Le convocazioni per l’ultima tappa della Coppa del Mondo di sci di fondo della stagione, in programma a Falun, hanno fatto discutere all’interno dell’ambiente. Sono stati giustamente premiati Nicole Monsorno, per la vittoria della qualificazione e successivamente della sprint, di Lama Mocogno Simone Mocellini, per la vittoria della qualificazione alla sprint emiliana e Stefano Gardener per il successo ottenuto nella 15 km maschile. Giusto così, si è dato il valore che merita la Coppa Italia, soprattutto quando non si svolgono contemporaneamente competizioni di OPA Cup. Ma c’è chi non è stato altrettanto giustamente premiato.
A far discutere è stata però l’esclusione di Stefania Corradini. Ancora una volta, nonostante come gli altri tre anche lei abbia vinto in Coppa Italia a Lama Mocogno, la trentina del Team Sottozero è rimasta fuori dalla lista dei convocati per la Coppa del Mondo, mandata invece a gareggiare in OPA Cup. Non c’era spazio? Contingente troppo ricco? No, perché il posto c’era, in quanto tutte le atlete in gara a Holmenkollen lo scorso weekend non sono state confermate per la tappa svedese, per la quale sono state chiamate solo quattro donne: Caterina Ganz, Greta Laurent, Lucia Scardoni e Nicole Monsorno. Se sono ben cinque gli uomini convocati, perché portare solo quattro donne, ben sapendo che solo due sono le distance pure? Non c’era spazio per un’altra donna da convocare nel momento in cui si decide di rimandare a casa Comarella, Di Centa, Pittin e Bellini? Si, c’era e Corradini avrebbe potuto fare parte tranquillamente del gruppo.
Perché non portarla? Quali erano i rischi? La convocazione di Corradini avrebbe avuto soltanto dei risvolti positivi, in quanto avrebbe mostrato a un ambiente in parte triste (perché purtroppo, oggi, è la prima cosa che si nota assistendo dal vivo alle competizioni italiane e vi assicuriamo che fa male al cuore), abituato ormai a vivere nel ritornello del “tutto va male”, che in realtà c’è ancora spazio per sognare, perché anche chi è fuori dalle squadre nazionali e non ha trovato posto in un corpo sportivo, (corpi che, è bene sottolinearlo, sono fondamentali per portare avanti questo sport) ha l’opportunità di venire convocato in nazionale, se merita. Una ventata di freschezza, un po’ di fiducia, uno stimolo per tutti in un ambiente che purtroppo appare sempre meno stimolante.
Invece, non portando Corradini, nonostante gli ottimi risultati ottenuti da gennaio a oggi, cosa si ottiene? Solo la solita negatività, le polemiche e tutto quanto ne consegue. Perché Michaela Patscheider, Eugenia Boccardi, Alessia De Zolt, Fabrizio Poli e tutti gli altri atleti di quell’Under Up che dà ai giovani Under 23 l’opportunità di andare avanti, anche una volta usciti dai comitati senza far parte di alcun gruppo sportivo, dovrebbero proseguire? Non c’è motivo di farlo, per loro non ci sarà mai spazio a prescindere da eventuali meriti e miglioramenti! E se allora chi merita non ha possibilità di convocazione, perché gli altri dovrebbero avere motivazioni nell’affrontare una gara di Coppa Italia?
Se chi merita non viene convocato, come accaduto a Corradini, allora la Coppa Italia non ha senso di esistere, nemmeno diventa più allenante.
Ma soprattutto si rischia sempre di più di entrare in un loop senza fine, nel quale se un o una atleta non riesce a venire arruolato da giovane, allora non ha alcun motivo di andare avanti nello sci di fondo. In Italia il momento più importante nella carriera di un o una atleta è tra i 17 e i 20 anni, massimo 23, poi non conta più nulla. Si deve dare tutto in quel momento, altrimenti non si hanno possibilità. Poi però non lamentiamoci se sono abituati alla mediocrità, quando fin da giovani insegniamo loro che devono battere gli altri italiani, anziché gli stranieri, che le gare che contano sono quelle nazionali, anziché le competizioni estere.
La mancata convocazione di Stefania Corradini è una grande occasione persa per far sognare gli atleti, per dire loro che c’è spazio se si migliora e si merita, lanciare loro il messaggio di non mollare e crederci, ma anche per stimolare tutto l’ambiente, per alzare il livello, per non far sentire nessuno al sicuro. Adesso qualcuno sarà pronto a rinfacciarci tutto se la trentina dovesse sbagliare le prossime gare di Sappada, oppure gli Italiani di Dobbiaco, ma in realtà la nostra idea non cambierebbe: si è persa una grande occasione. Anche perché dopo aver fatto tanto in questi mesi senza ottenere nulla, Corradini sarebbe anche giustificata se dovesse perdere un po’ di motivazione, e sinceramente già a Lama Mocogno abbiamo notato che non aveva il fuoco che le avevamo visto a Padola in quell’inutile e bellissimo duello olimpico, o almeno così immaginavamo allora, con Elisa Brocard. La speranza è che non lo faccia, anche se dopo non essere nemmeno stata presa in considerazione per una convocazione olimpica (addirittura si è preferito andare con una atleta in meno, lasciando fuori sia lei che Brocard) e per una chiamata in Coppa del Mondo, non deve essere facile fare tutti i sacrifici richiesti a un o una fondista.
Se il sistema è questo e ci va bene, allora non dovremo essere tristi quando vedremo una Coppa Italia con cinque senior, perché il futuro annunciato è questo, visto che di spazio per la Coppa del Mondo e addirittura per l’OPA Cup le competizioni italiane ne danno sempre di meno, anche ad altreti che si allenano con i corpi sportivi. In questa maniera si invita ad abbandonare, anziché a continuare, come bisognerebbe fare. Non vogliamo accusare nessuno, ma per il bene di questo sport, solo invitare a riflettere e magari cambiare idea.