Un capolavoro, l’ennesimo di una carriera straordinaria, indimenticabile. Therese Johaug ha conquistato il terzo oro individuale ai Giochi Olimpici Invernali di Pechino 2022, ai quali la norvegese chiedeva di completare la sua bacheca con l’oro olimpico individuale che le mancava. Ne sono arrivati addirittura tre, a certificare un quadriennio a senso unico. Dal suo rientro, infatti, Johaug non ha fallito alcuna delle gare distance di grandi eventi: tre su tre a Seefeld 2019, tre su tre a Oberstdorf 2021, tre su tre a Pechino 2022. A queste aggiungiamoci anche la vittoria nella 30 km di Falun 2015, precedente allo stop forzato, per arrivare a 10 gare individuali consecutive vinte in occasione dei grandi eventi.
Johaug è stata così la prima donna da Sarajevo 1984 a vincere almeno tre ori individuali nelle gare femminili di sci di fondo all’interno di una singola Olimpiade. Allora l’impresa riuscì a Marja-Liisa Hämäläinen, poi Kirvesniemi, che vinse 5, 10 e 20 km.
Mancava solo il tappeto rosso sul traguardo per la fenomenale norvegese all’arrivo, quando ha esultato per questo immenso oro, arrivato dopo un’autentica prova di forza, spingendo dal primo all’ultimo chilometro, vincendo con distacchi enormi. Alle sue spalle, a 1’43", una fantastica e come sempre generosissima Jessie Diggins, capace di vincere la sua seconda medaglia a Pechino 2022. La statunitense ha confermato di essere una delle migliori specialiste della tecnica libera, salendo sul podio nella gara più breve e in quella più lunga. Devastata all’arrivo, Diggins ha urlato e si è lasciata cadere a terra, fino a essere portata via, sollevata di peso, dai suoi tecnici. Ancora una volta la statunitense ha speso ogni goccia di energia, l’ennesimo esempio di un’atleta capace di dare sempre tutto.
Sul terzo gradino del podio, dopo un drammatico finale Kerttu Niskanen, capace di raggiungere una disperata Ebba Andersson, terza per tutta la gara, ma crollata completamente nel finale, tanto da chiudere ottava dopo essere stata raggiunta a 400 metri dall’arrivo. La finlandese si è presa così il bronzo, con grandissima intelligenza tattica, davanti a una sorprendente Sundling e la russa Sorina, che nel rettilineo finale aveva provato a inseguire Niskanen, per poi venire scavalcata dalla svedese. Sesta piazza per una bravissima Brennan, sempre la più generosa nel gruppo inseguitore, dove ha lavorato per le altre, così come Claudel giunta settima. A posteriori, ma è sempre facile per noi farlo scrivendo su una tastiera anziché essere lì in pista al freddo e al vento, la francese avrebbe potuto forse evitare l’iniziale tentativo di andare via con Johaug, Diggins e Andersson, nel quale ha speso tanto. A completare la top ten Istomina e Pärmäkoski.
Le prime azzurre a tagliare il traguardo sono state le due più giovani, le friulane Cristina Pittin e Martina di Centa, giunte 33ª e 34ª, a nove minuti di distacco. Per loro è stata un’importante esperienza olimpica. Anna Comarella ha concluso 41ª a 11’18" e Caterina Ganz 45ª a 13’25".
Ci teniamo a sottolineare, infine, la 35ª posizione di Charlotte Kalla, che chiude qui la sua carriera olimpica, fatta di 3 ori e 6 argenti. Magnifica!
LA CRONACA
In estate si era parlato tanto di far gareggiare le donne sulle stesse distanze degli uomini. Alla fine, alle Olimpiadi di Pechino, nella gara più lunga, la maratona dello sci di fondo, la competizione femminile è stata addirittura più lunga, dal momento che le donne hanno gareggiato su una reale 30 km, mentre gli uomini avevano corso ieri su 28,4. Alla fine la competizione femminile è stata corsa quindi su una distanza maggiore e in condizioni che visivamente sembravano più dure rispetto a quelle di ieri. Un applauso, quindi, meritano tutte queste guerriere che hanno onorato questo sport, cosa che non hanno potuto fare, come avrebbero invece voluto, gli uomini nella giornata di ieri per la decisione affrettata di dimezzare la distanza della competizione.
La 30 km femminile è partita, come previsto, con un ritmo immediatamente altissimo tenuto da Johaug. Dopo appena cinque minuti di gara, la norvegese è andata all’attacco, creando subito il primo buco. Con Johaug, sono rimaste Ebba Andersson, Delphine Claudel e Jessica Diggins. Nei primi chilometri, il forte vento, spesso contrario, non è stato un grande alleato della norvegese, che in alcuni tratti è stata anche costretta ad aspettare e coprirsi, per poi aumentare il passo ogni volta che la strada iniziava a salire.
Immediato il ritiro di Natalia Nepryaeva. La russa ha capito presto di non essere in gioco per una medaglia e molto probabilmente ha preferito risparmiare energie in vista delle prossime tappe di Coppa del Mondo, dal momento che è la leader della classifica generale. Ennesima dimostrazione del grave errore della FIS di non aver inserito una pausa post olimpica, visto che già il prossimo weekend si gareggerà dall’altra parte del mondo a Lahti.
Già all’ottavo chilometro, sull’ennesima azione in salita di Johaug, si è staccata anche la generosissima Delphine Claudel. Davanti sono così rimaste solo la campionessa norvegese, Andersson e Diggins. Alle spalle delle prime, a 40”, un gruppone di undici atlete.
Dopo nove chilometri, Johaug ha aumentato ulteriormente il proprio passo, riuscendo a staccare anche Diggins e Andersson. La statunitense ha cercato disperatamente di non lasciare andare la norvegese, non vi è riuscita, ma questo tentativo le ha permesso di staccare la svedese. Dopo 10,4 km il vantaggio della norvegese su Diggins è già salito a 16”, Andersson addirittura a 32”8, Claudel a 49” e oltre un minuto le altre, trainate da Brennan, la cui azione è stata generosa. La statunitense è sempre stata davanti al gruppo inseguitore, ha capito presto che nessuna era intenzionata a darle il cambio, allora si è messa in proprio agguantando presto Claudel.
A metà gara il vantaggio di Johaug è arrivato addirittura di 27” su una bravissima Diggins, mentre alle loro spalle Andersson era a 1’15”, pagando la fatica iniziale nel tentativo di inseguire la norvegese, poi proprio Claudel a 1’27” con Brennan e poco dietro un gruppo con Pärmäkoski, Niskanen, Sundling, Sorina, Istomina, Stadlober ed Eiduka.
La statunitense ha smesso di lavorare per le altre, così il gruppetto ha faticato a trovare un accordo e d’improvviso Andersson ha iniziato nuovamente a guadagnare in maniera importante. In tre chilometri, la svedese ha accresciuto il proprio vantaggio di alotri venti secondi sulle inseguitrici, dando anche l’impressione di aver ritrovato energie.
All’ultimo passaggio il vantaggio di Johaug su Diggins è arrivato a 1’09”, poi Andersson a 2’11”, quindi il gruppetto formato da Sundling, Brennan, Niskanen, Sorina, Pärmäkoski, Claudel, Stadlober e Istomina a 2’48”.
Con le prime due posizioni ormai andate, l’interesse per l’ultimo giro è tutto legato al terzo posto, in quanto alle spalle di Andersson, il gruppetto inseguitore è stato trainato da Delphine Claudel, che ha ritrovato le energie iniziali, portando con sé Brennan e Niskanen. La statunitense ha nuovamente preso in mano la situazione, cercando in ogni modo di rosicchiare secondi ad Andersson. Ad approfittarne è stata alla fine Niskanen, molto più fresca nel finale dopo essere stata furba nel far lavorare le altre. La finlandese ha staccato la statunitense e ha aumentato il proprio libero raggiungendo Andersson in un drammatico finale. La svedese è crollata, completamente ferma sugli sci, così Niskanen l’ha superata già prima dell’ultima curva, quando ha dovuto però guardarsi le spalle da un improvviso rientro di Sorina, alla quale è però mancato lo sprint. La finlandese si è così presa in maniera magistrare la medaglia di bronzo, con una gara tatticamente perfetta, mentre alle sue spalle, a sorpresa, Sundling ha scavalcato in volata Sorina. La svedese si è confermata un’atleta molto competitiva su tutti i format di gara, sprint o 30 km che sia. Quindi, Dahlqvist a parte, due delle tre atlete finite sul podio della sprint, hanno poi chiuso nelle prime quattro posizioni oggi.
Ormai, già 2’33" prima, Therese Johaug aveva celebrato la sua vittoria, concedendosi una vera e propria passerella dopo aver preso la bandiera norvegese prima dell’ultima curva, per poi provare a sbandierare non senza difficoltà, a causa del forte vento. All’arrivo si è finalmente lasciata andare all’emozione. Saranno le ultime immagini olimpiche della sua carriera, un finale da lieto fine.
Per quanto riguarda lo sci di fondo italiano, la migliore notizia di giornata è la mancata medaglia dello sci alpino nel team event, che gli permette di restare in testa, pari merito proprio con l’alpino, nella speciale classifica di disciplina più medagliata nella storia delle Olimpiadi Invernali. Un primato diventato a pari merito, salvato da Federico Pellegrino, capace di cogliere ancora la medaglia. Ci aspettiamo qualche intervento concreto da parte della FISI per rilanciare questa splendida disciplina, che pur essendo stata la locomotiva olimpica degli sport invernali per tanti anni, da un paio di cicli olimpici è stata trattata come fosse un rimorchio. Dalle parole, ci aspettiamo si passi ai fatti. Le idee e le soluzioni non mancano, basterebbe ascoltare e lasciare lavorare coloro che le propongono, anziché trovare ogni anno il classico capro espiatorio con cui prendersela. Le Olimpiadi casalinghe rappresentano una occasione che DEVE essere sfruttata, non solo per ottenere successo in Val di Fiemme, ma per ottenere risultati anche negli anni successivi.