (che si allena con la squadra di sede), Paolo Ventura (classe ’96) e Nicole Monsorno (classe 2000), probabilmente anche gli altri avrebbero avuto maggiori sogni, speranze e motivazioni. E questo discorso possiamo allargarlo anche ad altre nazioni.
Se lo sci di fondo vuole sopravvivere, tra le tante cose da sistemare per catturare l’interesse del pubblico televisivo, deve ricordarsi che deve lasciare spazio ai sogni di tante nazioni, altrimenti è destinato davvero a diventare chiuso soltanto a poche nazioni. Come biasimare se l’Italia, come accaduto a Lillehammer in passato, non si presenta quando ci sono skiathlon e staffetta per concentrarsi su altre gare? Perché spendere soldi del budget per una trasferta che offre poco spazio con 12 norvegesi al via e due squadre in staffetta per team come Norvegia e Russia, in grado di occupare le prime quattro posizioni?
Un movimento, quello dello sci di fondo, che sembra non volerne sapere di uscire dalla sua crisi, da un calo internazionale ormai piuttosto evidente rispetto ad altre discipline invernali, vedi biathlon, gestite in maniera migliore, ma soprattutto con maggiore interesse, quello di una federazione che lavora unicamente per il bene di una singola disciplina. Nella FIS, purtroppo, le cose vanno diversamente: le decisioni importanti vengono prese quasi esclusivamente in funzione dello sci alpino e di conseguenza non c’è alcun interesse nel rivedere il numero di gare, i format, valorizzare il prodotto (e noi stessi avremmo diverse proposte anche già solo "grafiche"), ma mantenere su un baraccone che si trascina ormai da anni, sempre più scarico e poco motivato.
Ma soprattutto, troppo spesso, anche chi gestisce lo sci di fondo sembra quasi in balia di alcune nazioni e agisce a volte senza avere la visione di come valorizzare al meglio il prodotto, senza comprendere, cosa che hanno fatto nel biathlon, l’importanza delle nazioni più piccole. Tutti felici, perché con gare miste quasi ogni nazione ha la possibilità di schierare due o un/una atleta per genere. Verissimo, ma per fare cosa? Con quali sogni e possibilità se si permette poi a Norvegia, Svezia e Finlandia, per esempio, di schierare due squadre? E questa è solo una piccola parte dei problemi dello sci di fondo internazionale. 

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